AUTOFAGIA? Nihil sub sole novi!

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AUTOFAGIA? Nihil sub sole novi!

Finalmente la Scienza è arrivata a disvelare all’umanità, interpretandolo a livello cellulare, il millenario e occulto simbolo dell’UROBOROS!

 

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Nel ringraziare  il nostro affezionato utente guglielmo tell per la sua puntuale segnalazione, riportiamo dal Web:

“AUTOFAGIA: Dal greco, ”mangiare se stessi”, è un processo catabolico, uno dei meccanismi fondamentali della biologia alla base di malattie autoimmuni e degenerative che permette alle nostre cellule di riciclarsi e rinnovarsi. E’ come se le nostre cellule si ”autoriciclassero”: distruggono le loro componenti che sono diventate inutili e le trasportano al di fuori della loro membrana, giocando quindi un ruolo fondamentale nelle nostre difese. Da una parte questo meccanismo permette la pulizia della cellula (N.d.R. processo di purificazione?), dall’altro permette alla cellula di sostenersi in situazioni difficili (N.d.R. processo di prevenzione e/o auto-guarigione da squilibri e malattie?).

Il biologo giapponese Yoshinori Oshumi, insignito del Nobel per la Medicina 2016, è riuscito a osservare i dettagli di questo processo nel lievito usato per fare il pane.

Grazie al meccanismo dell’AUTOFAGIA  il nostro organismo è in grado di rigenerarsi continuamente. Di contro, come ha spiegato la giuria del Nobel nell’atto dell’annuncio della sua decisione di affidare il premio al medico giapponese, “Le mutazioni dei geni dell’autofagia possono provocare malattie e il processo autofagico è implicato in varie affezioni, come il cancro e le malattie neurologiche”.

Le prime evidenze di tale processo nel corpo umano furono osservate già negli anni Sessanta, ma è solo grazie alle approfondite ricerche di Yoshinori Ohsumi che se ne è compreso il meccanismo. Attraverso delle sperimentazioni sul lievito del pane, infatti, lo scienziato ha potuto svelare i dettagli dell’autofagia, la cui disfunzione può causare l’insorgenza di tumori, diabete e Parkinson”.”.

La direzione spera con questa segnalazione di incentivare in questo sito un costruttivo dibattito ermetico e scientifico insieme, invitando in particolare i vari medici esercenti che si celano fra gli utenti, a postare i loro contributi su un tema così all’avanguardia, e tutti gli studiosi e ricercatori del Vero ad esprimere e condividere le proprie idee ed esperienze in merito.

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27 Comments

  1. mandragola11 7 Dicembre 2016 al 20:47 - Rispondi

    Dimenticavo: mi incuriosisce anche approfondire il legame che viene nella tradizione popolare riconosciuto tra l’Immacolata e il digiuno, maggiormente, in considerazione dell’argomento interessante scaturito qui con l’apporto dei medici, quelli che sono i nessi eventuali con l’autofagia.

  2. mandragola11 7 Dicembre 2016 al 20:44 - Rispondi

    In occasione della festività dell’Immacolata Concezione mi son ricordata del post della Direzione di qualche anno fa.
    Ne consiglio fraternamente la lettura e/o rilettura al seguente link:
    https://www.kremmerz.it/8-dicembre-immacolata-concezione/

    Rileggerlo mi ha fatto ulteriormente riflettere sul valore e l’importanza della pratica rituale della purificazione ermetica, del lavorare su se stessi, sulla nostra salute, richiamando Colei che, unica Salus, ci rincuora mentre ci trasmuta ogni male nel bene, ogni dolore nella gioia.

    Buona Immacolata alla Direzione e a tutti gli Utenti del sito.

    • sannitica2011 9 Dicembre 2016 al 18:52 - Rispondi

      Una domanda interessante anche perché non sapevo di questo digiuno non molto reso noto e non so se da molti ancora seguito. L’Immacolata che si celebra l’8 dicembre anticipa e preannunzia il Natale o solstizio d’inverno e rinascita del sole bambino.Senza l’Immacolata non ci sarebbe questa rinascita. Il digiuno si dovrebbe fare alla vigilia dell’Immacolata e per lo più si dice trattarsi di un pasto a base di pane e di acqua. Questa tradizione religiosa e popolare mi sembra coerente, ma poco conosciuta.D’altra parte al giorno d’oggi la maggior parte delle cose sono asservite alla logica del commercio, della profanità e della mondanità. Aspetti questi ultimi – mi pare – contrari al significato che la Scienza Ermetica attribuisce al simbolo dell’Immacolata Concezione.

