Un paio di considerazioni sul post di Wiwa del 12 febbraio. A tutti gli effetti pratici, imparare ad ascoltare gli impulsi in campo alimentare provenienti dall’intero organismo è ottima cosa. Il problema, ovvio, sta nelle sovrastrutture costituite da abitudini fuorvianti, bisogno eccessivo di cibo, errori di interpretazione delle vere richieste che il fisico nella sua interezza lancia, ma che non vengono percepite. D’altronde, nelle conferenze di alcuni anni or sono sull’autopoiesi in campo alimentare, relative alla dieta hermetica nella prevenzione e nella cura delle patologie alimentari e metaboliche, vennero trattate le influenze siderali ed in particolare lunari su cibi e bevande, e, se ricordo bene, anche le molteplici interazioni intrinseche all’organismo umano, fondamentali per mantenere in vita (ed in salute) l’intero sistema organico. Siccome alimentarsi significa convertire i cibi introdotti nell’organismo stesso che li ha ingeriti (da qui il detto: siamo quello che mangiamo), e tenuto in debito conto che, ogni cibo, porta con sé la l’impronta della sua origine e del suo grado di genuinità o impurità, diventa quindi di fondamentale importanza che l’alimentazione, sia attenzionata in ottica biosoggettiva, centrata su di una accorta analisi qualitativa dei fattori nutrienti che costituiscono i diversi alimenti, e parimenti calibrata alle caratteristiche soggettive del singolo individuo. Il tutto, sarebbe auspicabile, mai scevro da una progressiva educazione di massa verso lo sviluppo delle abilità di autoascolto, unica modalità per imparare veramente a mangiare in modo sano ed equilibrato.
Un caro saluto a tutti.