In questi giorni ho avuto modo di visitare una mostra dal titolo “Museo della Follia” a cura di Vittorio Sgarbi nella chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, nel centro storico di Napoli. Rimango sempre stupito da come determinati individui riescano a riprodurre fuori dalla loro mente le forme che visualizzano o immaginano, non solo ma in questa mostra si può avvertire come artisti dichiarati “folli” abbiano utilizzato l’espressione artistica per uscire fuori dalla notte della loro mente, arte come sfogo, arte come terapeutica, come atteggiamento attivo di comunicazione (in questo caso di forme bizzarre o in altri casi inquietanti e mostruose). Mostra che fa riflettere… Ho spesso pensato all’arte come forma espressiva di vanità, ma nel caso del museo della follia si unisce l’arte al bisogno di esternare qualcosa che fa patire, come se portare fuori dalla mente il pensiero e la forma,traducendo in una qualche forma espressiva e visibile, riesca a far pesare meno il mostro che vive dentro di loro. Anche se in alcuni casi la patologia era viva e presente, ho avuto momenti dove mi sono chiesto: erano pazzi o savii? Non solo, ma mi son chiesto se io fossi abbastanza “folle” da mettermi in gioco ed esternare i mostri che ho dentro per il più nobile dei fini terapeutici.