Rispondi a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM

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m_rosa
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Quello che personalmente mi da fastidio non è tanto il coach in se, che come fa notare Guglielmo Tell, può essere una brava persona e meritare i soldi che guadagna, ma è l’idea che vi sottende, che non mi piace, il presupporre,cioè che deve esserci sempre qualcuno, che ci spinge, che ci motiva, che ci aiuta. L’idea del lavoro individuale, del decidere tra se e se, del progettare la propria vita e le proprie mete facendo i conti -e contando- su se stessi, mi sembra sia diventata obsoleta. Anche a scuola i ragazzi vedono gli insegnanti come coach, il valore intrinseco della persona, quello che ti può offrire, il suo bagaglio di conoscenze, non importa a nessuno, conta solo il ruolo di facilitatore. E per concludere, un amaro aneddoto raccontatomi da una collega: in classe, durante una esercitazione, un’alunna chiede un ragguaglio ad una compagna e questa risponde « chiedi alla Prof che è pagata per questo! » Che dire???

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