    • sal 10 Dicembre 2016 al 17:04 - Rispondi

      Tutti sanno che il giorno più breve – da alba a tramonto – corrisponde al solstizio invernale (momento in cui il sole è più vicino alla terra considerata da uno dei due emisferi). Meno noto è che il tramonto più precoce coincide invece con il periodo dove la tradizione popolare festeggia l’Immacolata Concezione e Santa Lucia. È facile verificare ad esempio come a Roma il Sole tramonti intorno alle 17,10 del pomeriggio per una durata di circa 10 giorni (gli antichi Saturnali) per poi ricominciare a tramontare di minuto in minuto più tardi.
      Per significare questo momento astronomico, la tradizione religiosa porta in processione bastoncini di lauro e candele (vedasi “Calendario” di Alfredo Cattabiani, una vera manna di informazioni in proposito) Il fuoco si conserva mediante le candele che simbolicamente rivestono la funzione di accumulatore come i rami di lauro che già cingevano il capo del dio Apollo. Analogicamente si tramanda la figura di Maria che accoglie nel proprio seno il Verbo dello Spirito Santo e nutre quella Luce fino a che nella mitica grotta diventa carne.
      Dalla Luce alla Materia.
      Le fiabe italiane di Italo Calvino riportavano un racconto secondo cui c’è un luogo – custodito dalla Morte -ove ogni candela accesa è una vita, programmata per durare il tempo del proprio stoppino e incessantemente consumata dal fuoco nel vento.
      Nell’usanza religiosa la candela è la nutrice che accompagna un desiderio, un auspicio, un’Idea.
      Così, nel simbolo della cera entro cui prende le mosse la Luce, Maria (o Miriam, Myriam per il Maestro Kremmmerz “tipo della più benefica divinità, pulcrissima Diana, incantevole Iside miracolosa, stato speciale di purificazione dello spirito umano sorgente di tutti i più meravigliosi portenti”) è la porta entro cui si perpetua la ciclicità della rinascita del Sole fatto uomo.
      (vedasi in questo sito https://www.kremmerz.it/la-concezione-immacolata-commentata-da-giuliano-kremmerz-2/ )

  3. gelsomino 3 Dicembre 2016 al 12:03 - Rispondi

    Parlando di diete e di digiuni mi è venuto spontaneo di pensare alle sensazioni provate sia sul piano fisico che mentale , durante i digiuni rituali. E ritengo che sia condivisibile da tutti il fatto che il regime alimentare influenzi in modo probante il nostro stato fisico nonché il nostro meccanismo mentale , inteso come flussi di pensieri , chiarezza intellettiva e capacità percettiva delle sensazioni esteriori. Il dibattito che si è svolto sul Blog mi ha aiutato , grazie alle competenze mediche messe a disposizione, a capire i meccanismi fisiologici che si attivano a seguito dello stimolo indotto dalla pausa nutritiva. Questo alternarsi di alimentazione e digiuno mi ha fatto anche pensare al concetto del ritmo ,che anche qui si ritrova, seguendo una legge che ovviamente mi sfugge.
    Mi è capitato anche di riflettere sul nutrimento in senso lato . Mi spiego meglio :ho ripreso in mano La Pietra Angolare Miriamica ed ho notato una grande differenza nella qualità del sonno se la sera, anziché guardare programmi televisivi prima di andare a letto , leggevo qualche pagina del libro. Evidentemente anche le immagini ed i pensieri ci nutrono ed un nutrimento più leggero , sottile , consono , più SANO fa il suo effetto sul sonno , momento importantissimo per ricollegarsi e ricaricarsi al magnetismo terrestre.

    • sal 4 Dicembre 2016 al 13:40 - Rispondi

      Condivido quanto espresso da Gelsomino. L’attenzione per il cervello è come la bocca per lo stomaco: fagocita elementi che poi elabora e – in qualche modo – archivia disfacendosi di quanto non ritiene (parola non casuale) utile. Quindi saper scegliere gli oggetti della nostra attenzione, anche in momenti del giorno che non necessariamente precedano il sonno, è importante quanto la scelta degli alimenti ma… presuppone già una sorta di ‘separazione’ interiore tra la mente che valuta, ragiona e decide e quella che il Maestro Kremmerz definiva ‘la nostra carcassa’. Quindi una distinzione tra il padre carcassa e il piccolo Mercurio-Ermete (in proposito vedasi su questo sito al link https://www.kremmerz.it/il-principio-vitale-e-la-terapeutica-ermetica/).
      Il percorso, semplice a dirsi, è arduo a realizzarsi e richiede l’allenamento costante alla consapevolezza e all’assunzione di responsabilità, note caratterizzanti del cammino iniziatico ortodosso in seno alla Tradizione della Schola ma poco affascinanti per la brama spicciola di realizzazione.
      L’educazione del sensi (di cui in questo sito al link https://www.kremmerz.it/leducazione-ermetica-dei-sensi-lalimentazione/) evidenzia appunto la necessità di sviluppare praticamente una capacità di gestione che normalmente per l’essere umano sociale si allinea alle convenzioni culturali e lavorative ma non all’intelligenza della propria operatività né al raggiungimento di una condizione determinata (fra l’altro impossibile a chi non abbia già sperimentato e, quindi, conosciuto).

