Quanto scritto da Tanaquilla in merito alle tradizioni popolari mi ha ricordato la sinossi di un testo che mi ha molto colpito dell’autrice Michela Murgia e che mi sono ripromessa di comprare attratta dal contenuto. Si chiama “Accabadora” e riporta la descrizione di una figura tanto comune quanto millenaria (pare…) in Sardegna, portatrice di vita e di morte poiché da un canto levatrice ma – appunto – dall’altro ‘accabadora’, cioè strumento di morte pietosa qualora non vi sia più nulla da fare per lenire le sofferenze del moribondo.
Va anche detto che questa figura risalta in modo particolare sullo sfondo della cronaca odierna in cui molto si va parlando di vita e di morte e del diritto all’una e/o all’altra. Mi sono riproposta quindi di approfondire la conoscenza di “Tzia Bonaria Urrai che cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture”. Questa Accabadora intrigante mi pare rifletta una concezione primigenia della Natura quasi in uno con i suoi ritmi e i suoi cicli e con un sentimento arcaico verso la funzione del femminino.
Bah, vedremo. Cercherò di procurarmi il libro.
A tutti, buon pomeriggio!