Credo che il nostro sia un percorso nel quale parole comuni come ‘Amore’ e ‘Volontà’ acquistano valenza diversa a mano a mano che si va avanti. Per quanto traslato di piano, è un po’ ciò che avviene nella prospettiva delle cose col passare degli anni. Porto un esempio: da bambina, quando sentivo la parola ‘Amore’ pensavo si parlasse di me, date le tante attenzioni di cui ero oggetto da parte dei famigliari; poi la parola Amore è diventata tormento ed estasi, il sogno adolescenziale e il romanzo della mente: mai finito eppure sempre tinto di assoluto; in seguito alla maternità ecco l’amore totalizzante, quello per cui la creatura neonata e poi infante, parafrasando una canzone della Nannini, “prende tutta la tua vita”. Ma nella Schola…
Cammin facendo appare una diversa idea di Amore, sfuggente eppure più a fuoco curva dopo curva: l’Amore di cui parla Buteo, quello che- gioisce della vita per la vita; quello che viene riflesso dai Maestri in modo tanto più limpido quanto più il Maestro è integrato; quello che in (rari!) momenti, rende paccottiglia tutte le altre idee di Amore pari al Sole che sorge e confonde lampadine potentissime solo la notte.
Dunque l’Amore si impara. O meglio si ‘ap-prende’ se il percorso iniziatico è vero e ortodosso e se, altrettanto, lo specchio-Maestro è cristallino.
Il Maestro non è un genitore.
Non solo per funzione – il Maestro educa ma non insegna, non corregge ma evidenzia l’errore, non condiziona ma mette in luce i condizionamenti, ecc. ecc. …e non “in teoria” ma nella pratica che posso testimoniare FUNZIONA così! -… dunque non solo per FUNZIONE ma per CONDIZIONE il Maestro nella Schola è diverso dal genitore. Infatti nella Schola bisogna essere adulti, consenzienti, consapevoli quel tanto che basta per iniziare il percorso che parte DOPO l’aver sistemato ‘i propri affari’. Insomma, autonomia finanziaria, iter sentimentale compiuto, ambizioni lavorative incanalate, sono il basamento di quell’anzidetto ‘percorso’ da cui comincia la de-strutturazione: ed è sempre volontaria (a differenza del bambino che è ‘cresciuto’ dagli altri, ‘grandi’ per sola età anagrafica e/o modello sociale e culturale).
Anche la Volontà si impara.
Destrutturarsi non è facile. All’inizio tutto sembra difficile, pure bere e mangiare a volontà, astenersi da impulsi e/o abitudini, ecc. Poi l’asticella si alza…si alza… e si riesce fare a meno di cose che sembravano essenziali.
Chissà, visto che si è parlato anche di segni geometrici, magari sono i nostri percorsi cerebrali a ridelinearsi secondo tracciati differenti, articolandosi secondo modalità più efficaci e/o richiamando le mille altre modalità funzionalmente simili in Natura.
Sta di fatto che arrivare al proprio principio vitale è un cammino e non credo sarebbe possibile destrutturarsi se prima non ci fosse stata, comunque sia, una crescita nel seno della famiglia o società ad accompagnare quella povera corteccia cerebrale che deve filtrare l’animale uomo e comandarlo (il figlio più piccolo, Mercurio “mette in catene il genitore e lo comanda” vedasi Kremmerz, SM, vol. III, pag. 58).
Insomma, la Scienza Ermetica non è la psicologia o la psicanalisi, anche se forse le comprende e, come tutte le scienze, le ha precedute. La Scienza Ermetica è la Scienza dell’Essere Umano, della sua costituzione e del suo possibile divenire; l’arte di diventare simili agli dei? mah, forse l’arte di allinearsi alla Loro voce e materializzarla.
Ed è questo che si prova a fare nella Schola, tornando e ritornando e facendo la spola in mille, diecimila, centomila pezzetti di esistenza UNA nella lunga curva del Tempo e per come è giusto che sia.