  4. wiwa70 18 Novembre 2016 al 13:55 - Rispondi

    Sarà un caso ma ,in questo periodo ,pullulano notizie sulle scoperte della scienza medica, la quale non ha mai smesso di cercare tutto ciò che ci allungherebbe la vita a livello biologico! Infatti è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine, che la spermidina, una molecola associata alla crescita cellulare e sintesi proteica, appartenente alla classe delle poliammine, è stata protagonista di un’ importante ricerca, condotta a Parigi dall’equipe di G. Kroemer della Ligue Contre le Cancer che opera nella facoltà di medicina di Paris Descartes,in accordo con l’Università di Graz(Austria). Questa notizia aprirebbe uno scenario interessante su proprietà e ruolo specifico svolto dalla spermidina,detta anche ammina della Vita, finora non chiara. Essa sarebbe coinvolta nel processo metabolico cellulare,che porterebbe diversi benefici per coloro che consumano alcuni particolari alimenti: infatti, in primis,allungherebbe la vita, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari, ipertensione, specie per individui di sesso maschile, che sarebbero causa principale di decessi a livello mondiale degli ultimi anni. Questa particella si trova in formaggi stagionati,cereali integrali e verdura e soprattutto ne sono molto ricchi i legumi. L’indagine è stata condotta sui topolini con effetti cardioprotettivi ed aumento di funzionalità cardiaca in soggetti di età avanzata e poi successivamente esteso a 800 persone residenti nel comune di Brunico, che hanno condotto una dieta a base della preziosa ammina. Gli scienziati avevano già condotto, in precedenza, l’esperimento su animali più semplici come moscerini, lieviti e vermi. L’età matura dei topolini che hanno adottato questa dieta speciale ha trovato corrispondenza in quella più o meno di 45 anni umani, l’integrazione è avvenuta con l’aggiunta della suddetta sostanza all’acqua da cui essi si rifornivano. In un periodo in cui vengono fuori sempre più controindicazioni sui cibi che ingeriamo (vedi il tanto demonizzato olio di palma!!), la via d’uscita non potrebbe essere quella di diventare sempre più consapevoli di ciò che scientificamente viene dimostrato essere salutare per poi adattarlo ad una sperimentazione ad personam della nostra alimentazione, per trovare il nostro peculiare elisir di lunga vita?

  5. garrulo1 15 Novembre 2016 al 22:35 - Rispondi

    Azzeccatissimo il riferimento dell’ultima parte del post di Wiva del 10 novembre, circa i benefici terapeutici derivanti dall’accudimento del malato e quindi del suo totale coinvolgimento nell’intervento terapeutico, che pare aprire la strada al fattore Amore a cui tanto ci si raccomanda nella Terapeutica Ermetica. Lo stesso Maestro Kremmerz, ha fatto più volte menzione in vari scritti, dei miracoli provocati inconsapevolmente da mamme al capezzale dei propri figlioli, che inspiegabilmente hanno assistito al rinculare della malattia, fino alla decretazione, per “ignote cause” della guarigione finale. Ma anche nell’ultima riunione dell’Accademia Giuliana, durante il contatto in teleconferenza con l’Accademia Sebezia, è emerso, direttamente dalla testimonianza di una Sorella medico esercente, il potenziale effetto curativo dell’accudimento, che inevitabilmente coloro che ne fruiscono avvertono su sé stessi, portando l’esempio dei casi di parti prematuri, ove l’assistenza neonatale viene garantita da personale specializzato nella gestione del fattore umano, quindi che ad arte somministri all’infante coccole, toccamenti, parole amorevoli, e così via. In tali condizioni, vi sarebbero maggiori possibilità statistiche di sopravvivenza del bambino. Quasi un potenziamento guidato dell’Amore materno istintivo.
    Un caro saluto.

  6. wiwa70 10 Novembre 2016 al 12:45 - Rispondi

    Sempre a proposito di digiuno, argomento molto in auge in questo momento, specie negli ambienti scientifici,mi sono imbattuta in un articolo che parla della formula del digiuno detta “dieta che mima il digiuno” che nasce dalla ricerca del Prof. Longo, coordinatore e direttore dell’Istituto di Longevità della Università del Sud California e responsabile del programma di ricerca”Oncologia e Longevità” a Milano. La dieta è stata elaborata sullo studio condotto sulla popolazione dell’Ecuador, che vive nelle Ande, affetto da Sindrome di Laron(nanismo) e che sembra non prevedere geneticamente malattie come cancro e diabete e da qui si sta cercando la chiave di lettura per trovare una cura all’invecchiamento e alle malattie degenerative. La dieta consigliata anche dall’oncologo U. Veronesi, da fare solo sotto stretto controllo medico, consiste in un ciclo di 5 giorni ogni 3-6 mesi, mangiando in quei giorni determinati cibi prescritti specificamente. I benefici sarebbero grandi, con attivazione interna di cellule staminali e ravvio del sistema immunitario; non trattandosi di dieta ipocalorica, si manda l’organismo in carenza voluta di proteine e glucosio, in modo che l’organismo sia costretto ad attingere a risorse alternative sfruttandole in modo corretto. Gli effetti collaterali sono quelli classici da diminuzione calorica: mal di testa, stanchezza, debolezza ed è controindicato a donne in gravidanza e pazienti anoressici. In compenso i dati sono molto incoraggianti su allungamento della vita e riduzione di cancro e malattie. Infine Veronesi, recentemente scomparso, non ha dimenticato di aggiungere a tutto questo, alcuni ingredienti importante nella lotta contro il cancro: mangiare poco e bene, essere sempre molto attivi, e nella terapia oncologica accogliere, informare e fare del paziente il miglior alleato nella lotta contro la malattia…non ricorda qualcosa a proposito della Medicina Ermetica??

  7. eris 25 Ottobre 2016 al 08:18 - Rispondi

    con l’avvicinarsi della luna posto questo che potrebbe risultare interessante :Il SANGUE di BUE fresco è vietato in Italia ma ma si usa ancora il Sangue di Bue defibrinato (disidratato a bassa temperatura e ridotto in polvere fine)
    L’albumina di sangue è un chiarificante rapido, energico e molto conveniente per i vini giovani ed inoltre con il suo uso è possibile ammorbidire il gusto dei vini rossi astringenti.

