Cabbala, numerica pitagorica e magia divinatoria secondo Giuliano Kremmerz – parte seconda

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Cabbala, numerica pitagorica e magia divinatoria secondo Giuliano Kremmerz – parte seconda

Cabbala, numerica pitagorica e magia divinatoria secondo Giuliano Kremmerz

parte seconda

L’iniziato non è tale se non si impadronisce della potestà di alimentare in sé un centro di attività astrale (pirismo-magnetico-astrale) da accendere a suo piacimento nel suo interiore fluidico un principio generante le trasformazioni fenomeniche…

La scuola italica questa ascensione di creazione astrale o animista definiva con la tavola così detta pitagorica che tutti i bambini imparano a scuola e tutti i maestri insegnano senza saperne il valore adattabile alla legge di riproduzione animica. Per comprenderne la filosofia io la riproduco prima in numeri e poi nelle sue significazioni letterali… Tavola Pitagorica. N.B. Sostituite alla serie 1 a 10 i valori cabalistici di cui parlo in seguito espressi con le corrispondenti lettere ebraiche e otterrete le relazioni o rapporti dei multipli nelle forze applicate… Nella scuola numerica o italica di Pitagora il n°1 corrispondente all’ י nel mondo iperfisico e al ו nel mondo fisico. (A,246-249) – Dicono i cabalisti che in origine non vi era altro che Dio, il Tetragrammaton, il suo nome e la sua sapienza. Una delle tre cose non fu svelata a Mosè e nella legge divina si legge aver lui pervestigato solamente per 49 porte e che Giosuè n’ebbe una di meno, 48. Salomone faticò per rintracciarla, ma invano. Così si comprende perché il Deuteronomio dice che in tutto Israello nessuno ascese quanto Mosè e tutti a lui si stimarono inferiori. Occulto il valore vero dei nomi, si trova che gli antichi rabbini credettero Giosuè e Salomone inferiori al salvato dalle acque del Nilo… Dopo Dio, la seconda porta è il Mondo Archetipo, su cui Mosè mai discorse e che il mondo degli angeli, e terza porta, è la terra, la quarta è la materia, la quinta è la privazione, la sesta è l’appetito o desiderio (l’abisso delle religioni simboliche). “Altre 4 porte, dice il cabalista, sono i segnacoli dei quattro elementi: Mosè Egizio chiama la porta del puro elemento del fuoco porta di tenebre…” … per penetrare il concetto occulto delle manifestazioni cabaliste bisogna rimontare alle sintesi delle primitive concezioni. Ciò facendo i libri sacri degli ebrei non possono volgarizzarsi nelle lingue profane : e la Genesi e il Deuteronomio e il libro dei Numeri hanno tutt’altra esplicazione del linguaggio grammaticale sotto il quale i contemporanei vogliono discutere la sapienza ebrea ed egizia… Il Dies unus della Genesi non è il primo giorno, ma il giorno uno. Così da Dio alla visione concreta questa sintesi giunge a penetrare attraverso una lunga serie di orizzonti concentrici fino alla cinquantesima porta che è l’uomo vivente. Dall’uomo a Dio son 50 le porte. 49 potettero esser note a Mosè, perché Dio non è, pei cabalisti, conoscenza di nessun uomo: il Messia o i Messia solamente avrebbero la conoscenza della porta cinquantesima perché essi non sarebbero che manifestazioni della Divinità Unica… Di qui presero origine i 32 sentieri della scienza occulta come conducenti alla conoscenza delle 50 porte di intelligenza. Questi 32 sentieri di Dio Tetragrammaton-Sabaoth sono scolpiti in 32 nomi delle Intelligenze divine… Lo stesso è pei nomi angelici. Dalle 50 porte d’Intelligenza e dalle 22 lettere sacre si trovano le serie dei 72 nomi angelici : nomi che i cabalisti dicono essere pertinenti a Mosè che per loro mezzo compì i miracoli della divisione… I cabalisti del periodo arabo-iberico, con la fioritura dello studio della filosofia magica, sotto la forma di una aritmetica lulliana fusero insieme i due sistemi letterale e numerico nella cabbala applicata alla divinazione; e, comeché queste cabalette vanno in giro per le vecchie biblioteche e si conservano nelle famiglie come veri tesori per responsi aurei, i filosofi e i professori delle contemporanee università hanno confusa la Cabbala assoluta con la cabbala numerica e divinatoria, in modo che, non tenendo conto di questa come applicazione tentata di quella, stimano le riduzioni a numeri come l’unica chiave della cabbala certa. Ora i cabalisti quella tavola di Pitagora da me pubblicata a pagina 249 la conoscevano sotto il nome di Figura di Boezio, e riprodotta a lettere latine e al nome divino sostituivano il numero divino, ed espresso nel circolo della discensione che si figura in tutte le cabbale numeriche come un perfetto sostituto della valorizzazione ebraica… Questa specie di matematica teosofica, conosciuta nel linguaggio comune per matematica lulliana, da Raimondo Lullo, non tutti la