La differenza tra ascetismo, misticismo e preparazione ermetica
I parte
La Religione è l’insieme di tutta una dottrina sacra, adatta alla concezione delle masse: se ha un’origine scientifica, vera, profonda, parla alle turbe sotto il velame di precetti e di ammonimenti divini. Personifica la divinità e le fa parlare una morale relativa al progresso delle masse. La Magia, sapienza e dottrina dell’esistente, sintesi delle leggi delle cose create, processo di creazione essa stessa nell’ordine della verità e della natura, è la chiave di tutte le religioni classiche.
Il religioso e il discepolo in Magia cercano tutti due la conoscenza del mondo divino, il primo passivamente mettendo in pratica i precetti religiosi, il secondo attivamente tentando di forzare la natura umana ed entrare nel mondo invisibile per scoprire le leggi e servirsene come padrone per la conquista delle podestà divine. Il religioso può diventar santo. Il discepolo in magia deve diventar mago o sparire. La santità è una virtù dell’iniziato, non il fine. Il Mago ha per fine la integrità divina e le sue virtù sovraumane. Il santo può ottenere la grazia; il Mago deve compiere opera divina. Il primo non ha bisogno della scienza; il secondo non esiste senza la scienza…la santità si ottiene, la magia si conquista. Ho voluto ben chiarire questo per non generare equivoci, affinché tu non intenda, o cortese discepolo, che io voglio convertirti al terzo ordine dei francescani. (A, n.12-13 nota 2) –L’aspirante mago, ove volesse praticare la purificazione in tutti gli stadi della vita, si dovrebbe condannare alla vita monastica: il monos degli asceti e terapeuti dell’Asia Minore prima e dopo l’invasione cristiana aveva questa mira…Ma la vita sociale richiede che l’uomo non si esuli perfettamente dal mondo per moltissime ragioni e necessità, innanzi tutto… perché il santo non ha da fare col mago: se la vita di asceta ricerca la solitudine e la asseconda, la vita magica non può richiedere la solitudine perfetta, completa e perpetua per la stessa natura dell’arte o pratica magica. L’asceta si propone il fine del perfezionamento individuale; è passivo, non cerca su chi esercitare la sua intellettualità e la sua forza. Invece il mago, attivo per eccellenza, non può né agire né sviluppare la sua forza se non su uomini e cose animate…l’aspirante mago…per stare col mondo delle cause deve isolarsi, e per manifestare e sviluppare le sue forze deve avere contatto sociale. (A,76-77) – Le operazioni in Magia sono di due nature: le prime implicanti la comunicazione con l’anima dell’universo e le seconde determinanti la dominazione del serpente astrale o anima della terra. Le operazioni della prima specie servono per mettere in relazione l’uomo, o operante che si inizia, con lo Spirito Universale. Chi comincia è, come tutti gli uomini, come tutte le cose, imbevuto e impregnato dall’aura terrestre. Egli non sa – perché non conosce alcuna cosa di concreto – neanche come formulare la sua volontà di passare attraverso il turbine e penetrare nel mondo delle cause. Le prime operazioni gli danno due cose; la spinta di ricercare il nuovo etere, e la forza di affermarvisi. Quando l’operazione ha questo ordinamento e ideale magico, non è una pratica religiosa, perché quantunque i principianti la eseguano per sola fede, essa non è che un calcolo di filosofia trascendentale, e quindi scientifica essenzialmente e non indegna di alcun dottore. (A,190-191) – Non confondere la religione passiva con la magia attiva. Il magismo è l’attività scientifica della teoria religiosa che è pascolo per le masse: alla magia devono essere ascritti per virtù (vir uomo o attivo) gli esseri capaci di dominare la marea montante della passività, che nel simbolismo è appunto determinato dalla luna…Però bisogna ben definire che se nella religione tutti possono pregare, non tutti sono buoni in magia a comandare. Un nostro fratello residente a Milano in una lettera piena di sincerità così mi scriveva giorni or sono: Dunque per pregare Iddio tanta roba ci vuole? – Ma pregare è sottomettersi alla volontà del fato, cioè al Dio vivo e Parlante – e per pregare Iddio non ci vuole che l’abdicazione della volontà propria nell’affidarsi