    Collaggio del vino:
    operazione con la quale si eliminano le sostanze astringenti che intorbidiscono il vino, quali tannini, proteine e sostanze pectiche mediante l’uso di additivi. Durante questa pratica enologica al vino viene aggiunto un composto colloidale opposto a quello della sostanza che nel vino è causa di intorbidamento. La scelta del tipo di additivo dipende dal colore e dal tipo del vino e dal risultato che si vuole ottenere.
    Le due sostanze (quella del vino e quella aggiunta), avendo segno opposto, si attraggono reciprocamente, unendosi e precipitando.
    Un travaso e una filtrazione separeranno poi il deposito dal vino.
    Nel vino esistono colloidi a carica positiva e colloidi a carica negativa. Diventa pertanto necessario trovare colloidi del segno opposto per asportarli. I colloidi a carica positiva vengono “annullati” da bentonite, oppure dal caolino, dalla silice colloidale o dal tannino. Per asportare i colloidi a carica negativa (tannini), i collanti impiegati sono invece delle proteine: la colla di pesce (o ittiocolla), la caseina (o meglio caseinato potassico), l’albumina, la gelatina, il SANGUE DI BUE defibrinato e inoltre un tipo di silice colloidale avente carica positiva.
    La gomma arabica è adatta a prevenire ogni tipo di intorbidamento colloidale in quanto avvolge le singole particelle (micelle) di colloide e non ne consente la reciproca attrazione, evitando quindi la loro flocculazione e il deposito; si dice che la gomma arabica svolge azione di colloide – protettore.

  8. admin Kremmerz 22 Ottobre 2016 al 08:14 - Rispondi

    Riceviamo da un altro Fratello medico dell’Accademia Vergiliana:

    Ho avuto il piacere di conoscere direttamente il Prof. Bergamini in quanto è stato il mio professore di Patologia Generale e nelle sue lezioni Universitarie affrontava il tema dei meccanismi dell’invecchiamento cellulare e formulava le prime ipotesi sulla rigenerazione cellulare.
    I suoi studi sui benefici per la salute e la longevità, legati alla riduzione delle calorie della dieta ed al rapporto tra il tempo di introduzione degli alimenti ed il digiuno seguente, risultano intimamente collegati al fenomeno della Autofagia Cellulare presente in tutte le cellule eucariote comprese le nostre.
    Questo meccanismo di Autofagia, e per la precisione di Macroautofagia, si oppone all’azione dei radicali liberi, chimicamente instabili ed altamente reattivi, che sono sostanze prodotte inevitabilmente in seguito al normale metabolismo cellulare, alle infiammazioni, allo stress, all’inquinamento ecc. e risultano in grado di attaccare e danneggiare seriamente, se non efficacemente contrastati, le strutture stesse della cellula (come le macromolecole e gli organelli).
    La cellula, nei casi possibili, può evitare di soccombere accelerando il suo sistema di divisione (riproduzione), ma giungerà così più rapidamente alla condizione di senescenza (il numero di divisioni possibili è limitato) e quindi alla morte prematura.
    La Macroautofagia risulta un sistema di salvataggio per la cellula in cui dalle proteine danneggiate, tramite la proteolisi autofagica acida, si riciclano molti materiali da costruzione a scopo energetico o ricostruttivo e quindi le cellule, avendo riparato i danni ed essendo rinnovate nelle loro strutture fondamentali, possono rallentare il ritmo di divisione e vivere più a lungo.
    Il Professore ha sperimentato, su ratti gemelli, che quelli tenuti in restrizione calorica del 40% vivono molto più a lungo e sono più protetti dai tumori. Interessante è che questi ratti consumano tuto il cibo in meno di cinque ore per poi digiunare le seguenti 19 ore prima del nuovo pasto; in queste 19 ore attivano l’autofagia mentre nelle 5 ore di ipernutrizione ripianano le perdite.
    Le conclusioni di questi studi portano a diverse considerazioni e domande fra le quali:
    1)è l’alternarsi nel tempo di fasi di digiuno e di ipernutrizione che accelera il ricambio e favorisce il rinnovo cellulare e può essere aiutato da una scelta ottimale degli alimenti.(?)
    2)con un’alimentazione a piacere al termine della crescita i ratti divengono sempre meno sensibili all’attivazione dell’autofagia. (?)
    3)verrebbero meno le basi su cui poggiano alcune diete che prevedono piccoli pasti frequenti nelle 24h. (?)
    Stando al Professore, il “Peccato Originale” della specie umana è che si è evoluta badando soprattutto a crescere numericamente (ai suoi albori solo 1 individuo su 4 giungeva a riprodursi con successo) più che a mantenersi perfetta degradando e sostituendo le parti che via via si ammalavano; in altre parole, il dover raggiungere al più presto l’età della procreazione ha favorito il sottodimensionamento delle funzioni di un importante meccanismo degradativo e riparativo attivato dal digiuno: l’autofagia.

