Mi ricollego ad alcuni post di Buteo e mandragola11 su un altro forum perchè credo che le mie riflessioni sull’atteggiamento di alcuni sulla pandemia siano più attinenti a questo thread.
Ho nitidi ricordi, pur avendo avuto 5 anni, del terremoto dell’Irpinia del novembre ’80. I mesi successivi sono stati abbastanza movimentati, tra mia mamma che mi portava in ufficio con lei durante il giorno perchè non c’erano alternative, visto che mio padre lavorava lontano. Infatti dopo Natale sono finito a Roma da mia zia per alcuni mesi, ecc…insomma, la famiglia si è organizzata per gestirmi durante quei mesi in cui vi erano continue scosse di assestamento (fino al secondo grosso terremoto di febbraio 1981).
Nessuno si aspettava che fosse lo Stato a provvedere a tutta una serie di questioni minori, ma i miei genitori si sono organizzati – pur con varie difficoltà – senza che i miei incolpassero il governo, la regione, la protezione civile (allora ancora inesistente), il complotto dei poteri forti. Non c’è sempre un colpevole esterno ad una situazione difficile.
Guardando la tv o leggendo i giornali, sembra che i problemi più urgenti del momento siano (prendendo le prime pagine dei giornali alle 17): in quanti potremo fare il cenone di Natale, quando si va a sciare, quando si riapre la scuola, i test rapidi per i voli Covid-free. Non mi sembra che questa pandemia ci stia rendendo migliori, al contrario credo che il contagio sia avvenuto purtroppo anche sul piano psichico.
Anche io ad agosto ho fatto una vacanza, in Italia, e ho preso l’aereo quindi nemmeno io sono stato molto prudente, però se dovrò fare il Natale da solo (con mio padre che potrebbe doverlo fare da solo giù al paese) non incolperò il governo, la regione, o l’uomo nero per questo. Sarà una decisione prudenziale che accetterò, sebbene non faccia certamente i salti di gioia.
Allo stesso modo, ho potuto vedere con i miei occhi che alcuni dei genitori che vogliono assolutamente mandare i figli a scuola non sono tanto preoccupati della qualità della didattica, quanto di averli a casa. Ovviamente non voglio generalizzare e, non avendo figli, potrei avere una minor sensibilità su questo aspetto.
Anche io sono stanco di vivere in questa situazione ma poi penso a quelli che sono stati nei campi di concentramento, a quelli che morivano in migliaia ogni giorno sulle trincee nel Carso o nella campagna di Russia e constato quanto sia fortunato. Purtroppo viviamo in una società consumistica che si basa sul soddisfacimento immediato di finti bisogni (indotti da messaggi martellanti) e, quando ci tolgono il giochino, cominciamo a fare i capricci invece di apprezzare le tante cose che abbiamo. E anche la morte fa parte della vita, è un fenomeno naturale, anzi è principio di vita nova, ma in una società che l’ha rimossa (vedo sui social tanti “positive vibes only”, che tradotto significa “solo vibrazioni positive”) diventa qualcosa che si ha paura persino di nominare e, se facciamo vincere la paura, noi perdiamo.
Volevo condividere con voi queste riflessioni, scusatemi se sono stato prolisso. Buona serata