Rispondi a: LA PANDEMIA DA CORONAVIRUS TRA DATI OGGETTIVI E OPINIONI SOGGETTIVE

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Buteo
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A oltre due mesi dal primo caso di Covid-19, appare quasi scontato che gravità e decessi siano a carico di anziani e grandi anziani o di chi abbia patologie ‘pregresse’. Ciò che a oggi sappiamo è che l’infezione da SARS CoV-2 nell’80% dei casi ha evoluzione benigna e che il rimanente 20% interessa soprattutto queste categorie, ma non solo.
Peculiarità dei bambini sembra un’evoluzione mite, con scarso coinvolgimento polmonare. Tuttavia nel bergamasco, dal 21 marzo a oggi, si contano 20 casi di Sindrome di Kawasaki, tante quante usualmente se ne contano in 3 anni. Si registrano casi al Gaslini di Genova e negli ospedali milanesi, in Spagna, Portogallo e Gran Bretagna. La Cina invece non ne aveva segnalati. La S. di Kawasaki è rara e ubiquitaria, anche se più frequente fra i bambini di origine giapponese. Nell’80% colpisce bambini di età inferiore ai 5 anni, mentre è rara tra adolescenti, adulti e lattanti fino ai 4 mesi. Di eziologia sconosciuta, s’ipotizza un’infezione o una risposta immunologica anomala a un’infezione, o una malattia autoimmune. Era stata segnalata in passato la sospetta relazione con infezioni da altri coronavirus. I sintomi più comuni sono febbre elevata, congiuntivite, lesioni a labbra e mucosa orale, arrossamento palmare e plantare, eruzioni cutanee e artriti. Responsabile è un processo infiammatorio che coinvolge arterie di piccolo e medio calibro e la complicanza più temibile è l’interessamento delle coronarie, con possibile danno al miocardio. I casi segnalati nell’attuale epidemia si sono manifestati spesso con sintomatologia incompleta, con forma infiammatoria grave, ma con ottima risposta alla terapia e risoluzione in 4-5 giorni. Pur appartenendo a famiglie con malati di Covid-19, solo alcuni bambini sono positivi al coronavirus.
In queste settimane vediamo come il virus si diffonda nelle comunità: residenze per anziani e ospedali. Se consideriamo che la prima iniziativa assunta da pressoché tutti gli Stati sia stata la chiusura delle scuole, possiamo anche ipotizzare che questa misura abbia salvaguardato la diffusione della malattia fra i bambini. Sapevamo che anch’essi sono suscettibili all’infezione e che si contagiano all’interno delle famiglie, proprio perché trattenuti nell’ambito domestico. Ora che si avvia la fase 2, se i bambini ritornassero a frequentarsi e a giocare liberamente fra loro, si può ipotizzare che diventino non solo i possibili vettori di infezione per genitori e nonni, ma che si ammalino anch’essi e in forma potenzialmente grave. E ancor di più se si attuasse il loro reinserimento nelle comunità quali asili, scuole, centri estivi. La convivenza in ambiente chiuso, ma anche i giochi all’aperto, che per bambini e ragazzi comportano inevitabili continui contatti ravvicinati, sono indubbie fonti di contagio.
C’è richiesta generalizzata di riapertura e malcontento perché asili e scuole rimarranno ancora chiusi. Non siamo in grado di prevedere lo scenario in caso di riapertura. Ritengo che l’osservazione di forme gravi anche nell’infanzia debbano indurre alla prudenza e che i genitori siano informati della possibilità che i bambini non solo si ammalino di Covid-19, ma presentino forme gravi, similmente agli adulti.

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