    In conclusione posso dire che questa stimolazione da parte delle Gerarchie della Schola ad approfondire il significato dell’Autofagia e del Digiuno partendo dai dati scientifici mi ha aiutato molto a comprendere la reale portata del Digiuno Lunare che compiamo ogni mese; inoltre ho trovato conferme a tutta una serie di osservazioni sperimentali sulla mia fisicità, e non solo, osservate nel corso degli anni.
    Un fraterno saluto a tutti. Sergius

  9. admin Kremmerz 19 Ottobre 2016 al 08:07 - Rispondi

    Riceviamo da un Fratello medico dell’Accademia Vergiliana quanto segue:

    L’autofagia è un meccanismo d’azione che avviene all’interno delle cellule scoperto oltre 40 anni fa osservando la degradazione di componenti della cellula stessa nel fegato di ratti dietro lo stimolo di un ormone antagonista dell’insulina, il glicogeno.
    Il meccanismo, non ancora del tutto chiarito a livello molecolare, inizia con l’isolamento e l’inclusione di elementi cellulari da eliminare mediante una membrana chiamata “fagoforo” che li avvolge come in una bolla di sapone formando l’“autofagosoma”, il quale accoppiandosi ad una struttura contenente enzimi litici, il “lisosoma”, forma l’ “autolisosoma” in cui gli elementi da eliminare vengono degradati nei loro costituenti di base. Questi a loro volta vengono quindi re-immessi all’interno della cellula che li riusa o per costituire nuove strutture o per trasformarli in energia. Così l’autofagia può essere immaginata come una sorta di “riciclaggio” in cui composti nocivi, vecchi o danneggiati vengono disgregati nei loro costituenti minimi con produzione di nuove basi e fonti di energia.
    Da studi recenti pare che ci sia anche una sorta di interazione tra la membrana avvolgente e le sostanze avvolte per cui vi sia un processo selettivo “dedicato” per il tipo di materiale da smaltire.
    Un deficit di questo processo gioca un ruolo importante nello sviluppo di malattie come il cancro, il diabete e malattie neurologiche come il morbo Parkinson e il morbo di Alzaymer.
    Nelle cellule di alcune malattie neurologiche o nel cancro si osservano ad esempio abnormi quantità di materiale non smaltito, in virtù della presenza di specifiche proteine che “soccorrono” i composti nocivi catturati dagli autofagosomi sottraendoli al processo di degradazione.
    L’autofagia, deputata alla pulizia e al mantenimento dell’integrità dei componenti delle cellule, è fortemente stimolata dal digiuno.
    Infatti nell’organismo c’è una sostanza che inibisce il processo dell’autofagia (chiamata in acronimo TOR) che si attiva a seguito di stimoli derivanti dai fattori di crescita, dall’insulina (prodotta proporzionalmente all’ingestione di cibo a base di zuccheri e carboidrati) e nei momenti di accumulo di energia. In definitiva quando l’organismo è in “fase anabolica”, ovvero di sviluppo o di accumulo (anabolizzanti famosi sono ad esempio gli integratori utilizzati dai body builders per favorire lo sviluppo muscolare) la TOR si attiva e l’autofagia è inibita.
    Al contrario, in condizioni di digiuno o di ipossia (carenza di ossigeno nelle cellule ad es. nei momenti di stress), quando l’organismo è in periodo di carenza, cosiddetta “fase catabolica”, viene liberato l’ormone antagonista dell’insulina, il glucagone, deputato a smantellare le riserve di zuccheri accumulatesi soprattutto nel fegato, la TOR viene inibita e l’autofagia attivata.
    Recentemente hanno fatto scalpore studi, in particolare del Prof. Longo dell’Università della California, che hanno dimostrato come tre giorni di digiuno possono rigenerare l’intero sistema immunitario. Secondo questi studi il digiuno può essere particolarmente utile negli anziani o in pazienti affetti da cancro e sottoposti a chemioterapia. In questi casi infatti il digiuno spinge il sistema immunitario dell’organismo a liberarsi di cellule vecchie, danneggiate o inefficienti e induce le cellule staminali a produrre cellule immunitarie nuove.
    L’équipe del Prof. E. Bergamini (Pisa) ha scoperto che l’autofagia viene normalmente indotta in modo lieve durante le prime 24 ore di digiuno (una forma di restrizione calorica a breve termine ) degli animali (ratti da laboratorio) prevalentemente negli organi interni (quali il fegato), ma viene soppressa totalmente nel periodo immediatamente successivo ai pasti.
    Tende comunque ad affievolirsi naturalmente all’avanzare dell’età degli animali (forse per il progressivo inevitabile accumulo di danni da stress ossidativo), ma essa può essere intensificata notevolmente anche negli animali più anziani attraverso l’uso (accoppiato al digiuno ) di farmaci particolari detti antilipolitici, in grado di bloccare la liberazione di grassi nel sangue (a scopo energetico) dal tessuto adiposo. Roditori trattati farmacologicamente in tal modo sono risultati molto meno soggetti alle patologie età-correlate (problemi cardio-vascolari, diabete, tumori) rispetto agli animali della stessa età non trattati che continuavano a nutrirsi a volontà (i controlli). Le prime sperimentazioni del metodo sono partite anche su volontari umani e, a dire dello stesso Bergamini, mostrano risultati molto incoraggianti. 
    Anche se le cause dei miglioramenti della salute dovuti al diminuire la dieta non sono ancora pienamente compresi, molti ricercatori avevano ipotizzato che fosse dovuto ad una riduzione a lungo termine delle calorie. Il nuovo studio di Mark Mattson e colleghi al National Insititute on Aging ha trovato, invece, eguali benefici anche per i topi che mangiavano a giorni alterni anche se in totale non avevano ridotto le calorie, poiché mangiavano il doppio nei giorni in cui non digiunavano. Mattson ha detto che uno studio è in fase di sviluppo per testare gli effetti del digiuno sulle persone.
    Pare quindi che non tanto una dieta ipocalorica ma piuttosto il digiuno induca effetti benefici con modalità ancora in fase di studio di cui l’autofagia rappresenta al momento uno dei principali meccanismi d’azione.

