Rispondi a: Il cibo filtrato dai 5 sensi e… sublimato dal sesto senso

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kridom
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Mercurius3 fa notare che siamo ciò che mangiamo e non potrebbe essere altrimenti visto che il cibo consente di costruire il nostro corpo, di svilupparlo e di manutenerlo nel tempo. Mi vorrei concentrare in particolare su come il cibo ci può curare portando una mia personale esperienza. Da un pò di tempo soffro di stipsi, non ho nessun problema specifico individuabile da ecografie dell’addome o da colonscopie o analisi del sangue. La medicina ufficiale ad eccezione di farmaci che aiutano l’intestino a lavorare meglio, non sembra offrire particolari aiuti. Allora, oltre ai vari strumenti che la Schola mette a disposizione di tutti noi ammalati, mi sono voluto concentrare a sperimentare i cibi che mi possono aiutare da quelli che non mi fanno alcun effetto. Così ho scoperto che, ad esempio, le pere o le verdure cotte o lo yogurth non mi fanno alcun effetto mentre le lenticchie e le spezie si. Per cui ho cominciato a preparare ogni tanto un piatto indiano/cingalese che si chiama dahl (o dal o daal) che è fatto da un tipo di curry composto da un trito di cannella, chiodi di garofano, curcuma, semi di finocchio, ecc…con cui cuocio le lenticchie rosse. Tra l’altro noto che mi piace moltissimo il sapore speziato. Questo mi porta anche a pensare che ci possa essere una connessione tra ciò che ci piace e ciò che ci fa bene e che tale connessione sia maggiore quanto meno siano sovrastrutture di cui siamo prigionieri. Nel senso che per chi è un uno stato di maggiore evoluzione, oltre ad una generale temperanza, ipotizzo che vi possa essere una maggior rispondenza tra necessità del proprio corpo e cose mangiate (sempre con piacere nel mangiarle), mentre se ad una persona – ad esempio – piace tanto il dolce forse è per carenza di affetto o necessità di gratificazione (secondo la vulgata comune) ma non perchè il corpo abbia generalmente bisogno di tante cose dolci.
Come dice anche mercuriale2011, forse più che andare dietro alle mode del momento in fatto di cibi, converrebbe ascoltare il proprio corpo e provare a sentire il messaggio che ci comunica, invece di caricarci altre sovrastrutture addosso oltre a quelle che già abbiamo. Anche in questo si ritorna al famoso detto “conosci te stesso”, perchè se conosciamo ciò che ci migliora anche il cibo può essere una importante medicina e veicolo di salute e di bene.
Un’ultimo pensiero, in questo particolare periodo dell’anno, che mi sento di condividere con voi consiste nelle occasioni che la vita ci offre per cominciare a smontare qualche sovrastruttura inutile. Ne avrò perse tantissime, ma se poche volte sono riuscito a diventare consapevole che mi si presentava un’occasione e ho avuto il coraggio di prenderne spunto per cambiare qualcosa, ne ho tratto un giovamento molto superiore ai “sacrifici” fatti per le prime resistenze e le relative sofferenze. E anche la stipsi può essere un’occasione utile per conoscersi e mettere qualcosa in discussione!
Un abbraccio a tutti voi

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