Rispondi a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM

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Buteo
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Nelle immagini del video postato da Guglielmo Tell il 7 maggio, c’è qualcosa di conosciuto ma non più compreso. Sono segni antichi che si affacciano all’artista che li compone seguendo forse un inconsapevole impulso interiore. Sono spirali vortici cerchi concentrici raggi girandole lune stelle-fiore stelle… elementi della nostra tradizione. Parlano un linguaggio antico, che i nostri avi lasciarono impresso su rocce e disposto in pietre, e ripeterono poi nei santuari e sulle case. E come quelli nascevano dalla terra, qui ora dalla sabbia si espandono al cielo al sole all’aria all’acqua al vento alle onde alla luna alle stelle… La loro transitorietà è divenire, si compongono e si distruggono per ricostituirsi in forme e colori che evocano cose che non sappiamo più ricordare… in un continuo nascere e morire. E più la forma è semplice, più fluisce e affascina, tanto più libera è da sovra-strutture, tanto più è pura e segue il movimento della vita. Così se le composizioni più complesse possono farsi ammirare per difficoltà di elaborazione e precisione, è nella loro scomposizione e riduzione alle forme semplici che si manifesta il linguaggio vero, anche se non compreso…
E l’artista che si raccoglie in feto, come vede Macrobio, all’interno dei cerchi raggiati e concentrici esplicita la mandorla mistica o cerchio in cui schiere di artisti medioevali involsero il Creatore, dipingendolo su più e più pareti e volte nelle chiese.

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