Il problema credo stia nel ruolo (totalmente distorto) che la scuola ha assunto negli anni: non è più un luogo di e-ducazione, di cultura, di arte, ma un collocamento indispensabile per famiglie dove gli adulti tutti vanno a lavorare. E anche laddove si riconosca alla scuola un qualche ruolo nello sviluppo della prole, i docenti sono sovente chiamati a operare affinché quei giovani riscattino speranze, delusioni e proiezioni dei genitori, a prescindere da quanto si portino dentro il bozzolo dell’io. Come una volta accadeva per le bottiglie di vetro del latte che si compravano piene restituendo il vuoto, qyeste creature ingombranti vanno riempite da chi è pagato (si pensa!) per farlo. Insomma, hanno la vita segnata e devono stare nella casella che la società ha riservato ai bambini e ai giovani: e questa casella è la scuola.
Ecco perché – virus o non virus – la scuola non può stare chiusa. Perché – fuori da quella casella – non si sa più dove mettere bambini e adolescenti, né di cosa e cone riempirli.