Le stagioni egiziane traevano origine dal ciclo alluvionale del Nilo, sul quale si basava il ciclo agricolo. La stagione delle grandi piogge sugli altopiani di Etiopia in Giugno; dall’Estate all’Autunno la stagione dell’inondazione (akhet=le lacrime di Iside) con la piena del Nilo che riempiva di acqua i bacini, annunciata dal levare eliaco di Sirio-Sothis, manifestazione di Iside. Il ritiro delle acque (peret) da fine Ottobre a metà Marzo era il momento della germinazione e del deposito del fertile limo. La terra rimaneva secca e doveva solo essere arata e seminata. In primavera e all’inizio della successiva inondazione si mieteva e raccoglieva.
Il 22 Ottobre, in Autunno, momento culmine dell’inondazione, si celebrava la festa annuale della piena del Nilo il cui nome significava “nutrimento su nutrimento”. Aveva come base mitica la morte e resurrezione di Osiride.
Trovo bello, parlando dell’antico Egitto, il tema della natura ciclica della Vita e del parallelismo su tre piani: agricolo, vita della comunità e iniziatico, dei momenti cruciali di tale ciclicità. Mi pare che questo sistema sociale e religioso di vita guardando all’alto e al basso secondo un principio unitario, consentiva a tutti, ognuno secondo il proprio livello, di partecipare attraverso ritmi, riti e festività, ad un piano cosmico.
… E mi sembra di parlare della nostra Fratellanza.