Rispondi a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM

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Alef2006
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mi riaggancio, con un po’ di ritardo, ad alcuni post di Tanaquilla e Gelsomino sulle mutate condizioni di vita di questo lungo periodo di distanziamento sociale. Mi rendo conto che in molti avranno potuto sperimentare un maggiore contatto con il proprio Io grazie al distanziamento sociale ed avranno goduto di un nuovo punto di vista su ciò che è realmente importante per la nostra esistenza. Tuttavia, in molti altri casi, la necessità di lavorare in smart working ha completamente liquefatto le nostre esistenze: prima del Covid le nostre giornate avevano una struttura ed un ordine all’interno dei quali erano allocati diversi tipi di attività. Oggi, ogni singolo istante è potenzialmente uguale al precedente, e chi lavora da casa si ritrova assorbito in un multi-verso telematico all’interno del quale deve trovare il proprio assetto mentre partecipa a tantissime riunioni online, affronta le contingenze della quotidianità domestica e si fa carico di piccole e grandi responsabilità. Noi miriamici abbiamo la grande fortuna di poterci agganciare al Centro per orientarci in questa nuova realtà iper-dimensionale e tuttavia non è semplicissimo tenere testa a queste nuove condizioni alienanti in cui ogni singolo istante raccoglie un’intera giornata. Non so quali possano essere sul lungo periodo le ripercussioni psico-fisiche di questa nuova realtà dove tutto è vicino e tutto è lontano allo stesso tempo e si ha l’illusione di essere ovunque senza essere in alcun luogo: in queste condizioni il distanziamento sociale rischia di allontanarci anche da noi stessi…

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