Differenze fra la corrente comune e quella iniziatica-occulta, secondo Giuliano Kremmerz

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Differenze fra la corrente comune e quella iniziatica-occulta, secondo Giuliano Kremmerz

Si deve intendere per iniziato il discepolo che è uscito dal mare morto della volgarità ed è entrato nella irradiazione di un centro: tutto ciò si può spiegare, per meglio intenderci, che chi ne ha la possanza ha compiuta tutta un’opera di purificazione e di preparazione su di un neofita da staccarlo completamente dall’ambiente comune, sottraendolo alla corrente sozza del volgo e trasportandolo in una corrente più pura, più elevata, a cui il volgo non è ammesso per gravità naturale – per quella stessa legge inflessibile ed inesorabile che condanna il piombo a cadere in fondo all’acqua e la foglia a galleggiare (SM,I,141) –

Generalmente il cozzo tra la vita novella e l’antica, tra l’uomo modificato e l’uomo comune è enorme. Le modificazioni fluidiche del discepolo agiscono tanto sul suo esteriore, traspariscono in tal modo dalle consuetudini esterne che gli uomini comuni, cioè non addentro alle secrete cose, danno generalmente dello stravagante all’uomo o alla donna che si vota alla magia.  Questo non solo è logico, ma è necessario che sia. Perché, se l’uomo è costituito come la massa enorme di creature che popolano il mondo visibile, non può avvicinarsi al mondo invisibile ed alle sue creature. Il conflitto tra il mondo visibile e l’invisibile ha per base la passione della temporaneità: cioè il mondo visibile si alimenta della continua paura di non avere e non possedere: l’invisibile della certezza eterna di prendere quando si vuole e quando si ha necessità…il possesso materiale considerato in tutte le passioni umane, nel denaro, nella lussuria, nell’ambizione degli onori ed in tutte le altre fasi, non è del regno di Dio, perché chi vive nella più completa  luce non può avere simpatia alcuna per quella cupidigia insensata del possesso che assimila la belva-uomo alle più scellerate bestie della selva e del deserto. (SM,I,141-142) – Le due correnti, la falsa ed illudente volgare potentissima e la vera ed incorruttibile occulta agiscono sul discepolo come due calamite eguali ed opposte su di un ferro messo ad egual distanza dalle loro braccia. Se non che il pezzo di ferro non ha volontà e messo a distanza eguale tra le due forze non si muove. Ma il discepolo ha una volontà che il maestro non gli deve mai sopprimere, e questa volontà lo spinge un po’ verso la prima ed un po’ verso la seconda, in modo che l’animo del discepolo, fino al suo trionfo o alla sua caduta, è in orribile tormento tra il credere alla promessa della luce ed il sentirsi attrarre dal demonio della corrente comune. Domandate ad un uomo se vuol diventare mago. Salve l’eccezione di coloro che hanno paura di sembrare ridicoli ed esser dileggiati, tutti gli uomini verrebbero alla vostra scuola. Essi che vogliono? Tre grandi ideali: la salute della carne, il danaro e la donna. Come raggiungere questo? Con tre ricette, una pei quattrini, una per la perpetua sanità, una per le belle signore. Il maestro invece terrà all’assemblea dei concorrenti un discorso leale…e quando il maestro avrà spiegato che dall’oggi al domani non si diventa mago né fata, che è necessario abnegazione e virtù di toro per salire l’aspra ascesa della verità, l’assemblea sparisce e resta un sol discepolo, un uomo che è pronto a sfidar tutto pur di giungere in porto…Finché il discepolo è sotto la irradiazione del maestro assorbe da questo le sue virtù occulte – la corrente del volgo non ha presa su di lui perché la influenza del maestro distrugge tutto. Ma appena il discepolo si stacca subisce le reazioni, e in lui combattono due principi, l’occulto divino e il temporale terreno. Questo secondo è alimentato dalla corrente volgare, diventa prepotente, e mentre il maestro si ritira, se il discepolo non continua a gettare un rampone per la propria salvezza, si sommerge nell’onda della volgarità…Riepilogando: a) il discepolo può considerarsi per iniziato appena esce dalla corrente comune; b) gli iniziati alla scienza e pratica occulta necessariamente finiscono col mettersi in cozzo con le opinioni del pubblico profano; c) la prova suprema del discepolo è nel momento che si stacca dal maestro e se non ha la forza di crearsi indipendente cade nella corrente comune…(SM,I, 143-144) – Se la umanità non pensasse semplicemente ad arricchire ed a godere raffinatamente le sensazioni più delicate, più esagerate, più superlativamente impressionabili, non si allontanerebbe dalla fonte della verità assoluta, perché la filosofia occulta, che è la vera, la unica, la immutabile ragione di tutte le cose, determina le due correnti così: a) il diletto nella vita sensistica è il risultato di tutta l’azione dell’ambiente esterno sul centro intellettivo inerte; b) l’atto creativo, vera imitazione di Geova, Intelligenza prima è contro ogni diletto profano, la preponderanza del centro intellettivo (Volontà Intelligente) sugli estremi periferici in contatto con l’ambiente esterno. Di qui la differenza tra l’iniziato alla magia naturale e l’uomo comune…(SM,I,170) – L’ermetismo non si schiude che alle coscienze già spogliate da tutti i fattori ottenebranti, rette da una