comprendono, e vanamente alcuni, fatti dei tentativi, l’han chiamata erronea percezione delle idee e delle quantità. In quanto a matematica, aritmetica numerale o grafica delle quantità-idee, l’astruso si impone come metodo e come intenzione. Nella prima parte della magia, io ho fatto il possibile per coordinare le idee moderne a tutte le sintetiche manifestazioni della teoria magica; però nella epoca contemporanea non tutti sono al caso di discorrere e disaminare l’intera espressione quantitativa di una sintesi delle idee precedenti nella esposizione con numeri e linee e figure di solidi. Per questo il metodo iniziatico differisce dal comune scolastico, giacché nelle scuole le determinazioni degli elementi matematici o scientifici sono concreti e limitati, mentre nella astruseria cabalistica non si entra che con uno sviluppo extra-ordinario della psiche umana. Qui bisogna ricordare che le astrazioni calcolate dalla algebra di fronte alla aritmetica non sono che astrazioni concrete, se è possibile esprimersi con queste due parole che fanno a calci, ma nella valorizzazione cabalistica invece le astrazioni sono assolute, sincrone, integralizzanti; e per comprenderle occorre spingere la propria mente oltre le creazioni finite e passare nel campo delle prove spirituali ed intellettuali per apprenderne interamente il valore. Perciò gli studiosi di cabbala, e quelli che sono arrivati a questi calcoli ideali, temono sempre l’esplicazione chiara delle idee fondamentali dei primi principii – per essi il solo fatto di esporre per mezzo di parole scritte o parlate i secreti della più pura concezione, rappresenta una profanazione – perché è la violazione della vergine, cioè la materializzazione dell’atto di possesso di un ideale illimitato nel fango della materia concreta… La Cabbala dei vecchi rabbini è la Immacolata Concezione, di fuori ogni lordura della prevaricazione umana. (A,270-278) – Geometricamente la stella pentagonale rappresenta per linee rette il corpo dell’uomo in croce… Studiando la cabbala si arriva a penetrare la legge del quinario, ma nel sistema pitagorico-grafico io non posso dare che il solo geroglifico geometrico di questa chiave, che ritrovata dal discepolo paziente si invertirà nella sorgente di valutazione continua ed esatta delle produzioni sfigmiche. (A,279-281) – Annotando un libriccino della Biblioteca Esoterica ho spiegato l’interpretazione dell’Ictis o pesce simbolo del Cristo dei primi cristiani (Cristo, la Magia e il Diavolo, di Eliphas Levi, con note dichiarative del Dott. Giuliano Kremmerz, Detken e Rocholl 1898), però il simbolo del pesce, esprimente il Cristo, appartiene all’essenismo, la setta da cui venne fuori il Gesù di Nazareth, essenismo che aveva dalla grafica egiziana presa la simbologia figurativa che è propria agli egizii sacerdotali; – mentre che i riti ebraizzanti puri fanno a meno delle figure e si servono dei segni letterali della cabbala che hanno valore di idee, di cose e di numeri; nello stesso modo che il sistema pitagorico esprime coi soli numeri le idee assolute e con le combinazioni e i numeri nei multipli e nei sottomultipli le idee relative. Le cifre taumaturgiche ebree sono linee, rette e curve, con apparenza geometrica; ma le egizie sono figurative, antropomorfe e le pitagoriche sono numerali. (A,236) – Il primo aspetto del raggio di Dio, conosciuto cabalisticamente sotto il nome di Ariel, è della potestà taumaturgica o forza di compimento dei miracoli – i quali miracoli non sono, come intendono gli uomini volgari ed ignoranti, infrazioni delle leggi-ordine della natura, né come vogliono far credere i pseudo-scienziati della volgarità degli avvenimenti dovuti in gran parte alla ignoranza dei credenti, ma invece i miracoli sono per le scienze secrete dei veri e propri atti di creazione con le stesse leggi creative con le quali Jehova compì il grande miracolo dell’universo creato. La filosofia cabalistica sotto velati sensi dà le leggi di questi atti creativi il cui sperma fecondatore è il moto di Ariel sulla natura passiva al compimento dell’atto magico. Invece di chiedere ai moderni scrittori qualche cosa di classico sulla Cabala, raccomando a chi può intendere il latino di studiare attentamente ciò che scrisse Giordano Bruno, il Nolano, servito ai tempi nostri come stendardo della libertà del pensiero contro i pontefici di Roma, mentre a conti fatti il buon frate appunto perché troppa verità ebbe il coraggio di scrivere, fu arrostito come allodola dai cannibali del Santo officio, perché non contento di pensare, aveva tentato il fatto. Le leggi e le concezioni del miracolo sono le basi del secondo senso della cabbala e l’Intelligenza della teosofia è rappresentata dal quinario di cui abbiamo parlato lungamente (e credo con