Kremmerz ha lasciato una straordinaria eredità filosofica che ancora oggi incanta: non a caso è zeppa di cloni. Ed è tale la bellezza di ciò che scrive che spesso ci si scorda come tale ‘filosofia’ sia stata dal Maestro stesso tradotta in una ‘pratica’, da cui la Schola.
Ma, anche a cammino cominciato, il fascino dell’Idea è tale e tanto da portare spesso a dimenticare che la parola del Maestro deve farsi carne. (Del resto, lo scriveva Lui stesso nella lettera ai Dodici Supremi Vecchi Maestri: “Quaggiù la parola ha preso la quasi possanza dell’artificio dei giganti; la forma grammaticale, la dialettica, il sermone non lasciano campo all’alta meccanica dell’organismo mentale di concentrarsi fuori il turbinio relativo delle menzogne mascherate di verità”).
E quindi siamo avviluppati in una nuvola di Bellezza ma spesso incapaci di VIVERE quanto ci ha attratto.
Ad esempio, diceva il Maestro che ‘ogni abitudine è una schiavitù’: ma la nostra vita è fatta, costruita, scandita dalle abitudini, e capita che quelle abitudini le chiamiamo ‘libertà’.
Libertà è… mascherina sì o mascherina no? In che misura siamo padroni di decidere? È libertà quella che mi dispensa dall’usare una precauzione (nella quale posso credere o meno, posso avere competenza a valutare o meno) che comunque è nata a tutela altrui?
E diceva il Maestro ‘sii per abitudine temperante’ invitando a utilizzare la nostra facilità alle abitudini per acquisire equilibrio. Tanto difficile è adattarsi a una nuova abitudine per un periodo (ché si sa durerà fino a quando questo benedetto vaccino sarà disponibile, tra un paio di stagioni probabilmente)?
Abbiamo tutti letto quel passo famoso in cui il Maestro scriveva “Una pianta in un prato, un cane che corre nella via che confina e si allontana dal prato sono cose separate apparentemente( …) Noi dimentichiamo che cane e pianta respirano la stessa aria e toccano la stessa terra. Noi stessi che osserviamo tocchiamo la stessa terra e respiriamo la stessa aria e dimentichiamo di essere parte congiunta e continua della visione esteriore”. Ergo, la nostra ‘sperimentazione’ tocca tutti, e ciò maggiormente quando si è parte di una catena: di una Fratellanza.
Ed è così che mi sono trovata a riflettere sulla Schola nella mia vita più che sulla mia vita nella Schola, notando che il ribaltamento dei fattori comporta una prospettiva del tutto diversa.
Nel quotidiano, e nel presente, la temperanza? la Fratellanza?
Per usare un lessico comune “è con i fatti che si vede chi ha i… numeri” (o chi “è” numero?).E ognuno fa i conti con quello.