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Angelo
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Sul profondo significato della “Rosa”, grazie alla biblioteca messaci a disposizione dalla nostra Scholaed ai nostri Maestri, si trova il testo “Tetralogia Ermenutica sul Grande Arcano della Natura”, che esamina in maniera eccellente l’Opera del sommo Poeta, Dante.
Non dimentihiamo come la “Rosa” viene proprio descritta anche da Dante nella Divina Commedia, testo che meriterebbe di essere studiato e ristudiato in maniera profonda.
A partire dal canto II del Paradiso il Sommo Poeta Dante espone un principio, che poi sarà ancora ripreso, secondo cui nella creazione c’è piena identità fra l’Uno e il molteplice: Dio diffondendo la sua “virtù” o “valor” attraverso il sistema dei cieli di cui gli angeli sono i motori, diventa molteplice, ma è sempre l’Uno, l’unica fonte di pura energia cosmica trasmessa nell’universo.
Nel canto XXIX, quando si avvicina l’ingresso all’Empireo, Beatrice, continuando ad istruire il poeta, riprende la concezione teologica secondo cui la visione intellettuale di Dio, la “prima luce”, concessa alle creature dalla Grazia illuminante, è la vera fonte dell’amore che a sua volta determina la beatitudine in ciascuno dei beati.
Una volta “tornato” a Colui che l’ha creato, il poeta ritrova ora la condizione innocente di un “bambino” (e sul punto ci sarebbe molto da sire) che, ormai libero dalla superbia e dall’arroganza legate ad un falso sapere, è in grado di assistere al sublime trionfo del “verace regno” : il fiume di luce si trasforma in lago e i fiori assumono la forma circolare di un’unica grande rosa.
Ora, finalmente, il pellegrino, sostenuto dalla Grazia, vede quelle figure – che prima gli erano apparse nascoste dietro una maschera, “larve” – come persone vere, festose e felici.
Un abbraccio a Tutti Voi.

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