poca fortuna di farmi intendere chiaramente) nel precedente capitolo. (A,302 -303)- Nei Misteri della Taumaturgia che formano la II parte del mio libro sulla Magia Naturale e Divina, dopo esposti in maniera che agli uomini volgari sembra oscura, il principio della corrispondenza umana e del corpo umano con le forme primitive delle simbologie astronomiche, letterali e numeriche dei cabalisti e delle dottrine magiche, ho il dovere di avvertire il mio lettore che in materia di arte dei portenti tutti gli uomini che si credono pronti a raggiungere per sola via dello studio e delle congetture umane l’applicazione delle teorie alla pratica si ingannano…  Teodoreto nelle sue lunghe diatribe contro i pitagorici per eloquenza volgare fece in certi punti intendere che i gentili e gli anteriori all’introduzione dell’essenismo in Europa non avevano mai inteso di simboleggiare con le persone divinizzate misteri occulti della secreta natura spirituale. L’antichità o mondo antico in materia di scienze spirituali era più innanzi delle polemiche del secolo XVIII e delle discussioni argomentative della fine di questo secolo, e l’unico punto che divide storicamente le epoche è la volgarizzazione del numero, vale a dire nello allargamento del primo e ristretto circolo di saggezza come alta manifestazione sacerdotale. (A,298-300) –  Chi di voi si diletta di cabala ebraica vi troverà tutta l’algebra letterale di una speciale forma di ermetismo che si chiama sofica, cioè di sapienza astrusa sibillina, dove si legge e si vede chiaro che quando la si sa leggere si è già un maestro dell’arte. I numeri, pitagoricamente, riducono l’espressione simbolica di queste idee semplici a forma più intelligibile pei profani alle astruserie. La legge del mondo è una, sempre uguale e costante. Un principio attivo feconda uno passivo che nutrisce e accresce la forma embrionale del primo, poi la distacca e la fa vivere di vita propria. L’uomo, la donna, il figlio. Il Sole, la Luna, la creazione. 1 (attivo), 2 (passivo)= 1+2=3 cioè attivo più passivo dà vita ad una forma che è la somma dei due. In lingua volgare un numero è una quantità concreta, e la cifra è la sua rappresentazione grafica. Nella esposizione di queste leggi invece il numero è la virtù della quantità rappresentata dalla cifra: non è che la indicazione della qualità della quantità. (SM,II,235) – …per porgere agli ignoranti la Verità, prima è bene esporgliela nella sua lingua e secondo con un metodo più storicamente e intellettualmente conforme alla sua razza. L’occidente con quel po’ di bene filosofico lasciatoci da tutti i maestri della Teosofia platonica, cristiana, ebraica e della rinascenza, invece di cercare la comune origine delle religioni e dei culti con i ravvicinamenti ispirati o no dell’Isis Unveiled,  poteva spiegarsi la cabbala ebraica o la numerica pitagorica innestata da trenta secoli nella letteratura europea e nelle religioni occidentali, senza il bisogno di una lingua nuova e di un culto esotico… ma se io fossi italiano e non del Celeste Impero, sarei un iniziato italiano della scuola mista di Pitagorismo, Cabalismo ebraico, neoplatonismo e pagano-cristiano; perché da quanto ho potuto intendere studiando l’Italia contemporanea, mi pare che gli animi delle persone colte siano il frutto della conoscenza filosofico-religiosa di tutta la grandezza italica, dalla Magnagrecia a Numa, dall’Impero Romano a Dante, dalle Repubbliche a Leone X, dalle Accademie a Vico, a Gioberti, a Ferrari e che tra la coscienza speculativa scientifica, della patria del Redi e della gloria del Cimento, la nevropatia nazionale nord-americana e inglese e la contemplativa degl’Italiani del sud greco-arabo, ci corre quanto tra un filosofo degli Stoi e un mercante manifatturiero di Glascow. (A,538-540) – Scuola Italica che ricorda le astrazioni integrali di Pitagora coi valori dei numeri, astrazioni di valori assoluti indipendenti da ogni forma mistica. (SM,II,233-234) – La scuola nuovissima darà carattere al pensiero dell’interpretazione Pitagorica italica del magismo, e al di là, al disopra del magismo, sormontando le particolarità dei rituali, affermerà la immortalità luminosa dello spirito intelligente della materia, passando dalla concezione simbolica della sfinge umana o umanizzata al raggiungimento divino di un atomo materia e pensiero… Io credo alla resurrezione della potenzialità del pensiero pitagorico – la Pizia, il Pitone, la Spira elicoidale che prende nascenza nell’astrale dell’Italia vetusta e assurge all’imperio della coscienza universa – e credo a questa missione pitagorica italica come il segno di un rinascimento filosofico, scientifico e artistico, impossibile nelle mani che ancora stringono la ferula scolastica del medio Evo. (SM,II,336-337).

