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garrulo1
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Non posso che condividere quanto affermato da Gelsomino. Un lento ma progressivo lavorio di setaccio operato sempre a fatica su se stessi, porta mi pare pian piano a rovesciare il paradigma di partenza: la realtà si comincia a guardarla (fin dove possibile, per quanto possibile) dall’interno, resettando progressivamente le sovrastrutture (le maschere di questo periodo…..) acquisite nel corso del tempo, non cambiando tanto le cose, ma dissipando la percezione delle cose stesse. Parto da un banale esempio: una situazione conflittuale sul lavoro o in altre aree della vita ordinaria, se anziché concentrare l’attenzione su cosa non va dell’altro, tento di osservare cosa non è andato di me stesso, magari il dissidio da gestire è più semplice e naturale del previsto. Io stesso anni fa, parecchi per fortuna, ritenevo la gelosia un normale impulso vitale, legato per lo più a ragioni biologiche inconsce, di naturale tutela del proprio patrimonio genetico. Comincio una volta di più a comprendere, vivendola giorno per giorno, una massima del Maestro Kremmerz che definì la gelosia “condensazione dell’egoismo in amore”. La massima è sempre la stessa, è la nostra percezione che cambia, ma ripeto, va scoperta ….. solo vivendo, come in quella famosissima canzone, molto conosciuta da chi (come me) è diversamente giovane!!!!!
Un caro saluto ai naviganti con l’augurio di una buona giornata

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