Ricollegandomi al tema dell’alimentazione, segnalo un interessante articolo apparso il 9 gennaio scorso su la Repubblica dal titolo “Sono spezie o cocktail?” sugli studi che sono attualmente condotti da vari ricercatori sulla validità dell’uso di alcune spezie in medicina. La loro riscoperta avviene da parte della ricerca scientifica in diversi ambiti istituzionali e accademici, anche in Italia. Tutto questo non deve sorprendere. Nelle Lunazioni il Maestro J. M. Kremmerz trattò ampiamente e sistematicamente in anticipo di un secolo dei medicamenti naturali, basati anche su piante comuni, che influenzate dai cicli lunari venivano potenziate nelle loro specifiche azioni terapeutiche. I rimedi riportati nel testo sono legati all’eredità della medicina tradizionale millenaria, che ascende alle pratiche mediche egizie o ancora più remote, esercitate sacralmente nei templi. Oggi, quindi, la comunità scientifica si allinea progressivamente a quanto era già stato dato per acquisito e utilizzato fin dai tempi più remoti. Piante comuni e spesso umili, di uso alimentare quotidiano quali il peperoncino, la cannella, i chiodi di garofano, l’aglio, il timo, la lavanda, il rosmarino, l’origano, il tea tree sono studiate per i benefici effetti terapeutici, e la loro azione era già ben nota nella farmacopea popolare, traccia del remoto utilizzo. Oggi gli studi scientifici sono focalizzati sulla comprensione del loro meccanismo di azione. Il successo di queste piante in campo farmacologico deriverebbe dalla presenza, negli estratti vegetali, dalla combinazione delle diverse molecole che presentano vantaggi rispetto ai singoli principi attivi. Le componenti antibatteriche in molti olii essenziali potrebbe rappresentare un efficace rimedio per contrastare l’antibiotico-resistenza, grazie alla loro struttura complessa, che contiene molteplici elementi agenti in sinergia. Diverse molecole di questi olii, inoltre, potenziano l’efficacia di altre sostanze. E’ stato dimostrato che i microbi non riescono a sviluppare resistenza all’effetto di diverse sostanze combinate. L’aglio funge da antiaggregante e aiuta a contrastare il colesterolo, mentre cannella, zenzero, e chiodi di garofano venivano usati fin dal Medioevo per riscaldare e aiutare la digestione. Le sostanze che le piante usano per proteggersi e regolare la crescita e la riproduzione, quali i terpeni, i fenoli, e altre ancora, hanno funzioni benefiche in svariate applicazioni: tonificanti, antiossidanti, antibiotiche o antinfiammatorie, in grado di stimolare l’attività del sistema immunitario, favorire l’assorbimento di nutrienti o regolare i processi digestivi e l’attività intestinale. Possono contrastare gli effetti negativi di uno stile di vita non corretto. Il pepe nero, ad esempio usato da secoli nella medicina indiana e cinese ha un effetto positivo grazie alle sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e digestive. Anche la cannella può essere utilizzata come antimicrobico, antiossidante, gastroprotettore e ipoglicemizzante. Il rosmarino, provato su modelli animali, avrebbe effetti nella terapia del dolore neuropatico e come neuroprotettivo. Il peperoncino esplica l’attività di gastroprotettore e stimolante del metabolismo. La capsaicina, suo principio attivo, è analgesico per trattare la nevralgia posterpetica o neuropatia dolorosa associata all’Hiv. Il consumo di spezie è anche un ottimo rimedio per ridurre l’utilizzo del sale e una dieta ricca di spezie piccanti è legata alla riduzione della mortalità. Infine, la cucurma ha qualità antiossidanti grazie alla capacità di inibire gli enzimi che favoriscono l’infiammazione e potrebbe avere effetti anche antitumorali. Abbiamo quindi un tesoro che la natura mette a nostra disposizione, che dobbiamo cercare di preservare a beneficio di tutta l’umanità presente e futura. Un saluto a tutti.