Rispondi a: La Scienza Ermetica nelle Arti

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Fradamash
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In primis, vorrei ringraziare tutti i partecipanti a questo tema, in quanto umile lavoratore nella “vigna dell’Arte”, per la ricchezza di interventi proposti, che invogliano anche il meno attento osservatore a soffermarsi e a con-dividere quanto di molto interessante si sta qui disquisendo.
Chi come me vive e lavora con l’arte, in una perenne osmosi, nel tempo e nello spazio in cui si ritrova, semplicemente può affermare che l’artista, in generale non fa nessun ragionamento cosciente, e questo perché l’Arte prima di tutto è pura e semplice intuizione, quando è vera!.
Certo bastasse l’intuizione, il mondo sarebbe molto più affollato di artisti o presunti tali. Infatti il processo di trasformazione dell’Idea, raccolta nella propria intuizione, sia di espressione sonora o visiva, non a caso, come osservava (catulla2008) la musica e la pittura, sono considerati linguaggi, o meglio Modi, con cui tutta la natura, prima ancor che nell’umanità, si esprime e si diffonde nell’universo, conosciuto e non conosciuto ai sensi umani.
L’artista è il medium, tra l’idea e la sua emancipazione. Tanto più puro è il lavoro dell’artista di trasposizione nel piano materico, tanto più l’idea esprimerà la sua Unità, poiché l’Arte, prima di ogni altra cosa è esaltazione della bellezza!
Per fare questo grande lavoro però occorre una grande tecnica, ovvero un modus operandi, che asseconda e ne guidi l’intero processo evolutivo, dal momento dell’intuizione fino alla sua realizzazione finale.
Questa tecnica, va com-presa fino ad averne la totale padronanza. Bach, il compositore tedesco, teneva i suoi discepoli, così amava definire i suoi alunni, nella propria casa finché non avessero raggiunto un tale grado di conoscenza, tale da dare loro la possibilità di procedere autonomamente seguendo la propria vocazione, e il tempo di maturazione di questa preparazione finiva con la realizzazione del cosiddetto “capolavoro” che non è come tutti possano pensare il lavoro più bello in assoluto che si possa compiere, ma più semplicemente il primo (capo) lavoro, fatto senza nessuna indicazione magistrale, ovvero frutto del proprio maestrato.
Fino a quel momento, il maestro trasmetteva ai propri discepoli tutta la sua conoscenza, ovviamente in misura proporzionale ad ognuno di essi, secondo la propria predisposizione artistica.
Dunque i due linguaggi, visivo e sonoro possono e devono lavorare in simbiosi.
Infatti non può esserci nessun processo creativo, se non si è in grado di immaginare l’idea, di proiettarla al proprio interno, realizzandola di fatto già su un piano astrale. È noto che Mozart, ma anche Michelangelo, “vedessero” l’intera opera in un solo istante, e poi pazientemente e con grande industria, trasmutavano quell’idea in suono Amadeus e in immagine su tela o scavata nella pietra Michelangelo, e la loro testimonianza divenne così, memoria eterna per tutte le generazioni future.
La natura fa tutto questo in ogni istante, da sempre, donandoci l’Immenso, cosi come noi possiamo bere un semplice bicchiere d’acqua, ma… senza chiedere nulla in cambio.

  • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 1 mese fa da Fradamash.
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