all’Intelligenza Suprema e alla Sua provvidenza… Il magismo… è delle nature che, o sono aristocraticamente positive o delle volontà supremamente inflessibili o delle persone che vogliono e sentono che è possibile arrivare, non a pregare Iddio, cosa che tutti fanno, ma immedesimarsi (nel)la natura attiva divina e fonderla con la propria volontà illuminata dalla giustizia. Tra magia e religione la differenza è enorme….Io parlo a uomini cioè a intelligenti e studiosi giovani che non grideranno allo scandalo e al paradosso se io dico nettamente che la magia è l’arte e la scienza per rendere l’uomo attivo un dio e non fargli subire le peripezie della marea incostante della luna religiosa. Non si meraviglino coloro che mi sentono: queste parole che paiono audaci al secolo in cui scrivo, faranno molto cammino: il simbolismo e certi misteri religiosi queste parole le hanno pronunziate in secreto…e il dirle oggi a tanto di lettere in pubblico, con la coscienza di enunciare una verità per tanti secoli tenuta occulta, pare che sia una promessa e un ideale, e non un fatto possibile per gli studiosi…Il Mondo Secreto potrà finire, il Dott. Kremmerz cessare di scrivere e ritornare al suo Celeste Impero, ma sillaba di questa verità non sarà cancellata! E i quaranta secoli che ci separano dai santuari di Ur, di Babilonia, di Assur, di Ninive, tramandano alle resurrezioni dei morti giudicanti, il vero predicato al sacerdozio politico quando le turbe non potevano aspirare ancora, per imperfezione della psiche e per non compiuta evoluzione a sapere neanche di che si occupassero i sacerdoti nel fondo dei loro laboratori sacri…Più non posso dire, perché il dire di più sarebbe svelare ai miei lettori la fonte secreta delle mie conoscenze, che non deve esser nota che ai soli iniziati nella verità occulta dei santuari scientifici della umanità contemporanea. (A,339-340) – Perché tu, o lettore, che spesso interrompi il mio prologo, con le siringhe sottocutanee di scienza e le iniezioni endovenose di cristianesimo atavico, credi alle virtù problematiche della santa morale dei conventi di monache dismenorroiche e di frati pasciuti – le virtù nell’uomo sono tutte reintegrazioni dei poteri perduti, e non esistono virtù senza poteri. La scienza dell’occulto è una pertinace via e cruda per conquistare poteri attivi, volitivi, intelligenti. La religione porta invece alla santità, alla grazia, cioè all’ottenere senza sapere da chi e come e quando (A,583) – Quale è la filosofia che spiega la incompatibilità tra il potere mentale e l’imperfezione morale? Si contenti per ora di constatare il fatto, perché le idee correnti oggi sulla perfezione morale sono in conflitto con la verità esistente. Quando il mito parla dell’Eden o Paradiso terrestre dice che l’uomo comandava alle fiere perché senza malizia o nello stato di innocenza, cioè di incapacità a nuocere. L’ascenso religioso è il desiderio del ritorno allo stato primo dell’Adamo. La preparazione magica è la purificazione di cui la Vergine Immacolata, senza macchia, è il simbolo più nobile del cattolicesimo. I poteri spirituali non si acquistano né diventano effettivi che così. (C,I,78) – L’Ermetismo conciliante tutte le opinioni filosofiche e religiose fu un tentativo di riforma religiosa. L’ermetismo nostro si riduce a un esperimento positivo invece, in cui il fattore principale dei pretesi e possibili piccoli miracoli è l’uomo-spirito, l’uomo inteso nella sua integrazione dei poteri umani. Quindi che importa a noi che tu credi al cattolicesimo o ai maomettani, se noi non facciamo opera di fede? Importa dal punto di vista solo del metodo, perché quando egli sperimenterà il fenomeno, invece di dire è l’uomo che ne è la causa, dirà che è stato Maometto o Sant’Antonio di Padova… La preghiera per esempio è uno strumento magico come lo scongiuro e l’incanto – ma la preghiera è anche una abitudine religiosa: quanti sono i religiosi che capiscono la differenza tra le due preghiere, la magica e la religiosa? L’attiva cioè e la mistica? Eppure l’ho detto e predicato cento volte, che la prima è così profondamente differente dalla seconda come il sole dallo specchio. In magia e quindi nei rituali ermetici, il