Quello che scrive Mandragola mi ricorda quando nel linguaggio si dice che una persona è ‘assorbita’. Normalmente si associa al lavoro (es. assorbita dagli impegni, dalle faccende, ecc.) ma il termine vale anche per i pensieri. Quindi osservo che tutti noi sperimentiamo o abbiamo sperimentato, magari inconsapevolmente, uno stato per cui tutto si silenzia intorno, ‘presi’ come siamo da ciò che annulla ogni altro stimolo. Il bambino sovente vive tale condizione mentre gioca (magari non con i video-game ma con i normali giocattoli, trenini o bambole che siano!). L’adulto mediamente è così quando fa qualcosa che gli piace (lettura, partita di calcio, pratica di un hobby). Mi sembra perciò facile per tutti capire ‘cosa’ sia il silenzio; più difficile, credo, evocare tale condizione a volontà nel momento in cui ci si predispone al contatto con la catena o, semplicemente, la si richiama alla bisogna.
Inoltre penso che, a seconda del livello evolutivo dell’essere, la condizione di ‘assorbimento’ (ma andrebbe approfondito il termine per sapere sostanzialmente COSA avviene nella materia vivente) si allinea a funzioni sempre più raffinate: nella chioccia sarà la cova, nello scienziato la descrizione di una legge della Natura, nell’Ermetista della Fratellanza il rimedio atto a restituire salute ed equilibrio.