Riflettevo su ciò che stiamo scrivendo sul silentium, del quale io vedrei la neutralità piuttosto una conditio sine qua non. Se rileggo la parabola di Gesù, egli era in silentium. Avrebbe potuto essere in silentium senza essere neutrale? Non so, forse sto discutendo di lana caprina, ma, cos’è la neutralità? Qui ci sono ragazzini che compongono uccelletti di creta: in questa azione Gesù è neutrale? e i compagni? Nei compagni c’è molta aspettativa, lo si vede dal continuo confronto e vanteria. In Gesù c’è azione e progressione nell’azione: le sue mani si muovono sulla creta modellando apponendo togliendo e ogni atto si calibra sull’atto appena compiuto. C’è rispondenza fra materia e azione, direi fra carne e carne, e direi anche che non c’è ascolto dell’io interiore, perché non c’è separazione degli io. Il risultato avrebbe potuto essere meno eclatante, e lo sarebbe stato se non fosse che, come scrive Mandragola, ‘in un maestro di tale livello c’è un “filo” di coerenza da subito, come si incarna’.