Rispondi a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM

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Daniel56
Partecipante
Post totali: 47

Caro Mercurius3 sono d’accordo con te sull’approccio da tenere. Circa i “compiti a casa” erano una obbligazione facente parte delle modalità di partecipazione (volontaria) del corso (pagato dal Min.) e di cui avrei fatto volentieri a meno dato che dovetti esaminare circa 8×30=240 test…Feci del mio meglio per “trasmettere” empaticamente le mie esperienze e competenze e, come in ogni contesto, ci furono accettazioni e rifiuti a prescindere dai contenuti specie da parte di chi voleva “ottenere” solo con l’atto di presenza e senza alcun lavoro. In ciò mi riallaccio alle pratiche della Schola: senza il lavorio costante non si avanti e, come ben puntualizza M_Rosa, senza fare alcun paragone tra docente e Maestro: diversi i piani, il metodo e certamente tanto altro ancora. Poi per apprendere bisogna volerlo: mettersi nelle condizioni, in “sintonia”. Mi ha fatto riflettere che una modalità di insegnamento atta a stimolare la ricerca delle risposte (anziché darle) è più efficace con gli studenti che non con i docenti a comprova che le sovrastrutture sono un ostacolo che cresce di pari passo con l’esperienza di vita. Considerazione forse semplice ma che ho imparato a tenere ben presente nei miei tentativi di comprensione degli insegnamenti della Schola. Un fraterno saluto.

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