Ricordo quel giorno sia per avervi partecipato sia per i fatti e le immagini scolpiti dentro di me.
La danza delle gru, che avevamo riproposto in quel parco inondato di sole, ci aveva fatti sentire vicini al mito sibillino ripreso pure nel Primo Quaderno dell’Accademia Porfiriana, a pagina 73, là dove si parla di una tessitura insegnata dalle fate. Proprio come nel dono di Arianna a Teseo, nell’ottica di un culto di virtuale rinascita, all’insegna della regia magistrale avevamo danzato con la maschera… e più tardi parlato senza maschera.
Ma proprio le maschere, che erano state fabbricate a significare le forze naturali e che avevano dato alla rappresentazione un che di ludico, avevano propiziato quel sentire giocoso tanto simile all’idea dell’Ermete fanciullo e bucolico che troviamo nei racconti del mito. Congiuntamente alla musica dei flauti e dei tamburi, e pur senza bevande inebrianti come si dice avvenisse nei culti antichi, ci eravamo ritrovati fanciulli, pronti a un contatto panico che indubbiamente ci aveva rigenerato sotto ogni punto di vista e aveva dato favorito un’indagine oggettiva sulle potestà naturali e spesso sconosciute in noi e fuori di noi
Leggo nel summenzionato Quaderno, in nota alla stessa pagina, che la versione greca della parola per ‘filo’ ‘ trama’ è molto simile a un tipo di anatra o fenicottero il cui continuo ondeggiamento alla ricerca di cibo ricorda il movimento della spoletta nella tessitura e rimanda a tradizioni antichissime (provate fino al Neolitico) e facenti parte dei culti collegati alla Grande Madre.
I Quaderni delle Accademie sono indubbiamente dei gioiellini per chi abbia voglia di leggerli e rileggerli, e annodano esperienze del passato e del presente in unacomunicazione continua di cui non si può che esser grati alle Gerarchie per le molteplici possibilità che offre a tutti, proprio come questo spazio web. Anzi, questo spazio di RETE… per dirla all’italica maniera!