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garrulo1
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Accolgo volentieri l’invito di Admin Kremmerz, per fare un po’ di “satira bonaria e ironica”, ripensare a certe situazioni e soprattutto riscriverle mi stimola sempre quel quid di buonumore! Ripropongo in sintesi, una mia esperienza già postata tempo fa, era l’inizio degli anni novanta, nel pieno del fervore dei trent’anni, che, a ragion veduta, potevano però già far denotare almeno un pizzico di sale in più, fosse solo per evitare certe situazioni al limite tra un patologico temporaneo ed un pesante alone di imbarazzo, per difetto verso gli altri (colleghi di lavoro), di idonea spiegazione. Insieme ad alcuni amici partecipammo ad un percorso Sciamanico, ed al momento di tentare l’incontro con l’animale guardiano, venne richiesta una preparazione di 3 giorni di digiuno e relativa castità, durante i quali era possibile solamente assumere acqua e succhi di frutta o verdura. Allora, a Torino, vi erano pochissimi negozi di alimenti biologici, uno ricordo che era in centro, per cui, in previsione della tre giorni, mi affrettai ad acquistare succhi di verdura biologici, non sapevo bene che gusti avessero, comprai una mezza dozzina di succhi di patata (tutti quelli che il gestore aveva), ed uno degli aspetti comici fu, che uno degli amici che aveva avuto la stessa mia idea, mi telefonò la sera ridendo sul fatto che, all’atto del sua richiesta delle varie provviste biologiche, il titolare, senza ovviamente saperne nulla della faccenda e della nostra conoscenza, gli confessò che nel pomeriggio era passato un ragazzo (un po’strano), che aveva acquistato parecchi succhi biologici e tutti i quelli di patate. Poi, arrivò il d-day in cui iniziava la preparazione, ed al terzo giorno si tentò l’approccio con l’animale guardiano, che effettivamente si manifestò. Il risvolto più “iucundum” della faccenda, fu che, al 3° giorno di digiuno, dopo l’esperienza condivisa dell’incontro con l’animale, ci congedammo più o meno verso le 11,00 del mattino, e, in un gruppetto di 3, ci avviammo verso una trattoria che uno di noi conosceva, ai piedi della Collina. Non sapendo assolutamente nulla sui digiuni, e su come eventualmente è bene riprendere il cibo con gradualità, all’ingresso notai subito un angolo dedicato agli antipasti a buffet, inutile dire su come mi fiondai in tempo zero, per poi passare a primo, secondo, contorno per il “ripristino delle fibre mancanti”, e dolci compresi. La cosa buffa, accadde dopo, in quanto una volta congedatici, nel pomeriggio ognuno tornò alle proprie attività lavorative, ma dopo circa un’ora, iniziarono per me dei fortissimi dolori allo stomaco, da non riuscire neanche a stare in piedi o a parlare, ed ai colleghi che insistevano per un ambulanza preoccupandosi di chissà quale complicazione gastrica o peggio ancora cardiaca, dicevo di stare tranquilli che secondo me non era niente, non svelando però la causa di tale leggerezza in una cosa da prendere con un minimo in più di consapevolezza. Quello che ricordo benissimo a ormai 30 anni dal fatto, è il pensiero in quel terribile momento, di solidarietà nei confronti delle doglie femminili, cosa che prima non avevo mai preso in considerazione. Continuai a rifiutare per tutto il pomeriggio la proposta dei colleghi circa il 118, e finalmente, ricordo intorno alle sei di sera, il dolore cominciò gradualmente a passare. Quando nei giorni seguenti raccontai la cosa via filo agli altri commensali, che si erano contenuti decisamente più di me, inutile dire quante risate, a cominciare da me.
Superfluo ricordare che la Conoscenza non è a buon mercato, o da prendersi, diciamo così “alla leggera”.
Ancora un caro saluto a tutti.

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