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anima critica
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Mi è difficile accettare l’idea esposta da Sal, ammesso di aver compreso quello che intende dire, che da qualche parte vi sia un copione già scritto, che vi sia chi quel copione l’abbia scritto a priori e che addirittura assegni le parti. Se così fosse, la vita tutta – tragedia, commedia, dramma o farsa grottesca che sia – diventerebbe un inutile susseguirsi di quadretti scenici e i ruoli, regista, attore o semplice comparsa, si ridurrebbero a recitazioni prive di significati concreti. Voglio davvero sperare che non sia così; io preferisco pensare che ciascuno può diventare regista e attore consapevole della propria vita, su questo pianeta e in questo sistema solare. A proposito, la fantascienza mi sa tanto di evasione e ho il sospetto che sia portato a evadere chi è o si sente prigioniero. Personalmente, preferisco stare agganciato al concreto e al concreto dell’esperienza quotidiana, dove c’è già da pensare alle tante maschere che indossiamo per abitudine o per necessità. Ecco, forse liberarsi dalla schiavitù della necessità sarebbe un risultato niente male.
Caro Diogenonn, sono proprio ai primi passi e non ho ancora nulla da raccontare; devo però dire che l’impostazione degli argomenti mi intriga e sto imparando ad apprezzarne il senso pratico. Mi ha colpito molto il passo che trascrivo: «La Schola Italica rifugge dalle filosofie parolaie, dalle critiche sterili e incentiva una ricerca laica e disincantata che predispone alla sperimentazione». In questo mi riconosco e mi sta bene così. Un saluto a tutti.

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