In fondo “i nodi e le sovrastrutture” di ognuno non sono poi così diversi da quelli degli altri, anche se assumono forme e fogge apparentemente differenti, e ognuno – forse in qualche momento della sua vita – si sente unico nel suo problema. Decla giustamente scrive che la Schola non uniforma né appiattisce perché non è di ordine religioso. Quindi per ognuno il I passo è riuscire a riconoscere i propri nodi che di solito si nascondono e si camuffano ben bene, spesso e volentieri facendoci credere ciò che non siamo. L’aiuto della pratica e della Schola è determinante.
Il “Nosce Te Ipsum” sembra avere un moto elicoidale: si gira su se stessi a livelli sempre più profondi.