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Buteo
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Nella nostra società il cibo è disponibile in abbondanza. Se fino agli anni ’50 del secolo scorso a incombere era la malnutrizione per denutrizione, oggi il rischio è la malnutrizione per sovralimentazione. Risolto il problema dell’insufficiente quantità di cibo grazie all’industrializzazione dell’agricoltura, alle tecniche di conservazione e all’industria alimentare, l’attenzione si è spostata alla qualità dello stesso, ed è nata una nuova disciplina, la scienza dell’alimentazione, che studia le caratteristiche nutritive degli alimenti e fornisce indicazioni su come mantenersi nel miglior stato di salute possibile.
La divulgazione dei dati sulla composizione degli alimenti, i consigli dietetici e quant’altro, hanno ingenerato l’abitudine di suddividere i cibi in ‘buoni’ e ‘cattivi’, cibi che fanno bene e cibi che fanno male. È davvero così?
Sono trascorsi circa 30 anni dal giorno in cui giunse in pronto soccorso una mamma col bimbo di 6 mesi in stato di grave sofferenza. Bello e vivace, aveva succhiato latte in mattinata, e nel primo pomeriggio un biberon di frutta e latte. Era nell’età del divezzamento, ma rifiutava la frutta, che così fu aggiunta al latte. Reidratato, recuperati tono e vivacità, succhiò avidamente un biberon di camomilla zuccherata. Dopo di che fu di nuovo grave.
Lo zucchero contenuto nella frutta è il fruttosio, quello di uso comune è il saccarosio, che è un disaccaride composto di una molecola di glucosio e una di fruttosio. Nell’organismo in cui difetta l’enzima necessario a metabolizzare il fruttosio, questo si accumula e diventa tossico. Non fu possibile diagnosticare la patologia al piccolo, ma il sospetto di fruttosemia consentì che la sorellina fosse tenuta a dieta priva di questi zuccheri dalla nascita, cosicché giungesse sana all’età in cui fu possibile accertare la mancanza dell’enzima.
La frutta, universalmente considerata cibo sano, può dare malattia potenzialmente letale. La pasta, per anni demonizzata, è riconosciuta ora a pieno titolo nella dieta mediterranea. Eppure determina celiachia in soggetti predisposti. Le arachidi, una leguminosa ricca di oli e proteine, causa grave reazione in chi è allergico alla sua componente proteica; e via dicendo.
Se è vero che l’organismo animale ha un apparato digestivo capace di estrarre dai cibi ingeriti i nutrienti di cui necessita, purché l’alimentazione sia equilibrata, ciò non significa che tutti possiamo assumere gli stessi alimenti. La predisposizione o l’insorgenza in età adulta di patologie, quali gotta o diabete, richiede diete particolari; ogni individuo ha poi un differente fabbisogno alimentare in base a struttura fisica, attività lavorativa o sportiva e ambiente in cui vive.
Nel difficile tentativo di orientarsi fra l’alternanza di proposte dietetiche, di consigli su quale cibo togliere o aggiungere alla dieta, la riscoperta delle ricette della nostra tradizione, proposte da Bell, costituiscono un punto fermo cui far riferimento, anche per l’impiego dei prodotti della nostra terra, che sicuramente più si confanno ai nostri geni rispetto a cibi esotici.
Sarebbe bello se anche noi, come m_rosa dice della cavalletta che “sa esattamente cosa le fa bene mangiare…”, istintivamente sapessimo di quali cibi nutrirci e come variare l’alimentazione in base alle necessità della vita.
Penso che l’educazione ermetica, con la conoscenza sempre più precisa del sé corporeo, conduca non a un’istintiva, ma alla consapevole comprensione nel Maestro ermetico di ciò di cui necessita l’organismo per mantenersi sano o recuperare la salute.

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