Scarica pdf: cabala II

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2 Comments

  1. Accademia Pitagora 23 Maggio 2016 al 19:28 - Rispondi

    Nell’incontro dell’Accademia Pitagora del 22 maggio abbiamo letto questi articoli con grande interesse perché vi abbiamo ritrovato concetti da noi incontrati ed elaborati durante il programma di ricerca inerente il Timbro della nostra Accademia. In particolare la virtù dei numeri secondo Pitagora e la Legge di Creazione, racchiuse per il Maestro J. M. Kremmerz nella Cabbala e nei tarocchi, sono riscontrabili nella vita quotidiana e suscettibili di applicazione concreta nella Schola. Abbiamo, inoltre, colto l’invito a superare ogni sovrastruttura, andando oltre il comune positivismo, per riscoprire le leggi naturali della vita e dell’evoluzione.

  2. Shedyet 23 Aprile 2016 al 11:12 - Rispondi

    La Kabbalah mi ha sempre ricordato una favoletta dell’infanzia in cui una bambina riusciva a sconfiggere l’orco grazie allo stratagemma di vestirsi con abiti pieni di bottoni che l’orco non riusciva a smettere di contare, attratto dalla forza dei Numeri. In effetti il Numero ha un fascino misterioso: ognuno si collega a determinati rapporti e non ad altri (es. multiplo di…); accetta di essere diviso da alcuni e non da altri (ha come divisori); può essere espressione geometrica bidimensionale e tridimensionale (come il quadrato o il cubo) e quando un numero si moltiplica per sé stesso evidenzia come si possa in tal modo accedere ad infinite dimensioni.
    Dunque i numeri “astrazioni di valori assoluti indipendenti da ogni forma mistica” restano lo specchio fedele dell’Ordine Universale in quanto a concordanze e discordanze, rapporti e possibilità. Poi, se ricordiamo come si faceva la prova del 9 nelle operazioni delle elementari, ci rendiamo conto di aver sempre saputo che il 9 equivale allo 0 e che quindi giunti a nove comincia un nuovo ciclo.
    Come dice Kremmerz “ I numeri, pitagoricamente, riducono l’espressione simbolica di queste idee semplici a forma più intelligibile pei profani alle astruserie. La legge del mondo è una, sempre uguale e costante”.
    E infatti l’1 si relaziona con tutti ma resta sé stesso sempre, sia quando si divide che quando si moltiplica per sé stesso, dimostrando che “tutto in sé contiene: moto, forma, forza, intelligenza, bene, amore e morte”.

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