valore della parola fonica o analogica o determinativa è tutto, anche senza nesso logico tra la significazione della parola profana e lo scopo ermetico che si vuole ottenere. In magia ermetica la parola è verbum, sostanza, cioè materia o lievito di materia… I salmi così detti davidici fanno parte del breviario dei preti – come pure sono gran parte dei riti di magia operante dell’evo medio. Il religioso che li brontola vi da il senso letterale religioso, l’ermetista che si serve di qualcuno di questi salmi vi da la virtù insita all’abitudine rituale per la quale fu sempre usato…Quindi il pregiudizio religioso bisogna lasciarlo a domicilio se si vuol far cosa che appartiene al campo sperimentale senza toccare gli atti di fede. Su questo argomento io sono schietto, e recisamente mi esprimo affinché non si generino pasticci ed equivoci per snaturare concetti fondamentali su cui si impernia la nostra pratica. Io non voglio che una signora che pratichi le nostre istruzioni si proponga un caso di coscienza, né desidero, tanto meno, che un professore di botanica, darviniano fino alla cima dei capelli, con un salmo in mano si consideri come il pievano di Casal Piscina! (C,I,164-165) – Una pratica di magia differisce dalla preghiera religiosa in questo che la prima deve fondare il suo potere volitivo sulla volontà intima ed alimentare il valore dell’immagine (imago cioè come in-mago); mentre la seconda parte dalla coscienza esteriore che ha fede in ciò che è più in alto e non vede. Un tipo splendido di preghiera religiosa è il Pater noster qui es in coelo: è il figlio, uomo esteriore, cosciente che si rivolge al Papà nascosto (in coelo, cioè che stai celato). L’Allah musulmano è fatale per questo perché ha destinato della vita di ogni credente. L’Ieve degli Ebrei è un doppio binario di causa e di effetto…e così via. Il demone socratico e il Numen parlante dei Pitagorici è sempre lo stesso – come il Cristo nella Imitazione… (C,I,216) – La confusione tra ascetismo, misticismo e preparazione ermetica… ha fatto meravigliare alcuni che noi non obblighiamo i discepoli della Schola ad un regime esclusivamente vegetariano, ed ecco la colpa, la nutrizione animale è impura. Non facciamo e non diciamo spropositi! La sentimentalità del vegetarianesimo, come l’assoluta astinenza dal vino e dalle sostanze fermentate rappresenta una via del progresso evolutivo dell’uomo, quando costui si dà alla vita di contemplazione nel senso religioso e ascetico…La preparazione alla potestà magica o all’ermetismo puro e semplice è d’indole diversa: il suo programma può esplicarsi in poche parole: rendere le potestà integrative dell’intelletto umano (volontà) padrone assolute dell’involucro animale per farne un servo ubbidiente e pronto all’autorità psicodinamica che è in noi: purificarsi di ogni ostacolo al libero esercizio della volontà intelligente sul corpo, istrumento necessario alla vita umana: liberarsi da qualunque necessità. Da questa esplicazione emerge chiaramente che la vita dell’asceta non è questa, perché l’asceta se anche costantemente vegetariano e digiunatore è un uomo libero a metà perché crea per se stesso la necessità di non vivere che di quella vita. L’astemio che non può bere il vino è imperfetto umanamente quanto un uomo cui manchi un dito. Il giorno in cui vorrà dimostrare di potere, l’asceta o il mistico non può: il primo fiaccheraio che passa per via varrà più di lui, mentre un discepolo dell’ermetismo allenato alla privazione e alla soddisfazione della vita corporea secondo che volontà gli detta, può fare l’asceta con l’asceta e bere il vino col fiaccheraio dando a questo l’esempio come si possa bere e non ubriacarsi. Sono dolente di dover tornare ancora alla propaganda europea del misticismo di forma orientale e di ricordare che tutte le manie del misticismo nostrano ci vengono da quell’origine…L’Ermetismo richiede temperanza e nella temperanza sono racchiuse tutte le virtù, non nell’astinenza…L’Ermetismo mira alla integrazione dei poteri umani nell’equilibrio dello spirito intellettivo e la materia. L’Ermetismo è una realizzazione di carità e di solidarietà umana contro ogni preconcetto di misticismo templario o laico. (C,II,13-14).
