Cara m_rosa, grazie, la vocazione a cui mi riferivo è legata al lavoro, per portare avanti quello che per me ha davvero senso (come professione), spesso mi ritrovo in difficoltà varie e piccole crisi, di fronte alle quali è spesso facile pensare di aver scelto una strada troppo difficile e tortuosa, e che spesso allontana dai propri cari e ci fa sentire un pò soli.
Questo senso di solitudine e la forza per procedere avanti in ciò che si è scelto come attività nel mondo (lavorativo), viene sostenuto dal percorso miriamico, che anch’io considero l’unica via possibile, devo dire da questo punto di vista le difficoltà le ho sentite sempre come alleate, nella mia piccola esperienza di percorso, anzi è una continua scoperta e gioia. Tornando al post precedente, in pratica ciò che mi succede di sperimentare è, molto concretamente, questo: interagendo col mondo, in società, ciò che mi torna da questa necessità di scambio è in realtà un sentirmi solo e un chiudermi in me. Qui in questo luogo virtuale invece trovo voci che mi fanno riflettere, mi aiutano ad evolvere in meglio, è essere in una Famiglia autentica. Ma per sostenere le scelte (di vita, di lavoro) di cui sopra, è assolutamente necessario interagire col mondo. Ecco questo vorrei capire, se secondo voi l’atteggiamento del mimetizzarsi e lasciare i propri pensieri chiusi in se, sia preferibile ad una neutralità che spesso genera distanze non desiderate tra se e gli altri. Perché aprirmi in modo sincero mi viene difficile, (qui penso a tutta l’opera completa di Luigi Pirandello). Per concludere, questo dubbio è causa delle crisi e di tutte le difficoltà che incontro, secondo me. Gli ideali che abbracciamo, suggeriscono un camuffarsi per no farsi travolgere dalla corrente, giusto? Scusate se uso questo spazio, per cose che possono sembrare esclusivamente private, in realtà è un punto secondo me importante proprio per l’attivarsi nel mondo. come farlo. Buona giornata a tutti