morale pura, non velate da nessuna passione, neanche dalla preconcezione della propria infallibilità. Tutta la chiave maestra del concetto educativo della propria personalità è appunto in questa purificazione della coscienza dalla nebbia della convenzione umana. Allora solamente il noviziato ermetico accenna a dare i suoi frutti, quando la coscienza è libera di valutare una doppia corrente: 1) la sensoria o sensitiva che ci arriva dalla periferia; 2) la istintiva, che comincia a denudare le tendenze dell’uomo antico in noi. (SM,II,160) – …Avere, possedere, sentire la coscienza propria, e integrarla al punto di sottrarsi all’ambiente immediato e ai pregiudizi storici, è opera che passa i limiti delle nature comuni, delle nature e dei caratteri stereotipati sui modelli di classe che determinano l’ambiente sociale col quale siamo continuamente in relazione di dipendenza. Il famoso guardiano della soglia della verità integra, dovrebbe essere la paura di sentirsi oltre tutte le menzogne del convenzionalismo morale, in cui la filosofia o l’indagine ermetica deve falciare senza pietà, per assurgere alla purità della visione reale. Predicando il non credere, io stabilisco il punto di origine della integrazione della nostra coscienza, sottraendola: 1° alla superstizione storica tanto individuale quanto sociale; 2° alla tirannia della consuetudine dell’ambiente; 3° alla menzogna della visione; 4° ai riflessi morbosi di ogni imitazione dei tipi viventi nel mondo esteriore. La tua coscienza per diventar tersa come cristallo, pura come acqua di sorgente, forte e resistente come l’oro battuto, solamente con la libertà di esame può intravedere la semplicità e l’armonia delle cose semplici, di cui è formato l’Uni-verso in noi e fuor di noi… (SM,II,153) – L’uomo civile è una maschera graziosa, verniciata e attraente. L’uomo naturale…sta nascosto come un insetto in una chioma pettinata. L’educazione dell’ambiente lo lascia manifestare morale e immorale, caritatevole o tiranno, rapace o donatore. La filosofia vi mette la salsa e la fotografia del regime restrittivo della tutela sociale lo riduce a tipo comune. L’uomo civile è il frutto della storia e delle peripezie religiose dei secoli; è il frutto di tanti preconcetti stampati nella sua anima, che le continue reincarnazioni hanno assimilati, fino a ridurlo quello che è nella sua forma esteriore abituale…L’unità uomo…sparisce a poco a poco nella grande unità sociale umana. La vita sociale si sostituisce ed assorbe le vite individue; ma  – aggiungo – l’unità sociale sulla base della preconcezione materialista della vita diventa meccanica e quindi bestiale, o intinta di spirito animale, nel processo superficiale della sua evoluzione, in modo da non trasformare profondamente le cellule del suo organismo complesso, ognuna delle quali è un uomo. Ecco perché, pur progredendo i grandi organismi sociali, l’uomo resta una maschera civile con l’insetto o scarabeo nel fondo che nelle crisi della esistenza singola tende a manifestarsi. Ecco perché mentre l’educazione è un metodo sociale che riduce la bestia a cittadino possibile di una società civile, è sempre preesistente il bisogno di una iniziazione per la necessità di trasformare definitivamente lo scarabeo. (C,I,100-101) – La purificazione di cui tutti gli ordini sacerdotali hanno memoria, è lo stato di ritorno alla primitiva e perfetta innocenza. Mente, anima e corpo si devono spogliare delle impurità succhiate col latte e prese in contagio con la vita sociale…La società umana non è fatta dalla sola ragione di un uomo ma dalla contesa dialettica di tutto il cozzo delle ragioni singole da cui esala…un puzzo orrendo di carogna. L’ora più solenne della vita di un uomo è quella in cui si redime dalla schiavitù delle catene della opinione sociale, il senso comune, terribile pietra di tocco che distingue l’uomo progredito dalla bestia umanizzata…l’opinione umana, a forza di ragione umana e di constatazione sensista, rappresenta la erroneità, mentre il sentimento semplice e sentito delle cose, è rappresentazione della verità assoluta…Appena la mente umana esce dalla comune corrente, o meglio appena l’uomo sente che oltre la scienza dell’uomo vi è la possibilità del miracolo (cioè il fatto che la scienza e ragione umana non spiega) sente ed invoca la sua coscienza terrena e trova il suo iniziatore. (Corpus) – Le antiche iniziazioni sacerdotali, dalle caldaiche alle egizie e da queste alle templari ed eredi, non accettavano un discepolo senza provarne il coraggio e la fede…Tu non hai paura dei mostri, del fuoco, degli elementi, ma tu, per la educazione sociale viziata dei nostri tempi, puoi aver paura di ciò che la gente dirà di te…Se tu disprezzi lo scherno della turba, se tra l’equilibrio della ragione ben sodo e il motto dei messeri che ti deridono tu sei forte abbastanza per separarti dal mondo, tu cominci ad essere; tu cominci a vivere di vita propria; tu inizi la vittoria sulla maggioranza numerica della illusione. E vedrai il quadro cangiato appena il tuo genio ti avrà tocca la fronte e mostrato alla folla come superiore alla natura volgare – e vedrai la gente, che prima ti motteggiò e ti derise, che ti dette del pazzo o dell’imbroglione, venirti a chiedere un responso o una ricetta per evitare una catastrofe. (SM,I,104-105).