Continua…
“e per pregare Iddio non ci vuole che l’abdicazione della volontà propria nell’affidarsi all’Intelligenza Suprema e alla Sua provvidenza… Il magismo… è delle nature che, o sono aristocraticamente positive o delle volontà supremamente inflessibili o delle persone che vogliono e sentono che è possibile arrivare, non a pregare Iddio, cosa che tutti fanno, ma immedesimarsi (nel)la natura attiva divina e fonderla con la propria volontà illuminata dalla giustizia”
Mi hanno molto colpito le parole del Maestro! Riflettevo su un dialogo avuto di recente, sulla importanza e il ruolo dell’ Intelligenza nel nostro percorso e di come siamo chiamati spesso a sacrificare quello che presupponiamo “vero”, a ciò che, attraverso il tempo e il lavoro della pratica, in realtà, si va manifestando come vero!
Allora “Quid est veritas?”Superare l’intelligenza profana che fa parte di noi e ci spinge a cercare e a capire, senza la quale non saremmo neanche approdati al percorso da compiere, e arrivare alla consapevolezza, d’altro canto, di NON sapere (detta anche umiltà?)”per fondere la natura attiva divina con la volontà illuminata dalla giustizia” e far emergere il figlio di questo connubio, che può essere forse Mercurio(Hermes), che ruba agli dei per donare agli uomini porzioni della Verità? Questo significa “affidarsi all’Intelligenza Suprema e alla Sua provvidenza”? Fraterni saluti
Quasi fosse una risposta (e forse E’ una risposta…!!!) agli interrogativi di Wiwa, ecco arrivare dalla Direzione l’ultimo (e bellissimo) articolo che sapientemente dispone gli interventi di Kremmerz su “La preponderanza dell’elemento psichico-intelligente su quello fisico-chimico nella salute e nella malattia secondo la terapeutica ermetica” (vedasi la Parte I ne “La parola al Taumaturgo”).
Riguardandomi anche tutti quelli precedenti (che ho raccolto e custodisco in un file) penso che questo sito sia una miniera ancora piuttosto inesplorata e fonte di continui tesori per chi abbia voglia di cercare, e capire, e confrontarsi. E ritengo che, sebbene in miniera si debba faticare molto per isolare la pagliuzza d’oro, là dove Qualcuno abbia già predisposto le indicazioni della vena tutto il lavoro si prospetti quantomeno facilitato … se non più facile!
Il religioso può diventar santo. Il discepolo in magia deve diventar mago o sparire.
Cosa vuol dire questa frase? mi ha colpito molto… penso abbia piu significati.. il religioso può definirsi tale pur se imperfetto, nel senso che se rispetta le pratiche religiose é un religioso anche se il animo fosse abbietto.. il mago non può definirsi tale solo perché pratica o studia la magia, ma solo in quanto realizza degli atti autenticamente magici, e non é per niente scontata la cosa.. un’altra interpretazione potrebbe essere legata ai rischi della magia, in cul l’aspirante mette in gioco tutto sé stesso e dove non riesce o si ferma patirebbe delle conseguenze.. un po’ come un imprenditore (autentico, non che campa di contributi pubblici) che investe e rischia e se fallisce rischia di perder tutto..
