[Q] “in questi giorni mi domandavo quale differenza intercorra tra il concetto di spersonalizzazione/destrutturazionedell’essere e ,di contro,in cosa consiste la valorizzazione del Sé, nel rispetto della libertà dell’individuo in evoluzione, laddove nella profanitá, corrisponde all affermazione di sé e del proprio ruolo sociale.”
[R] Interessante… Mah, secondo me si può considerare come “individuale” – per intenderci – un seme racchiuso in sé, non aperto al tutto.
Un seme che apre l’involucro in cui è racchiuso per uscire fuori e produrre la pianta che attecchirà sul terreno fertile e accogliente in cui è situato, entra conseguentemente in relazione sinergica e armoniosa con l’ecosistema esterno/interno a sé come a formare un tutt’uno.
Una persona che resta chiusa in sé o in stato egoistico può divenire non solo improduttiva, ma anche distruttiva. Il problema è dato inoltre dall’ambiente esterno, qualora sia caotico e sfavorevole allo sviluppo evolutivo della vita.
[Q] “noi che la volitivitá e intenzionalità l abbiamo, sappiamo davvero cosa vuol dire diventare ape o colibrì o farfalla per un Bene più grande al servizio della Vita?”
[R] Personalmente credo che occorrerebbe prima di questo sentirsi parte della Vita (intenzionalmente scritta con la maiuscola), come formando un tutt’uno. Non teoricamente, ma esistenzialmente.
L’Io chiuso in sé non è evoluto, per questo deve prima morire… L’Io evoluto non è separato da tutto il resto: vede (occhi evoluti), sente (orecchie e cuore evoluti), comunica (tatto/contatto evoluti), conosce (gusto/sapore evoluti) e purifica (olfatto evoluto).