C’è un filo sottile che lega insieme la notizia stravagante dello “spray trasmutatore” riportata da Mandragola e la storiella ermetica citata da Guglielmo Tell: il filo è quello della credulità umana e della labilità della ragione, come appunto la storiella ci insegna. Eppure questo filo deve indurci a riflettere su quello che probabilmente sta dietro alla propensione verso ciò che è contrario a ogni logica sensata e che fa credere sia possibile trasformare il proprio essere in quello che non è grazie a una “ricetta”, a un “formulario” più o meno misterioso o accreditato, all’intervento di un “essere prodigioso”, o anche semplicemente a uno spray, per l’appunto. In altri termini, si pensa che un “intervento esterno”, comunque lo si voglia immaginare, possa per effetto di un colpettino di bacchetta magica sostituirsi a un percorso progressivo di crescita, di strutturazione, di maturazione. Ossia a un percorso evolutivo che richiede tempo, che si alimenta di “vita vissuta”, che si concretizza per tappe graduali e che per questo risponde a quella legge inviolabile di giustizia che esorta a non desiderare quello che non si può avere.
Forse può essere utile richiamare la seguente immagine figurata alla mente di tutti coloro che pensano che sulla via dell’iniziazione si possa invece fare diversamente: supposto che uno spray trasmutatore o un qualunque altro mezzo analogo siano nella realtà delle cose, si immagini di spruzzarlo o di utilizzarlo su un feto in via di sviluppo. Davvero si crede che, ipso facto, il feto si trasformi in un essere umano adulto, strutturato, maturo?