Rispondi a: La Scienza Ermetica nelle Arti

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ippogrifo11
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Vorrei agganciarmi ai post di Catulla e M_rosa in relazione all’immediatezza del linguaggio artistico e all’oggettivazione passante per “l’esercizio di ricostruire l’idea”. Non sono un esperto d’arte, per quanto non mi sia del tutto estranea l’esperienza artistica la quale, per altro, mi ha effettivamente dato la possibilità di “sentire” l’immediatezza di quel linguaggio cui si accennava sopra. Nondimeno, ho potuto sperimentare che tale immediatezza, restando confinata in una dimensione quasi sempre soggettiva, ha appunto la necessità di essere “sgomitolata” perché possa diventare – come dice Catulla – comunicazione e passare così dalla dimensione soggettiva a quella oggettiva. Perciò, osservate da questa visuale, soggettività e oggettività non sono fasi contrapposte ma susseguenti o, meglio, conseguenti. La conseguenza, poi, si impone addirittura se, come dice M_rosa, chi oggettiva lo fa per necessità di vedere confermata la propria interpretazione o, magari, di essere sollecitato ad adottare una diversa prospettiva di valutazione. In effetti, l’oggettivazione, perché abbia una effettiva utilità in ritorno, ossia possa diventare opportunità di arricchimento e di crescita in senso lato per chi oggettiva, non può e non deve essere legata alla personalistica aspettativa di ricevere conferma, bensì deve comportare la disponibilità ad accettare anche l’esatto contrario della conferma. Ha difatti una qualche utilità la ricerca della conferma fatta al solo scopo di alimentare il cosiddetto amor proprio? La domanda ha un suo senso se è vero che tutti gli artisti – e chi di noi non lo è almeno un poco? – sono suscettibili. Ma noi, discepoli dell’Arte Ermetica, dobbiamo ricordare che il Maestro Kremmerz si rivolgeva ai discepoli della Grande Arte e non della piccola arte umana.

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