Se consideriamo che la pratica ermetica è scientifica, a differenza di quella religiosa attraverso la quale l’uomo di fede spera e prega per ricevere la grazia, viene spontaneo da pensare che il discepolo in magia è guidato scientificamente alla sua evoluzione. La scienza si basa su leggi non soggette al caso e pertanto se arriva a definire una verità questa non può più cambiare. Così credo che il percorso del discepolo in magia (con la sola differenza dei tempi soggettivi) conduca passo dopo passo, passaggio dopo passaggio, alla integrazione; non vi è altro fine. Nonostante la differenza di esperienze, mentalità, educazione, ecc. , ogni discepolo dovrà realizzare gli stessi passi, e questo è dimostrato ad esempio dall’Organigramma della Schola. Come dice il Maestro Kremmerz attraverso il metodo soggettivo, cioè la sperimentazione soggettiva degli strumenti che la Schola dà, si realizzeranno effetti che sono oggettivi. Certamente come ha scritto guglielmo tell fermarsi in un percorso del genere significa rimanere né carne né pesce. A differenza del religioso che può anche continuare a pregare senza che si verifichi alcun cambiamento di rilievo nella sua vita, perché tanto rimette tutto nelle mani dell’alto. Se un contadino nei tempi giusti mette un seme nel terreno che cura, non potrà aspettarsi altro che il seme germini nel tempo giusto e che, ancora nutrito nei giusti modi, dia il suo frutto. Il contadino certamente non pregherà il seme di germinare sperando nella provvidenza. Ed eseguirà tutte le operazioni necessarie nella giusta consecutio. Se invece abbandonerà il terreno lo lascerà incolto e quel frutto che voleva far nascere, morirà o si inselvatichirà.
Mi ha molto colpita il periodo compreso in A,339-340, perché non avevo mai pensato ad una evoluzione psichica dell’umanità, partendo da tempi lontani in cui “per imperfezione della psiche e per non compiuta evoluzione” la moltitudine non poteva immaginare cosa facessero le classi sacerdotali…storia che nessuno ha mai scritto. Questo assunto, in un primo tempo, mi è sembrato in contraddizione con altro del Maestro Kremmerz che spesso suggerisce come nei tempi passati si avesse maggiore cognizione della scienza relativa al processo evolutivo, a volte anche lampeggiata attraverso la mitologia greco-latina. Ma poi ho pensato che una classe di Iniziati al vero deve essere sempre esistita a prescindere dalle forme della società e dalla comprensione che i più ne potevano avere. E, come baleni, ho intravisto periodi storici del cammino umano sotto questa prospettiva. Contemporaneamente mi è venuto da pensare quanto puerili siano le difficoltà e le problematiche che muoviamo di fronte al grandioso progetto di rendere l’uomo consapevole e integrato. Ma d’altra parte le difficoltà possono anche servire per maturare. Si spera!
“Imperfezione della psiche e non compiuta evoluzione”… “moltitudine che non immagina cosa facciano le classi sacerdotali”: per la verità, anche allo stato attuale della società constato la stessa cosa! Soprattutto – mi viene da pensare – alla moltitudine non interessa minimamente cosa le classi sacerdotali facciano o non facciano”. Panem et circenses (cioè pane e giochi circensi): questo importava al popolo questuante il benessere per sé e la famiglia propria; dunque vitto, e divertimento per la mente gravata dalle preoccupazioni.
A pancia piena e dopo una bella risata, con qualche festa e un po’ di spettacolo, magari cruento, ora come allora la ferocia delle masse si placa e torna ad essere composta di agnelli e pecorelle: pasciuti (e/o pascolati) dalla religione. Pochi conservano il guizzo di farsi qualche domanda in più, molti si arrendono dinnanzi all’audacia che investiga l’animo umano. I più tenaci e intelligenti diventano scienziati, artisti, filosofi… Solo gli eroi diventano sacerdoti.
