Si, è proprio così, di fronte ad un evento doloroso/traumatico la prima reazione è la negazione, poi avviene la ricerca di un medico/rimedio, che sicuramente esiste e che può risolvere il problema, poi c’è la depressione e solo dopo, a vari livelli, l’accettazione e, da qui in poi, inizia il percorso, quello vero, che porta i suoi frutti concreti.
Mi chiedo se per noi miriamici sia proprio così. Non voglio dire che siamo marziani… però qualcosa di diverso ci deve essere. Per esempio un atteggiamento più pragmatico e meno fatalista, sicuramente! La consapevolezza che il nostro corpo non essendo eterno può andare incontro a un certo deterioramento, la consapevolezza che il Mondo non ruota attorno a noi e che però quell’atomo che siamo ha la sua enorme importanza, se ben tenuto, e ben “lavorato”.
E la certezza che nel momento in cui, individuata la causa del male, iniziamo un percorso, e che da quel momento iniziamo a guarire, e che a volte non basta una vita. Sarebbe bello se qualcuno di voi volesse raccontare una esperienza in questo senso.