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tanaquilla9
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Alla XX Borsa mediterranea sul turismo archeologico di Paestum, che da poco si è svolta, un tema mi ha interessato più degli altri, e vorrei condividerlo: la melagrana. Ha richiamato subito alla mente l’albero di melograno presente sul Manifesto- Locandina della nostra Schola per la Convention in Ottobre a La Spezia. L’albero, dal simbolismo immediato, reca nei suoi frutti, racchiusi fra i grani rossi della melagrana, i timbri identificativi delle 5 accademie miriamiche. Elemento tipico dell’immaginario antico, a Paestum la melagrana è cifra identificativa del luogo visto che sin dal VI secolo a.C. arricchisce decorazione di pareti e tombe, è presente nelle terrecotte, nei mosaici e nelle monete, ed è offerto da Hera, nel suo santuario alla foce del Sele. Simbolo di vita e di rigenerazione, al di là della morte, allude anche all’ovaio femminile. Ma l’aspetto terapeutico del frutto, che anche in questo senso si collega alle nostre Accademie, sedi operative della Schola, ha colpito ancor più la mia attenzione. Sin dai tempi antichi era consigliata, in tutti le sue parti, per numerosi mali, ad esempio contro la tenia e vermi di qualunque specie da Catone (L’agricoltura,126). Una delle indicazione sull’uso della melagrana riferita anche dal Kremmerz nelle Lunazioni (12/2). Ma, specialmente, uno studio del 2016 (pubblicato su Nature Medicine) ancora in corso, sembrerebbe dimostrare proprietà inedite del frutto: una molecola del melograno, trasformata dai batteri intestinali, è capace di potenti effetti anti-invecchiamento, difendendo le cellule dall’avanzare dell’età e aiutando i tessuti a rigenerarsi.

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