Su una pubblicazione specialistica, la mia attenzione si è soffermata sui recenti risultati di un gruppo di ricercatori che hanno studiato il rapporto esistente tra il diametro della pupilla e il meccanismo di riconoscimento degli oggetti.
Il suo diametro non dipende solo, come si pensava fino ad oggi, dalla luca presente nell’ambiente, ma anche dal ricnonoscimento degli oggetti. Lo ha verificato un’equipe Giapponese che è andata oltre la sua funzione di diaframma che si apre quando c’è poca luce e si chiude in presenza di una luce intensa.
Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, la dimensione della pupilla dà una misura del nostro livello di comprensione. Una squadra di ricercatori giapponesi si è “divertita” a misurarne il diametro e a metterlo in rapporto alle immagini contenute in un filmato. Sorprendentemente si dilata un attimo prima di capire quali oggetti stiamo vedendo. Durante la ricerca è stata analizzata la dinamica pupillare per chiarire i meccanismi di riconoscimento di oggetti ambigui.
Ai partecipanti sono state presentate una serie di immagini composte da punti, che potevano essere interpretate in diversi modi; dopodiché è stato chiesto loro se riconoscessero qualcosa, precisando il grado di certezza della loro affermazione. I ricercatori della Toyohashi University of Technology hanno concluso che – persino quando i volontari non riuscivano a riconoscere nei filmati un singolo oggetto – la loro pupilla si dilatava in un secondo momento, non appena stavano per capire ciò che avevano visto.
Quindi la pupilla che è la porta di entrata delle immagini visive risponde in un senso di apertura nel momento in cui stiamo riconoscendo un’immagine, un carattere ecc.