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Sal
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Credo che il primo passo sia rendersi conto che siamo in un teatro e che poi solo allora si arrivi a concepire l’esistenza del due aspetti: il palcoscenico – appunto – e le quinte.
Infatti, il ‘dietro le quinte’ presuppone la consapevolezza che c’è un luogo dove lo spettacolo viene organizzato, dove si scelgono i costumi a seconda della bisogna, e dove si approntano le maschere in funzione dell’effetto che si vuole sortire sul pubblico. È lì, nel luogo di regìa che si dispongono l’inizio o la fine, in misura tanto più volontaria quanto più si è divenuti padroni delle tecniche di rappresentazione e delle esigenze dell’uditorio cui è diretta.
Ecco allora che proprio là dove si crea l’intento e dove l’intelligenza lo raccorda al target da raggiungere, là fluisce la Tradizione Iniziatica. Così, se è vero che tutti recitiamo una parte, solo gli attori imparano a farlo a volontà e nel modo migliore, curando la posa, la voce, la mimica. E quando l’attore è diventato bravo, per un verso il ruolo se lo sceglie, per l’altro – e come è giusto – gli viene assegnato dai Chi ha fatto da levatrice per la coltivazione dello specifico talento. Comunque è ovvio che i bravi attori siano sempre meno preda degli spettacoli che attraversano.
Così è pure per la carne che rifiorisce sullo scheletro di un nuovo essere e che riveste combinazioni diverse di memorie antiche (DNA in riproposizione e chissà quanto altro risorge per imparare e migliorare!).
Un’ultima riflessione. Pare che anticamente i mesi di gennaio e febbraio fossero considerati come ‘fuori’ dal resto dell’anno, e assimilati ai fabbri che vivevano fuori le mura della città. E proprio in tali mesi si colloca il Carnevale che si dice derivi etimologicamente dal ‘levare la carne’.
Noto quindi che il periodo coincide con la prima ascesa del Sole il quale, tuttavia, ancora infante, non riesce a colmare il giorno tanto da fargli superare la durata della notte, benché tutto l’inverno sia significato da una tensione crescente della Luce verso l’alto. Germoglio sotto terra, embrione di nuova vita, l’individualità che sarà nuova persona non può essere ciò che è stato il frutto genitore: deve essere altro e oltre. E per farlo deve spogliarsi di ciò che fu. Nondimeno ogni embrione e ogni germoglio trattengono e attingono a una sintesi vitale che funge da nutrimento.
Beato CHI, dopo tanto lavoro e tanta fatica, da spettatore e attore è passato a essere regista, magari scoprendo che esiste un calendario degli spettacoli in ogni luogo del sistema solare e forse dell’universo. E che anche come Regista è soggetto all’eco della Dea, Natura Mater, che incessantemente presiede alle forme a venire.
Credo che occorra riflettere sul fatto che, secondo la Tradizione, l’Eco della DEA vive nel mondo…

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