    • M_rosa 19 Ottobre 2016 al 12:56 - Rispondi

      Ecco che facciamo un altro passo avanti sulla comprensione del meccanismo dell’autofagia “cosciente”: per reinglobare in se le parti dannose/inutili, occorre scomporle nei loro elementi più semplici.
      Dunque non si tratta di inglobare tout court gli elementi dannosi, ma di seguire un preciso procedimento: prima isolarli dagli altri, poi attraverso un certo meccanismo, scomporli negli elementi di base e, solo a quel punto, reimmetterli all’interno dell’organismo (o cellula che sia) che li usa come energia nel suo ciclo di vita, dunque autofagia è una auto alimentazione ma non degli elementi grezzi (mi viene in mente l’urofagia) bensì di quegli elementi purificati, attraverso un processo di desovrastrutturazione degli elementi accessori, inutili o “finti” Ora bisognerebbe capire per bene come avviene questa trasformazione, forse prendere spunto dal processo di distillazione nell’alambicco ci potrebbe aiutare

      • M_rosa 19 Ottobre 2016 al 12:58 - Rispondi

        Errata corrige: ci potrebbe aiutare?

    • sannitica2011 19 Ottobre 2016 al 14:15 - Rispondi

      Le precisazioni del fratello medico della Vergiliana sono davvero graditissime ed utili perché hanno chiarito alcuni aspetti che non mi erano prima chiari. Primo fra tutti il problema dell’eliminazione delle parti deteriorate nel processo dell’autofagia. Particolare di fondamentale importanza. Se “gli elementi da eliminare vengono degradati nei loro costituenti di base”, e poi riutilizzati dalla cellula in questo stato non nocivo, per costituire nuove strutture o quale fonte di energia, capisco sul piano dell’analogia molto meglio il processo di purificazione di cui tanto si parla nel percorso evolutivo. Infatti ci si poteva chiedere dove va a finire quel “tot” di nostre impurità-squilibri (in senso lato) che attraverso riti, azioni, intenzioni, ecc. si cerca di sublimare? Ora è più chiaro: come nella cellula, le impurità sono digerite e ridotte in uno stato neutro, poi riutilizzate come energia finalizzata al compimento dell’iter evolutivo. Le risorse dell’organismo umano sono una fonte di meraviglia. Vedo con più concretezza e tangibilità il fatto che i Maestri della Schola richiamino sempre la nostra attenzione sui poteri integrali dell’organismo umano e della materia.

    • coralreef 19 Ottobre 2016 al 16:13 - Rispondi

      A proposito della relazione tra cancro e digiuno ricordo il caso di un farmacista il quale, affetto da un tumore che lo stava divorando e non avendo ormai più nulla da perdere, aveva iniziato a digiunare “perché le cellule tumorali sono più voraci delle altre e moriranno prima loro”. Ebbene il signore in questione alla fine aveva avuto ragione della sua malattia: il cancro era regredito sino a sparire e lui era sopravvissuto.
      Trovo qui oggi la spiegazione scientifica di quel ‘miracolo’ e mi domando quante altre cose potremmo scoprire considerando che fra le tante azioni terapeutiche possibili, spesso, c’è anche il NON FARE e non solo il FARE.
      In tal senso, farsi delle domande su quanto tramandato dalla tradizione ermetica senza farsi inquinare dalla paccottiglia mistica può essere illuminante.

    • seppiolina74 20 Ottobre 2016 al 17:25 - Rispondi

      E’ stato osservato scientificamente, mi sembra di capire, che anche se i topi digiunavano a giorni alterni, quindi facendo delle pause, ottenevano uguali benefici sulla salute. MI chiedo se anche il diguino lunare che ogni mese facciamo e che si ripete ciclicamente, magari però protratto per tanti anni, possa apportare lo stesso tipo di beneficio sull’organismo anche se “cadenzato” su un più ampio lasso di tempo. Insomma mi piacerebbe sapere se aumentando la pausa tra un diguino e l’altro , ma “richiamando ” il processo autofagico moltissime volte ( anni), il risultato non cambi, creando come uan sorta di “memoria” a livello cellulare. Chissà?? Un sentito Grazie ai fratelli medici

