Come è possibile ascoltare notizie tanto contrastanti sulla situazione prodotta dal covid? Come è possibile la coesistenza di una duplice realtà: i media del terrore e le passeggiate della gente nelle vie cittadine, come in una qualunque giornata. Come è possibile credere nell’umanità quando si sospettano calpestate la salute e la dignità umana per fini economici?
Racconto le mie esperienze col contagio da covid.
1° – Questa estate il 26 di agosto sono stata a contatto per qualche ora con una donna il cui marito (ho saputo in seguito) lavorava con un positivo. Quando le ho chiesto spiegazioni mi ha detto che il tampone del marito era negativo. Nei giorni seguenti qualcuno mi ha avvisata che si diceva in giro che quel tale marito fosse positivo al covid. Così ho richiamato la donna che me lo ha confermato (il secondo tampone. Il primo era un falso negativo), scusandosi di non avermi avvertita…anche se stava per farlo!!!… Anche lei era in attesa dell’esito del tampone. Positiva anche lei. Così, nonostante non avessi sintomi, avendo frequentato altre persone nel frattempo, ho creduto indispensabile andare a fondo. Ho chiamato il numero verde regionale per il Covid, ho parlato con medici in ospedale, ho raccontato molte volte il fatto… non mi sono fatta fermare dallo scaricabarile, insomma ho lottato con le unghie per accedere ai tamponi. All’epoca non si potevano fare privatamente, solo il test sierologico, ma con tempi di attesa di una mesata. Ero in altra regione senza avervi residenza, non avevo un medico di base, non ero stata segnalata dalla positiva fra i suoi contatti, ma ce l’ho fatta. In tempi brevissimi, dopo l’indagine epidemiologica telefonica della asl, mi hanno fatto a casa il primo tampone e dopo una quindicina di giorni il secondo, sempre a casa. I risultati di entrambi – negativi – sul sito covid della regione pubblicati il giorno seguente. A quel punto ho tirato un sospiro di sollievo, non avevo contagiato nessuno, questa era la mia preoccupazione e la mia mortificazione più grande, ho potuto lasciare quella regione e tornare a casa.
2° – Ho constatato ancora una volta come l’aiuto della Miriam possa aprire le strade in momenti difficili e far sperare nel bene in qualunque situazione, agendo a 360°. Ho accompagnato una persona sofferente in alcuni Pronto Soccorso, rimanendo all’esterno. Il primo, che il giorno dopo ha chiuso per Covid, non è venuto a capo del male. Nel secondo, ove mandavano via chiunque avesse sintomi covid, si è avuta la diagnosi.
E’ necessario un intervento chirurgico e prenotarlo è opera ardua: in nessun ospedale è possibile in tempi brevi, pur essendo urgente, perchè pieni di casi covid. Ho sentito personalmente un medico amico che chiamava i colleghi che gli rispondevano picche. Poi finalmente una clinica privata ma convenzionata fuori città lo ha accettato in tempi ragionevoli, che gli hanno permesso nel contempo di ricevere le prime terapie.
Questo ammalato sta facendo tutto ciò che il suo male prevede di fare, con fiducia perché si sente protetto dalla Miriam, come se una mano amica lo guidasse in un mare in tempesta.