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4 Comments

  1. Alfiero70 2 Luglio 2013 al 19:12 - Rispondi

    Mi piace molto l’esempio che il Maestro fa ” della calamità ferma tra le due braccia”,
    Quanto sopra evidentemente si riferisce al percorso del Discepolo; Mi chiedo tuttavia se tale condizione, ovvero una coscienza dei due opposti, può preliminarmente al predetto percorso, essere sentita, vissuta più’ generalmente da un individuo non ancora addentro a pratiche di natura iniziatica.
    Se il mio interrogativo produce una risposta affermativa, già da subito un soggetto potrebbe saggiare un eventuale stato di pace, tendente pertanto ad uno stato più’ squisitamente neutrale, oppure vivere i tumulti delle passioni e quant’altro… Da qui comprendere e riconoscere cio’ che è più confacente alla propria natura, salute ecc.. è cominciare a fare delle scelte, misurare la propria forza di volontà’ ecc.
    Mi rendo conto che tutto questo viene messo a punto essenzialmente all’interno di un contesto iniziatico, ove le due estremità vengono identificate attraverso un processo ermetico/scientifico e progressivamente cosciente;
    soggiungo, caratterizzato da smentite e conferme da parte di chi ha il dovere/potere di esplicitarle.

    • GELSOMINO 5 Luglio 2013 al 17:46 - Rispondi

      Leggendo il post di Alfiero, riflettevo che, cosa mi abbia attratto alla Miriam non lo so per certo .Di sicuro allora non avevo alcun sentore dell’esistenza di queste due correnti ed in effetti, di essere immerso e trascinato nella corrente profana, ho iniziato a rendermene conto man mano che preaticavo.Solo dopo un bel pò ho iniziato a percepire un’altra corrente e da quel momento in poi,ho avuto maggior consapevolezza delle mie scelte ( se andavano in un senso piuttosto che in un altro) e a questo punto però,ad averne anche maggiore responsabilità.

