Stasera su Voyager trasmettevano un servizio sulla memoria. In particolare lo studio condotto sulla capacità di uno studente inglese che ricordava tutto del suo passato con riferimenti al giorno della settimana, sulle condizioni del tempo ad esso associate e ad eventi in esso accaduti. Un premio nobel per la neurobiologia cercava di illustrare lo stato dell’arte attuale sulla comprensione dei meccanismi della memoria e le aree del cervello probabilmente preposte alla ritenzione delle informazioni . Una studiosa italiana, invece, sottoponendo il giovane ad una tac, evidenziava che durante la fase di ricordo, nel cervello venivano attivate aree preposte alla visione. Una donna, con una capacità analoga e forse ancor più completa, ricordava la sua vita e gli avvenimenti connessi vivendone l’esperienza come un incubo. Mi sono venuti in mente gli studi che stanno portando avanti gli scienziati di frontiera secondo cui la memoria non è un fenomeno correlato a strutture definite dell’encefalo quindi localizzabili in particolari aree, ma è un fenomeno non locale, inerente la fisica quantistica, per cui la memoria è diffusa in quello che viene chiamato vuoto quantistico o campo di punto zero, cui l’essere umano è intimamente connesso secondo gli ultimi dettami dei moderni ricercatori. E’ probabile che i due soggetti del servizio, a loro insaputa, come del resto dichiarato, per una particolare condizione strutturale, si “colleghino” a questa zona vivendo come in una visione gli avvenimenti che hanno caratterizzato i loro istanti passati.
Ricordo che anni fa, ebbi a parlare con una persona che aveva vissuto una esperienza particolare di cui, però, aveva un ricordo che per lui era qualcosa che andava oltre la considerazione traumatica dell’evento. Da ragazzino era precipitato da un terzo piano giungendo al suolo miracolosamente illeso. Mi raccontò che durante la caduta aveva vissuto la sua pur breve vita “al contrario”, con gli avvenimenti che si susseguivano, ma non velocemente : “io andavo dal calzolaio e impiegavo il tempo necessario a percorrere la strada”. Tutto questo in si e no un paio di secondi. Un argomento analogo lo si trova nel film “Contact”. Credo sia importante, a questo proposito, rileggere gli scritti del Maestro Kremmerz alla “Parola al Maestro”- La memoria e il campo astrale-, che così comincia:” L’immagine delle cose si conserva in noi in un campo inesplorato che appena oggi comincia ad attirare l’attenzione dei psichisti. Questo campo che è in noi e fuor di noi è la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici. E rappresenta la parte più misteriosa del nostro essere,…
Un caro saluto