Condivido l’osservazione di Ippogrifo11 quando parla di “tendenza innata della vita a difendere se stessa e la propria capacità di riprodursi, indipendentemente dalla direzione in cui questo avviene”.
Lo vediamo in qualsiasi cellula, conformemente alla propria specializzazione. Negli organismi, semplici o complessi, ogni cellula contribuisce con la propria attività al funzionamento dell’organo e, quindi, all’esistenza dell’organismo di cui è parte integrante e dal quale riceve a sua volta ciò che le occorre per mantenere se stessa viva.
Quando un evento causa l’alterazione di una o più strutture o quando difettino le sostanze necessarie al suo funzionamento, la cellula, se riesce, prende dall’ambiente in cui è immersa ciò che possa confarsi alle mutate necessità. Non è una scelta consapevole, è un espediente intelligente cui ricorre per mantenersi attiva, cioè in vita. È verosimile che, proprio grazie a questa capacità adattativa e intelligente della materia, la vita abbia avuto inizio e continui a evolversi nelle sue infinite forme che vediamo sulla Terra.
Se la cellula fosse consapevole, attuerebbe (ove possibile) quelle strategie che consentano la sopravvivenza sua e quella dell’organismo che la contiene. Può invece succedere che le nuove competenze e capacità replicative della cellula vengano a collidere con la condizione di sanità dell’organo di cui è parte, generando malattia, se non exitus dell’organismo e quindi della stessa cellula. Morte che, sappiamo, lungi dall’essere morte della materia, è invece ‘principio di vita nova’.
Ai ‘fini’ della vita in sé, appare indifferente quali pieghe prendano le attività delle varie cellule. Non così per un organismo individuato, quale il nostro, che soffre e perisce. Ippogrifo11 ci invita quindi ad attivarci per conservare o riacquisire la sanità di ogni nostra cellula. E nel farlo ci propone immagini in cui è sottesa un’implicita analogia fra la cellula e la nostra personalità umana, là dove parla di vita “confinata nell’ambito della stessa cellula, avulsa cioè dalla sintesi vitale e unitaria” di perdita “dell’equilibrio e della finalizzazione insita nel principio vitale dell’organismo di appartenenza” di ripristino del “principio ordinatore e funzionale che tiene insieme, compenetrandole, tutte le cellule dell’organismo”. Organismo nel quale ogni cellula è un uomo.