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Buteo
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Sento e mi associo allo sconforto di Mercurius3, e di chi ha scritto sul blog, per il figlio dell’amica. Sconforto e impotenza, perché il giovane, che ci dice affetto da ‘Hikikomori, la sindrome dei ragazzi che si chiudono in camera..’, si badi bene, non è affatto un ragazzo, intendendosi per tale un pre- o un adolescente. La sua sintomatologia si è manifestata invece a 19 anni, in età ormai postadolescenziale, all’inizio dell’età adulta. E oggi dovrebbe essere un adulto di circa 25 anni, ‘troppo grande per imporgli uno psicoterapeuta’, troppo tardi per colmare vuoti che ha dentro di sé… Situazioni tali non insorgono un giorno con l’altro, ma hanno radici lontane. Ippogrifo ci rammenta la responsabilità dei genitori in primis, e Garrulo ci riporta quanto scrisse Kremmerz riguardo al ‘maestro di scuola’.
A tal proposito voglio segnalare il link https://www.youtube.com/watch?v=0dDk-UfKfGM a un discorso che Umberto Galimberti ha tenuto sul disagio giovanile. Il filosofo ripercorre le fasi della crescita, rammenta che ogni figura ha il suo ruolo inderogabile e il suo tempo in cui agire e pone l’accento sull’importanza che i genitori esercitino una presenza amorevole e ‘permanentemente attiva e vigile’ come scrive Ippogrifo, insostituibile nei primi 3 anni di vita. Amore che non meno deve permeare il mondo della scuola: l’insegnante deve essere, quale il Kremmerz descrive nei Dialoghi riportati da Garrulo, fonte ‘di una irradiazione benevola’ e comunicare ‘la sua maniera di porgere, le sue abitudini mentali e la stessa intonazione del suo essere’, perché sentimento, senso del bene e qualità positive, che favoriscono la civile e buona convivenza, non sono innate, ma devono essere apprese durante fanciullezza e adolescenza tramite l’educazione. E la scuola è in primis educazione e non istruzione, ci dice il filosofo, e chi educa occorre diventi polo di attrazione autorevole quando, verso i 12 anni, l’insegnante inizia a sostituirsi al genitore quale riferimento ed esempio per i ragazzi.
Non ci deve poi far stupore che nella stessa famiglia i due gemelli abbiano storie così differenti. Aldilà del ‘sentiero già arcanamente tracciato’ in ognuno di noi, la madre molto difficilmente riesce ad avere stesso identico sentimento e comportamento verso ogni figlio, perché frutto d’interazione e proiezione fra le due parti e lo stesso sarà per il padre. A volte è sfacciatamente palese, a volte impercettibile, ma la differenza dei rapporti, anche se involontaria, esercita il suo influsso fin da bambino, con effetti che si palesano in età adolescenziale e adulta.

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