A proposito dell’osservazione di Tanaquilla sulle varianti alle abitudini dei gabbiani. Qui il problema ha sempre lo stesso punto di partenza: l’intervento dell’uomo sull’ambiente. Negli ultimi 50 anni in particolare, ma anche prima, con il progressivo incedere del consumismo a tutto tondo, sono aumentati i bisogni se vogliamo artificiali degli esseri umani, e questo vale in primis per il cibo, ma anche per i dispositivi tecnologici sempre più sofisticati nel tempo, per i mezzi di trasporto con annessi dispositivi, con gli allestimenti nelle case dentro e fuori e via di questo passo. Sono quindi aumentate a dismisura le discariche, perché da qualche parte i residui delle attività e degli alimenti andavano e vanno stoccati, e come accade in natura, anche le specie in subordine nella scala zoografica si sono adeguate, e il comune denominatore è che, sono esplose le specie omnivore, tanto per l’avifauna che nei mammiferi, tra l’altro a discapito di altre famiglie più specializzate per loro natura e magari a loro volta subordinate. Così vediamo il proliferare dei gabbiani anche dentro Città lontane dal mare, Torino ne conta a migliaia, dei corvidi quali cornacchie e gazze, ma anche di aironi in particolare i cinerini e a momenti di cicogne di passaggio ma con lunghe soste nei dintorni delle discariche. Stessa cosa vale per volpi, cinghiali e tassi, questi ultimi però più schivi degli altri e comunque meno numerosi. Poi ci sono le varie famiglie di ratti e così via. Oltre ai danni alle colture, vi è un dato che va analizzato attentamente: prendiamo ad esempio gabbiani e soprattutto corvidi: sono specie sociali molto intelligenti per il loro status, entrambi, specialmente i corvidi, si cibano anche di uova e nidiacei. Risultato: i fringillidi che essendo subordinati nella scala animale dovrebbero essere in numero decisamente maggiore, sono invece in esigua minoranza, perché predati sistematicamente. Uno degli esempi più belli dell’armonia di colori in natura, dipinti geneticamente nel cardellino, ebbene ho notato una fortissima diminuzione di questi fringillidi in area urbana torinese. Durante i numerosi viaggi in Umbria, passando ovviamente dalla Toscana, ho notato negli anni, con stupore dapprima, che da un certo punto in poi del territorio toscano, i cardellini aumentano molto di numero. Con il tempo ho compreso la motivazione: la presenza di moltissimi cipressi, dove questa ed altre specie vanno a nidificare, e che per la loro folta conformazione rendono in pratica impossibile l’accesso attraverso la vegetazione a cornacchie o gazze. Stessa cosa vale per l’Umbria, paesaggio praticamente simile alla Toscana. Inoltre, le specie sociali citate, tendono ad avvicinarsi molto all’uomo comprendendone le abitudini, e quindi vediamo i gabbiani fuori dalle pescherie, le cornacchie nei giardini, i piccioni urbani (non assolutamente i colombacci) che entrano in bar o tavole calde, ma alla fine della “fiera”, tutti loro non hanno alcuna colpa.
Un caro saluto ed una buona serata