Rispondi a: LA PANDEMIA DA CORONAVIRUS TRA DATI OGGETTIVI E OPINIONI SOGGETTIVE

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wiwa70
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Ciao a tutti! Le ultime sul modo di individuare il Covid e prevenire precocemente la sua diffusione, è uno studio del Mit di Boston dell’Università di Harvard, sui marcatori vocali, poiché pare che l’infezione lasci tracce nella voce e nel modo di parlare anche in persone asintomatiche. Infatti la tesi è che alcune malattie tra cui la Sla e il Parkinson influenzino il modo di parlare, agendo sui muscoli del sistema respiratorio e sulla capacità di articolazione dei suoni. Questo è stato possibile utilizzando appositi algoritmi con l’inserimento di alcuni parametri come volume, stabilità, risonanza della voce e intonazione, ciascuno indice della funzionalità di un certo tratto del sistema respiratorio e dell’apparato vocale. La tesi è che l’infezione da Covid lasci traccia nel parlare, rendendo il parlato, meno complesso a causa di una distonia tra movimenti respiratori e quelli della laringe. La sfida dei ricercatori è quella di eliminare potenziali fattori confondenti che potrebbero alterare i risultati ,come ad es. le condizioni di registrazione, lo stato emotivo delle persone(!) o la concomitanza di altre patologie. Detta così, quest’ultima parte, è suonata un po’ distonica anche a me ! Questa notizia mi ha spinto ad andare a cercare il significato di algoritmo e la sua funzione, poiché ammetto di non saperne praticamente nulla, e per il principio che è meglio avere cognizione di causa su tutto ciò che adoperiamo e che ci amministra la vita in silenzio, riporto ciò che mi ha colpito:1)le prime nozioni di algoritmo si trovano in documenti risalenti al XVII sec. a.C., conosciuti come i papiri di Ahmes, contenenti una collezione di problemi con relativa soluzione, con l’uso della moltiplicazione, che lo scrittore dichiara di aver copiato da altri papiri anteriori di 12 secoli e il suo nome è dovuto al matematico persiano al-Khwarizmi, autore di “Regole di ripristino e riduzione”2)la definizione è quella di un procedimento calcolatorio o sequenza ordinata e finita di passi elementari che porta ad un determinato risultato in un tempo finito. Esso per essere utilizzato da un computer necessita di alcuni aspetti fondamentali : i passaggi devono essere elementari, ovvero non ulteriormente scomponibili; devono essere interpretabili in modo diretto, univoco e non ambiguo dall’esecutore umano o artificiale; i passaggi devono essere un numero finito così come finiti i dati in ingresso e terminare in un tempo finito, portando ad un risultato univoco. Per intenderci con un esempio concreto: il dato “rompere le uova” può considerarsi un passaggio elementare adatto per un algoritmo ; al contrario “aggiungere sale quanto basta” è ambiguo(e pensare che quest’ultima è sempre stata la mia parte preferita nella preparazione delle ricette!!!) e per ovviare a questo problema, hanno inventato la modalità ‘modulare’ per risolvere specifici sotto-problemi, organizzandola gerarchicamente….mi fermo qui perchè sono già esausta! Sicuramente necessari questi algoritmi, soprattutto se ci aiuteranno a riconoscere e combattere il virus, ma un po’ noiosi e poco fantasiosi! Nessuno spazio alla sorpresa e/o ad alcuna sfumatura di sorta! Qualcuno ha detto che la differenza tra un’intelligenza umana e quella artificiale è la capacità immaginativa(evviva!!); d’altra parte i meccanismi utilizzati per far funzionare i mezzi tecnologici, sembrerebbero agli antipodi con quelli della natura vivente di cui siamo fatti…ma non sarà che a furia di impiegare certe modalità unilateralmente “univoche” e “finite”, per dirlo con la lingua degli algoritmi, finiremo per identificarci in esse, dimenticando la nostra Umanità,col rischio di scambiare il mezzo con il fine??!! Mi rendo conto che dalla Pandemia sono finita a parlare d’altro….un caro saluto a tutti

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