Credo che le macchine, in fondo, siano il risultato dell’astrazione, prima, e dell’oggettivazione, poi, di qualità umane sconosciute o perdute o non ancora sviluppate: comunque potenziali.
Pensiamo a soggetti considerati malati come i portatori di certi tipi di autismo: riescono a calcolare alla velocità di un computer e con la medesima precisione al decimale compiono operazioni matematiche complesse fino a superare la scienza informatica nel calcolo delle probabilità! O ancora a quanto avvenuto in certi nostri santi e/o sciamani nordamericani in grado di bilocarsi, presentire, intuire linguaggi di ogni tipo quanto e più dei traduttori online.
E che dire dei cosiddetti fenomeni ‘paranormali’ che denotano facoltà non misurabili né standardizzabili e che pure hanno fatto emergere medium in grado di aiutare la polizia nelle ricerche, di formulare previsioni, di anticipare eventi a lungo o breve termine, e via dicendo?
Quando oltre trent’anni orsono mi erano capitati in mano per la prima volta i libri della Scienza dei Magi e la magistrale loquela di J.M.Kremm-erz mi ero chiesta a lungo perché avesse tanto indugiato (vedasi Primo Volume) a descrivere i vari tipi di medium. Col tempo ho pensato che non descrivesse il medium ma l’UOMO nelle sue variabili osservabili e inconsuete.
E credo che, se una cosa è possibile a un essere umano, significa che è possibile all’umanità…: posto che riproponga la medesima condizione in atto al momento della manifestazione della capacità.
Ecco che, allora, le macchine sono oggi le protesi di quelle che un tempo erano forse doti intrinseche e patrimonio dei più evoluti: esseri integrati alle facoltà umane possibili ma giacenti allo stato ipotetico nell’organismo più o meno sviluppato.
Il tipo dell’Adamo, quello che nel terrestre paradiso dialogava con ogni essere vivente e ne conosceva codici e relazioni tanto da sentirne il ‘nume’, è certamente lontano da noi nella sua attuazione nella carne, ma… le macchine ci consentono di vivere come se quelle facoltà (a livello elementare, ovvio!) le avessimo: e rendono tutti in grado di fruirne. Solo… come evidenziavano Tanaquilla e Mandragola… gli utilizzatori della macchina non hanno compiuto quel percorso di integrazione che associa alla facoltà acquisita l’intelligenza e la giustizia che le sarebbero connaturate: di qui, credo, il problema della moderna società e la necessità di recuperare, almeno per quanto possibile, la rettitudine e l’intelligenza che sempre dovrebbero accompagnare ogni potere, fosse pure quello di ripulire i panni sporchi o di gelare / scaldare.