Il simbolismo ricopre praticamente tutta la nostra vita.
Mi ricordo quando lessi la Divina Commedia alle superiori. Era un bel poema, ma tutto finiva lì (sopratutto di difficile comprensione). Quando si pensa che dietro alle parole di numerosissimi grandi scrittori e poeti vi era un significato nascosto, ci si ritrova in un mondo rivestito di nuove verità.
Riporto, solo per spirito di confronto con tutti Voi, una bellissima rilettura del Purgatorio di Dante, che è certamente una fonte di riflessione su come, il sommo poeta, voleva inoltrare un messaggio importantissimo.
““Per correr migliori acque alza le vele
ormai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sè mar sì crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al cielo diventa degno”.
Inizia così il Purgatorio, la fase alchemica dello albedo, della purificazione, della caduta delle scorie sotto l’effetto del fuoco, in cui è finalmente possibile intraprendere la salita alla montagna che a ogni passo porta al distacco dai valori del piano orizzontale e alla conquista della libertà.
Con Casella, Dante vede quanto leghi la stessa bellezza della terra, con Manfredi scopre l’effetto dei rancori, con Jacopo del Cassero constata come i ricordi possano pietrificare l’anima, con Bordello è la polemica politica a legare. Insomma con i personaggi mano a mano incontrati, Dante scorge i suoi legami interiori da sciogliere per aspirare alla libertà.
All’ingresso un angelo su 3 gradini, ancora contrassegnati dai 3 colori dell’opera alchemica, lo segna sulla fronte come i salvati dal Signore di biblica memoria: sette “P” sono tracciate sulla sua fronte, i sette peccati capitali secondo la critica, comunque sette ostacoli da sciogliere nel processo di purificazione per rendere possibile la visione, l’apertura del terzo occhio, l’accensione del candelabro dai 7 bracci. Solo con il passaggio per le 7 cornici – come i 7 gradini dei misteri mitriaci e massonici – Dante può essere idoneo agli stati superiori dell’essere, alla trasformazione più radicale che lo porterà dal piombo all’argento e quindi all’oro.
Nel ricevere i doni delle sette forze dello Spirito, superando le prove a esse connesse, Dante purifica il suo essere e il suo fardello si alleggerisce preparandosi a una frequenza vibratoria superiore. La scala a sette gradini suggerisce altrettanti livelli d’iniziazione: la guida è ancora Virgilio, perché il suo strumento più elevato è la mente illuminata che lo induce a neutralizzare i legami con il mondo, senza reprimerli, vigilando, osservandoli obiettivamente, come Dante appunto fa con i personaggi che incontra.
Staccarsi dalle abitudini del sangue, dai pregiudizi, dal sentimentalismo oscurante, costituisce la base per quella trasformazione fondamentale che porta l’iniziato a liberare la vera facoltà del pensiero, a realizzare l’iniziazione di Mercurio, del potere del pensiero che porterà alla conoscenza di prima mano, alla vera saggezza. A Mercurio segue Venere, fonte di amore che guida l’iniziato a porsi al servizio di Dio per compassione verso il mondo.
La Gnosi penetrata nel sistema del candidato ai Misteri conquista i santuari della testa e del cuore, ma ora i nuovi potenziali sviluppati devono essere concretizzati al servizio del piano divino, attraverso una forte volontà nella quale si esprima la potenza creatrice, il fiat lux: è l’iniziazione di Giove, il dio del fuoco, del mago che tutto può perché saggio, pieno d’amore e fornito di volontà divina, è il sacerdote che collega le terra al cielo e che ripristina il piano divino. Quando non vi è purificazione e non viene compiuto il giusto procedimento alchemico, si rischia di divenire maghi luciferini che hanno acquisito poteri per accrescere il proprio ego e non per eseguire la volontà di Dio.
Non a caso nella fase dell’albedo gli alchimisti pongono la prova del drago, dell’anima liberata dal corpo che si trova ad affrontare una forza tremenda pronta a destarsi per prendere il sopravvento e imprigionare l’anima, se l’attenzione dell’iniziato si indebolisce, soggiogata dagli antichi legami: il rischio di tale fase è di perdersi nell’ingannevole mondo tenebroso, nel divenire operatori dell’occulto, al servizio di Lucifero.
Il processo continua il suo sviluppo sotto l’effetto del fuoco dello Spirito: ora è Saturno, responsabile del processo di cristallizzazione della struttura fisica, a essere dominato per lasciare il posto al nuovo Saturno che, dopo aver eliminato con la falce gli impeti passionali della vita inferiore, le forze della personalità dialettica, segna il passaggio tra una vecchia e una nuova dimensione. Dal nuovo Saturno, nascerà l’uomo celeste. Aperta la porta di Saturno al limite della dimensione dialettica, l’uomo divino inizia a manifestarsi e diviene esso stesso sorgente d’amore, di un amore impersonale che abbraccia l’intera umanità.
Nel Purgatorio, dunque, l’iniziato domina gli aspetti inferiori dei pianeti, per consentire a quelli superiori di manifestarsi, al fine di conseguire il Paradiso. Alla settima cornice Dante attraversa un cerchio di fuoco (in greco pur), estrema prova di purificazione possibile solo per chi ha già compiuto un graduale, consapevole processo di liberazione dell’anima dai legami della materia. L’iniziato è pronto per la Gnosi: “…tra Beatrice e te è questo muro”, dice Virgilio.
Con il supremo sforzo di volontà, spinto dal desiderio del divino, Dante realizza l’albedo, l’opera al bianco: “Non aspettar mio dir più nè mio cenno: libero, dritto e sano è il tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch’io te sovra te corono e mitrio”. La creatura già in balia del karma e di autorità esteriori, diviene rex pontifex, Cavaliere Kadosh che riunisce in sé corona e mitra, potere temporale e spirituale, per cui è libero e finalmente responsabile, capace di ascoltare la saggezza che può acquisire solo l’anima, non più condizionata dai legami della materia, grazie alla luce divina che non incontra più ostacoli nell’inondare l’intero essere trasformato.
Ora Dante incontra Beatrice, di cui darà la definizione nel VII canto del Paradiso: “… il santo rivo ch’esce da fonte onde ogni Ver deriva”. È la Gnosi, l’intelligenza dei trovatori, la donna, la sapienza divina, la luce di Dio, la Grazia. Il viaggio per il Purgatorio è concluso e l’iniziato è “…rifatto sì come piante novelle rinnovellate di novella fronda, puro e disposto a salir alle stele”. “Novelle, rinnovellate, novella”, una triplice esaltata sottolineatura dell’Uomo Nuovo che è nato dalla vecchia natura, ormai nel fondo dello athanor.
“Nel ciel che più della sua luce prende fu’ io…”, qui Dante si sente trascendere i limiti della condizione umana e s’innalza attraverso la sfera del fuoco. L’iniziato oltrepassa la natura umana, è rinato nella luce nella quale fissa lo sguardo: la trasfigurazione è compiuta e, non a caso, il poeta passa nel cielo della luna, simbolo alchemico della fase al bianco.
In questo passaggio l’iniziato richiama l’attenzione di chi è in grado di comprendere il suo discorso:
“O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi di ascoltar, seguìti
dietro al mio legno che cantando varca,
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, chè, forse,
perdendo me, rimarreste smarriti”.”.
Un caro abbraccio a tutti Voi.