E quanti ce ne saranno di Eroi? Non credo superino la dozzina…
Tuttavia la strada ermetica, che porta alla divinizzazione dell’essere umano, è a mio parere l’unica che dia senso alla vita umana e, quindi, di là dal fatto di riuscire o meno, oggi come domani, è la sola possibile per chi voglia sentire il profumo del sacro senza sospendere l’uso della ragione.
Però va detto che l’evoluzione psichica dell’umanità, che non mi pare così vicina a compiersi nei secoli a venire, è, nel singolo come nel gruppo, un raggio di sole meraviglioso il cui baluginare basta a riscaldare la speranza e riempire il cuore: ogni conquista dell’uomo, ogni piccolo passo, ogni scintilla di consapevolezza in più sono gioia allo stato puro di cui non si può che dire grazie a quella “classe di iniziati al vero” presente sulla scena del mondo senza soluzione di continuità e fonte di continui stimoli alla nostra intelligenza arcana affinché abbia coscienza del vero.
Capisco quanto sorprenda che oggi si possa ravvisare una sorta di miglioramento psichico della moltitudine umana dai (cito dal Kremmerz) “quaranta secoli che ci separano dai santuari di Ur, di Babilonia, di Assur, di Ninive… quando le turbe non potevano aspirare ancora, per imperfezione della psiche e per non compiuta evoluzione a sapere neanche di che si occupassero i sacerdoti nel fondo dei loro laboratori sacri”. Eppure ritrovo in altro brano, scritto dalla mirabile penna di Hahajah, le seguenti parole: “L’umanità come ha una sua storia biologica, così ne ha una psichica, entrambe fatte di una catena ininterrotta di eredità, donde la sua completa evoluzione biopsichica che si svolge per stratificazioni sovrapposte, di cui le più recenti sono rese possibili da quelle trascorse. E se gli uomini possono vivere oggi in mezzo all’ambiente che li circonda e vincere le esigenze dei tempi, sia fisicamente che psichicamente, ciò avviene perché codesta possibilità è stata preparata precedentemente e fa parte integrante della loro storia. Man mano che l’eredità biopsichica dell’uomo lo ha messo in condizioni di assorbire e digerire esperienze e cultura del passato, ha reso altresì possibile nella massa una sempre più numerosa èlite preparata ad assurgere verso l’ulteriore, e poiché l’ulteriore umano è costituito dalle mete ultimali della specie, queste, tutte racchiuse nei postulati della magia, possono essere più esplicitamente prospettate, in pieno parallelismo col progresso e con la diffusone delle scienze”. (SM,III,IX). Magari i tempi non sono ancora maturi, nè lo siamo noi, ma evidentemente la divulgazione della filosofia ermetica con parole più chiare e comprensibili è stata resa possibile. Kremmerz lo ha fatto e, forse, è stato l’unico ad accoppiare a tale divulgazione una Schola iniziatica che ancora esiste. Sarà per questo motivo che molti lo prendono a prestito, millantando una discendenza, e non riuscendovi, cercando di avvilirne l’Opera.
“…Sarà per questo motivo che molti lo prendono a prestito, millantando una discendenza, e non riuscendovi, cercando di avvilirne l’Opera”.
Riprendo queste ultime parole per esprimere che dovremmo in cuor nostro amare i Maestri della Myriam e offrire tutta la nostra collaborazione, poiché Essi salvaguardano la Fratellanza, veicolo di trasmissione della Scienza dell’Essere, cui chiunque – ne senta l’anelito – può agganciarsi. Oggi anche da una superficiale lettura della storia delle società occulte, affiora indubitabile il nesso ininterrotto che ha unito e unisce tutti gli esseri alla ricerca; nesso adattabile ai costumi della cultura in cui riemerge. Ma che non può essere che UNO, adattabile sì ma immutabile. Potrebbero mai esistere due leggi incompatibili grazie alle quali si ottiene il medesimo effetto? Se l’Essere è UNO non può che esservi UNA SOLA scienza che ne guida lo svolgersi. Ecco perché è da credere che all’origine di tale Scienza vi sia una realtà superumana. E così i mezzi investigativi degli odierni denigratori risultano quanto mai puerili.