  2. lina 30 Giugno 2013 al 14:01 - Rispondi

    Mi collego alle tua ultima frase, catulla: la condivido pienamente. La mia vicinanza alla MIriam per il mio lavoro interiore è uno sforzo di percezione nella coscienza della materia vivente sintetica. Vorrei sentirmi una e riconoscermi una nel resto intorno a me. Per ora intuisco che se si raggiunge questo senso unitario della vita, portato avanti dal maestro Kremmerz, anche senza un braccio, migliaia di braccia più o meno visibili aiutano e compensano a livello funzionale, a livello di dignità della vita.
    Sono un’idealista illusa? Non credo.
    Non sono scandalizzata per gli obiettivi arditi della scienza , vivo nel mondo moderno, ma si tratta di buon senso e di protocolli realizzati rispettando la volontà della persona. Senza forzature o soprusi.
    Chi potrebbe mai arrestare l’ite della scienza? E non sarebbe nemmeno giusto. Ma nel conquistare mezzi sempre più all’avanguardia, come e per quale utilità??

  3. catulla 29 Giugno 2013 al 21:06 - Rispondi

    “La società umana non è fatta dalla sola ragione di un uomo ma dalla contesa dialettica di tutto il cozzo delle ragioni singole da cui esala…un puzzo orrendo di carogna.” Su questa frase di Kremmerz riflettevo mentre cercavo di tradurre in parole la risposta suggerita dal cuore al dilemma sui trapianti di cervello che è stato presentato in questi giorni sul blog.
    Partirei quindi dalla nascita per capire chi siamo e sarei costretta a trarne che noi non veniamo al mondo né come una tabula rasa né come anime belle e fatte pronte a indossare un abito di carne. La prima condizione significa negare ogni DNA; la seconda, si illude di avere una umanità già integrata, quando invece – proprio come gli animali con la loro pelliccia – ancora siamo uno con la nostra animalità e non possiamo dismettere a piacere il pelo della bestia. Compresi nelle fasi alchemiche che sposano il dispositore molecolare (dato dall’individuo storico) all’ambiente che lo condiziona, ad ogni respiro distilliamo la materia di cui siam fatti avvicinandoci… una volta al pelo e l’altra al dio! In breve, la materia che ci costituisce e forgia il pensiero che chiamiamo nostro, è data dalla chimica continua derivante dal connubio tra chi fummo e cosa siamo: e probabilmente i farmaci che vengono dato ai trapiantati per reggere l’innesto con una materia non affine attenuano e combattono la forza del dispositore antico, potente al punto da riproporre il genio artistico, l’iniziato sopito o – anche – il distorto e il deviato irrisolti.
    Capisco quindi le ragioni che portano i Maestri a rifiutare il contatto con ogni materia umana che potrebbe vanificare la fatica di un’esistenza per assurgere al Nume che li dispone, e comprendo pure i motivi degli iniziati che non vedono senso ad acchiappare un tozzo di vita animale se questa vale il prezzo del futuro per cui hanno lavorato e si sono purificati. I trapianti appaiono così come un veleno sotto ogni piano e mentre per quello più grave la società moderna porge il farmaco antirigetto, per quello sottile è probabile che il gioco non varrebbe la candela.
    Però… detto questo, ogni essere si gioca la propria esistenza ad ogni istante e con ogni scelta. Se un uomo (o una donna) ritiene di potersi avvantaggiare grazie al cuore di un maiale e di rendere il porco affine a sé e non viceversa, chi siamo noi per giudicare?
    Se la ricerca prosegue con metodi non violenti, senza uccidere per la brama di strappare il segreto della longevità ma spinta dal bisogno di capire i nostri meccanismi, perché spaventarsi per l’idea?
    Ogni giorno miliardi di persone si cibano e sopravvivono grazie a cadaveri cotti e piante spezzate il tutto mentre mescolano al proprio sangue gas inquinanti e pensieri ancor più tossici: perché scandalizzarsi per un trapianto di cervello?
    Credo invece importante coltivare e testimoniare il valore della Medicina Ermetica, praticarne l’applicazione ortodossa e farla diventare stile di vita: in questo, probabilmente, può delinearsi una prospettiva diversa e una sperimentazione d’altro tipo, lontana dai collages alla Frankenstein e dalla disperata impossibile ricerca di una vita eternamente bestiale.
    In questo, io credo, la nostra Fratellanza può e potrà fare molto: anzi, moltissimo.

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