…per giungere sempre allo stesso punto centrale e cioè la visione unitaria della persona!
Perciò penso, BELL, che più di tutti noi profani alla medicina bisogna che proprio voi medici tendiate a una visione unitaria e sintetica delle patologie e della salute.
Una considerazione in merito all’uso della saliva del serpente: forse che nella tradizione richiamata da Kremmerz, egizia, poi greca e quindi romana, ci si riferisca ai serpenti non velenosi e quindi con la sola saliva?
Nella tradizione italica, restano ancora oggi gli echi di culti agro-pastorali legati ai serpenti, ma non velenosi, come ad esempio nella festa di Cocullo, in Abruzzo nella regione della Marsica antica, dove i primi di maggio i serpari (considerati come sciamani) vanno a prendere serpenti non velenosi, bisce, cervoni, colubri, lattari, ecc., per darli ad ogni abitante, compresi i bambini, per portarli in processione attorcigliati intorno alla statua di San Domenico, con vari scopi terapeutici e di fecondità di persone e luoghi (questa pratica marsicana di trattare i serpenti è riportata anche da Plinio,Storia Naturale VII, 14). Negli stessi luoghi è stata rinvenuta una statuetta ad Angizia, una delle Signore degli Animali italiche che aveva un tempio a Luco dei Marsi, la quale tiene un serpente nella mano sinistra. Anche nella tradizione contadina resta l’idea di un uso pratico benefico dei serpenti non velenosi che spesso sono addomesticati.