Forse la scala di anima critica si potrebbe applicare anche alla memoria e ai ricordi che ne derivano: memories, come dicono gli inglesi.
Così facendo salveremmo probabilmente pochi istanti come davvero necessari e pochissimi quali indispensabili. Tutto il resto della vita potrebbe essere un mero accessorio, un orpello inutile di emozioni altalenanti messe insieme come altrettanto inutili ‘n’ pasti al giorno.
Molto opportunamente c’è la morte a scremare le cianfrusaglie: signora temibile ma inevitabile, questa sorella dà una mano a creare vita nuova.
E di fatto non c’è vita nuova senza che qualcosa muoia: un’illusione, un’abitudine, un affetto, um’idea.
Chi di noi non l’ha provato?
Poi, può essere, anche a morire ci si abitua e la scala delle priorità – appunto! – cambia.
Se il valore delle cose emerge dal loro contrario, questo lockdown ci ha ricordato il valore della vita.
Qui e adesso.