G.Kremmerz quando diceva” che per capire una cosa bisogna diventare quella cosa”
In effetti, questo fa comprendere come… l’Essere non dipenda dal Fare e la pratica della Legge non sia sufficiente per fare Santi… Permette però di prendere coscienza delle cose – assumendole in sé – e cercarne il significato, non tanto realizzativo inteso in termini materialistici, quanto identificativo nella sua stessa essenza e nella gratuità di ciò che viene emanato incondizionatamente da sé.
Quando osservo un fiore, riscopro una parte separata o emanata – apparentemente distaccata – di me, che ha preso forma e sostanza nella materia riscontrabile esternamente da me, percepibile a diversi livelli e piani dell’esistenza, quindi dell’essere.
Credo però che, l’unità fra tutto “faccia” Uno solo, eppure… l’Uno “sia” superiore a tutto: nulla può infatti eguagliarlo o delimitarlo definitivamente.
Quando arrivo ad usare i miei sensi attraverso le cose, concretizzo a partire da me stesso, la realtà unificata della vita e l’esistenza, che mi apre, ovvero risveglia il mio Io ad un piano più Alto di coscienza ed azione dell’essere.
Mi viene da dire che, ciò che si concretizza, diventa anche reale, svanendo nella sua sostanza unitaria, come facente parte d’un Corpo solo… Ciò che si perde, lascia traccia nell’illusione apparente e separata di sé, esternamente, distaccatamente, incoscientemente…