Se le cose stanno così c’è da chiedersi donde venissero questi uomini evoluti che, nei tempi andati, costituivano la classe sacerdotale. E allora le ipotesi su una trasmissione di sapere da parte degli scampati alla scomparsa dell’Atlantide, non è poi così remota. Mi chiedo cosa determini il conservatorismo ad oltranza in tutti i campi dello scibile e ancor più in materia religiosa. E’ sempre la paura di perdere il potere? Perché il potere sta nella conoscenza vera o fittizia che sia. Leggevo ad esempio le interpretazioni antropologiche sulle classi emergenti in alcuni periodi storici: ebbene, non ammettendo alcuna forma di concorrenza, arrivarono a delineare accordi con gli Stati, perseguitando in forme diverse persino coloro che furono grandi iniziati e che immancabilmente predicavano filosofie di libertà. Giordano Bruno insegna. Ma basta guardare anche al dì d’oggi con quale sospetto si consideri chi non condivide le convinzioni comuni. E se non v’è più la pena di morte, se ne creano delle nuove. Ma una rimane la più seguita: l’isolamento culturale. Così si bandisce lo scienziato, il ricercatore, il medico lungimirante, ecc.
“Credo che sia ragionevole affermare che noi crediamo in Dio non perché esiste Lui ma, piuttosto, che è Lui a esistere in conseguenza del nostro credere… Considerato come un elemento del mondo, Dio ha lo stesso grado e tipo di realtà oggettiva quanto lo hanno gli altri prodotti della mente”.
L’affermazione è di Peter Brian Medawar, Nobel per la Medicina nel 1960 per suoi studi sul rigetto, da parte del corpo umano, degli organi trapiantati. Per quanto si definisse un razionalista fuori dalla moda del proprio tempo era nota la sua profonda ammirazione per D’Arcy Thompson, padre della morfogenesi di cui la Cambridge University Press ha appena ripubblicato il libro “On growth and form” (Della crescita e della forma). In sintesi, il D’Arcy-pensiero che Medawar amava è il seguente: “L’armonia del mondo si manifesta nella Forma e nel Numero, e il cuore e l’anima e tutta la poesia della Filosofia Naturale sono incorporati nel concetto di bellezza matematica.”
Kremmerz fu contemporaneo di Thompson (che scrisse la prima edizione del suo libro nel 1917) ma il Maestro propose ai lettori di allora e di oggi la soluzione all’enigma contro cui si era scontrato il biologo scozzese: come conciliare l’esistenza di leggi geometriche e matematiche – evidenti nelle forme della materia vivente – di là dal mero evoluzionismo che non riesce a darne conto e dal fideismo religioso che rimette ogni cosa all’incomprensibile divino. Giuliano Kremmerz parla di materialismo sacro, immanente e intelligente, e su questa Idea ripropone in chiave moderna l’investigazione spirituale non più scissa da quella formale.
“La parola è materia… lievito di materia…L’Amore è materia” “L’Ermetismo è realizzazione di carità”, quindi nella carne.
Chi crede e chi è creduto possono, così, diventare la medesima cosa in una conquista attiva come indicato dal percorso magico: tutto da sperimentare.
Nella frase in cui le ultime parole sono “come il sole in uno specchio”, mi è venuto in mente l’individuo che patendo un male, privo di fede in se stesso si rivolge al luminare di sua conoscenza e rimettendosi totalmente alla sua figura carismatica registra la risoluzione del suo problema.
Non che questa impostazione sia un male, ritengo però che, rivolgendosi ai soggetti competenti, armati di Volontà Fermezza e Fede in se stessi, si possiede inevitabilmente una marcia in più.
È un atteggiamento di vita completamente diverso, ma per chi vuole entrare in contatto con il suo “principio vitale” e sperimentare i relativi “poteri” non ha che da provare !