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ippogrifo11
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Mi aggancio al filo delle riflessioni di Tanquilla riprese poi da G_B, per considerare a mia volta che quel codice “costitutivo dell’essere”, del quale la Pragmatica Fondamentale è essa stessa informata e informante, è per noi Miriamici l’ideale a cui tendere attraverso il lavorio di quotidiana revisione di noi stessi al quale ci siamo liberamente votati con la nostra scelta di far parte della Schola. Dunque, per chi è in itinere, e soprattutto ai primi passi come noi siamo, quel codice è tutt’altro che “costitutivo”, rappresentando uno stato di essere per lo più di là da venire e per approssimarci al quale siamo chiamati ripetutamente a un processo di adattamento la cui efficacia dipende in primo luogo dal grado di consapevolezza individuale, acqisito o maturato in ragione del percorso compiuto. Mi spiego.
Nell’avvicendarsi del quotidiano ci interroghiamo se e come il nostro comportamento, e cioè il nostro modo di pensare, parlare e agire, sia o meno rispondente all’etica e all’estetica miriamiche per poi, se e quando ci accorgiamo delle incongruenze o delle sbavature, predisporci alle opportune correzioni. Voglio dire che il nostro tendere a quel codice procede per aggiustamenti successivi che prendono le mosse dalla consapevolezza dei nostri errori o delle nostre mancanze. Certo, via via che procediamo “rettificando”, sempre di meno il nostro manifestarsi è espressione di un preliminare lavorio selettivo e, per contro, sempre di più si propone in modo spontaneo, ossia non come conseguenza di un atto volitivo che parte dalla mente ma come esplicazione naturale della materia del nostro essere. In altri termini, a questo punto e quando una tale condizione risultasse consolidata e persistente,
si sarebbe diventati quel “galantuomo costituzionale” del quale parla il Maestro Kremmerz e che, assai verosimilmente, rappresenta il punto di partenza per ogni realizzazione successiva. Ma, mi domando, basta una vita perché quel codice si faccia carne della nostra csrne e diventi, di fatto, “costitutivo dell’essere”?
Un caro saluto a tutti.

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