A me torna che mentre di solito abbiamo una coscienza “esterna” del tempo, cioè lo guardiamo dal di fuori come qualcosa di esterno a noi, in circostanze eccezionali è possibile che tale coscienza cambi radicalmente, e il tempo divenga parte integrata del nostro processo mentale e fisico. Credo che i filosofi di cui parla Buteo abbiano fatto delle esperienze prima di teorizzare e, magari, alcuni di loro, si trovavano su un camino iniziatico come il nostro e necessariamente hanno sperimentato la dimensione tempo. Per Parmenide, che mi ha sempre incuriosita, come per Einstein, il tempo è apparenza. E’ nella realtà legato alla dimensione dell’Essere, al tutt’insieme ora.
Bella espressione – mi collego ad Alef2006 – quella del “canto delle murene” (predatori dal morso doloroso e infettivo che mangiano anche esemplari della stessa specie), che si contrappone al canto delle sirene. La volontà, che non è requisito comune e specie agli inizi di un cammino, dovrebbe essere preceduta dal buon senso, dal “cum grano salis” …