    • wiwa70 21 Ottobre 2016 al 16:19 - Rispondi

      Ringrazio per la utile integrazione dei Fratelli medici che aiuta tutti a fare chiarezza sul meccanismo autofagico dell’organismo vivente e ci potrà magari permettere di capire sempre meglio i meccanismi ermetici della Vita, mettendoli in relazione con la nostra pratica sperimentale.
      Ritengo che la Scienza sia base necessaria e fondamentale nella comprensione della Scienza Ermetica, le quali si possono integrare e “sposare”magnificamente e se questo “matrimonio”riuscisse ci potrebbe essere uno scambio proficuo fra entrambe, laddove una fosse in grado di donare la Tradizione Millenaria di Conoscenza del Vero, l’altra potrebbe offrire una metodologia di lavoro che prevede apertura mentale, sperimentazione verificabile,perseveranza nella ricerca che dovrebbe essere patrimonio di ogni ricercatore della Verità. Tornando a noi,ricapitolando, se ho capito bene, l’organismo scompone ciò che serve che verrà riutilizzato e ciò che non serve lo “ricicla” per produrre energia? Invece ciò che è tossico o inutile all’organismo e cioè le scorie di questo processo energetico verrebbe eliminato dagli organi preposti che fanno da filtro nel corpo (reni, fegato,colon ecc.)attraverso urine, sudore e così via? Molto interessante,ancora tutto da approfondire, è il digiuno in chiave medica, è noto infatti che coloro che per vari motivi, hanno condotto un’alimentazione molto parca nella propria vita, sono vissuti più a lungo e meglio e ciò presenta notevoli analogie, dal punto di vista della pratica ermetica? Il digiuno sembra essere un concetto più ampio,oltre a quello lunare , ci viene suggerito,infatti, di essere morigeratissimi in ogni settore, nell’alimentazione come in altri campi della vita quotidiana…quindi la regola indicata dai nostri Maestri non sarebbe solo una norma prescrittiva ma ha una diretta corrispondenza con le leggi della Vita?Ad Essi va il mio ringraziamento, poichè ci spingono a far entrare “nella carne” la nostra sperimentazione, guidandoci sempre più verso un approccio lontano da misticismi o astrattismi teorici.

  10. Buteo 18 Ottobre 2016 al 19:25 - Rispondi

    Risale agli anni ’50 la scoperta, nella cellula eucariote, di “organuli cellulari” (lisosomi), la cui attività consiste nell’inglobare e trasportare materiale sia extracellulare, situato cioè fuori dalla cellula, sia di pertinenza della cellula stessa, destinato alla degradazione e trasformazione. La scoperta è valsa il premio Nobel per la Medicina nel 1974 a Christian de Duve. È lo stesso scienziato a coniare il termine “autofagia”, quando il processo coinvolga porzioni della cellula stessa e “autofagosomi” gli organuli a questa funzione deputati.
    Alla fine degli anni ‘80 Y.Ōsumi concentra la propria ricerca sul lievito Saccharomyces, noto fin dall’antichità per la panificazione e la produzione di birra e di vino. Appartenente al regno dei funghi, è uno dei microrganismi unicellulari più utilizzati in biologia perché facilmente coltivabile in vitro e perché, essendo cellula eucariote, come lo sono le cellule di piante e di animali, fornisce un ottimo modello nello studio della cellula umana. Se riuscirà a dimostrare, nella cellula di Saccharomyces, la presenza di autofagosomi, non visibili ai microscopi in uso, avrà a disposizione il materiale ideale su cui avviare la successiva ricerca genetica.
    E Osumi riesce nell’impresa, evidenziando in primis la loro presenza nella cellula del lievito, e ottenendo, successivamente, di identificare e caratterizzare i geni coinvolti nel processo di autofagocitosi.
    L’importanza della scoperta consiste proprio nell’aver dimostrato che l’attività autofagica è geneticamente controllata, e che si attiva o per la necessità della cellula di ‘riaggiustare’ il proprio materiale strutturale/enzimatico o perché virus o batteri, o parti di essi, sono stati inglobati nella cellula e devono essere demoliti, o quando occorra produrre energia per mancato apporto di sostanze ‘nutritive’ dall’esterno.
    Egli dimostra che l’autofagia s’innesca con l’attivazione sequenziale delle proteine atte allo scopo e si arresta se i geni coinvolti nel processo sono inattivati. In questo caso, il materiale intracellulare ‘deteriorato’ non può essere riparato e il materiale autofagocitato, che non può essere demolito né per il riutilizzo, né per la produzione di energia, si accumula all’interno della cellula. Se, in un organismo pluricellulare, la situazione di blocco si protrae per un tempo sufficiente e coinvolge un numero sufficiente di cellule, si manifestano malattie cosiddette da accumulo (genetiche o degenerative), diabete, tumori, patologie dell’invecchiamento.
    La scoperta di Osumi ha aperto la strada alle ricerche per produrre farmaci che possano intervenire sui processi di autofagia e sulle conseguenti patologie correlate. Quanto tempo occorrerà non è dato sapere, ma verosimilmente la strada sarà lunga, laddove la medicina ermetica agisce da tempo immemore, proprio perché ha la facoltà di intervenire nel ripristino di quelle funzioni, che ora, poco a poco e con studi lunghi e impegnativi, la scienza medica ci viene svelando.

  11. Accademia Pitagora 18 Ottobre 2016 al 00:08 - Rispondi

    Si è svolta domenica 16 ottobre la nostra riunione mensile, che ancora una volta si è rivelata proficua, ricca di partecipazione di tutti i presenti. Abbiamo trattato di terapeutica e di strumenti per prevenire l’influenza. Dal nostro sito istituzionale abbiamo in seguito letto e commentato l’articolo sull’autofagia, riconoscendo come le attuali scoperte non facciano che rivalutare le antiche acquisizioni della Tradizione. E’ stato ribadito l’opportunità di cibarsi consapevolmente e secondo le necessità, dando all’organismo, come affermava Pitagora, l’opportunità di osservare pause sufficientemente lunghe per permettere l’esplicazione del buon funzionamento cellulare e quindi nel suo complesso. Ci siamo video collegati con l’Accademia Sebezia e abbiamo appreso che è stato trattato lo stesso argomento, abbiamo quindi condiviso lo stato dei lavori sviluppati nel corso di ciascuna riunione. Infine, è proseguito lo studio del Timbro dell’Accademia Porfiriana, prospettando varie ipotesi sui suoi contenuti sotto diversi profili scientifici.

  12. mandragola11 11 Ottobre 2016 al 21:02 - Rispondi

    La scoperta del meccanismo dell’autofagia è avvenuta osservando il lievito del pane, quel lievito che nella tradizione iniziatica è analogicamente richiamato al “lievito spirituale”. Pensiamo all’iconografia del pane presso i popoli italici, in particolare gli Umbri che tuttora hanno un tipo di pane denominato ruota, in forma di anello che sembra schematizzare lo stesso uroboro. “Pane” ritorna nelle parole di Kremmerz: “gli alchimisti molto si servirono di soggetti e di simboli biblici in secoli nei quali il pane non doveva essere chiamato pane. La scienza allora non era libera, come oggi, di esporre le sue verità conquistate, senza temere né tratti di corde, né roghi, né fastidi.” La scienza infattti pian piano espone le sue riconquiste come se fossero una scoperta, e giustamente la Direzione sottolinea che nihil sub sole novi! Il sole stesso è un centro col serpente attorno. Al sole il serpente si ferma e si fissa arrotandosi su se stesso. Fissato dal sole/fuoco si mostra l’uroboros, la materia autofagicamente purificata e digerita, iconograficamente rappresentata anche dal disco soli-lunare dell’ostia cristiana, eco del più arcaico pane e corpo dell’intelligenza della Natura, anticamente rappresentata dal Grande Pane, il dio delle foreste e delle montagne e come dice il Maestro, anche della profondità delle grotte.

  13. sal 9 Ottobre 2016 al 16:17 - Rispondi

    Questo tema mi ricorda la figura mitologica di Prometeo. L’eroe (termine che Kremmerz ne la Scienza dei Magi Vol. 1 pag. 121 ricorda provenire da Eros, fuoco di amore) l’eroe dunque si provvede di un bastone che utilizza a mo’ di torcia, e sottrae agli dei il fuoco che Elios-Sole fa girare col suo carro.
    Lo stesso Prometeo già aveva sottratto dallo scrigno di Atena l’intelligenza e la memoria ma, dopo questo ulteriore furto, Zeus lo punisce per aver dato agli uomini (immaturi?) ciò che apparteneva agli dei. Ci vorrà Ercole, con la sua forza tenace e la sua freccia ben direzionata, perché Prometeo sia liberato dalla punizione di un’aquila che continuamente gli mangia un fegato che poi ricresce.
    Ora, cosa c’entra tutto ciò con l’autofagia?
    Ebbene, partiamo dal fuoco: esiste un principio vitale ‘igneo’, una sorta di fuoco che porta il pane a lievitare, gli innamorati a cercarsi, il corpo umano a bruciare il nutrimento trasformato in calorie.
    Esiste una memoria: della cellula, che sa quale forma andare a riproporre; del cervello, che utilizza i ricordi per tracciare una linea di comportamento; del corpo umano, che cerca alimento per il proprio io…: dalla carne alla persona.
    Esiste una intelligenza: della materia, per cui all’idea di una sostanza corrisponde una determinata disposizione di atomi; dell’essere vivente, per cui a un bisogno corrisponde la memoria meccanica della sua compensazione; dell’essere umano, per cui in base alla propria immaginazione del bisogno futuro corrisponde la ricerca di quanto lo compenserà.
    Le malattie del ricambio e i tumori sono patologie in cui si è guastato il processo che porta a eliminare quanto non serve, processo che coincide con quello che porta a trattenere l’inutile a discapito dell’utile. Infatti il processo autofagico di un organismo sano è costantemente agganciato al servizio dell’organismo stesso in una costante interazione fra tutte le sue componenti. (Nella società odierna va da sé che non è così e il cerchio è diventato una linea di crescita infinita quanto impossibile e assurda).
    Compreso il meccanismo, oggi anche a livello scientifico, la domanda cui ricondurre il tutto è: ‘a che pro’?
    Gli uomini cui Prometeo dà la scintilla di Zeus sono infatti immaturi in quanto non possiedono la forza e la tenacia per dare una direzione alla loro intelligenza. ‘Non ha senso’, quindi non ha scopo, la memoria fine a sé stessa: diventa libidine, golosità, avidità vaga. Diventa patologia come ci insegnano le cellule impazzite delle varie affezioni.
    L’educazione ermetica è eroica: fatalmente eroica. Quindi un ardore sottomesso alla legge di causa ed effetto entro cui si può inserire il determinismo consapevole.
    Il fuoco che spinge gli innamorati a cercarsi è lo stesso che li porta a rifare la propria memoria riconducendo ogni ricordo al senso del loro incontro. Il fuoco che spinge il numero della catena, quando la sua tensione verso il centro è diventata insopprimibile, lo spinge a riconsiderare la propria vita alla luce del significato nuovo che lo sprona dal profondo. Ed è in quest’ottica che rivisita la propria terra, il famoso V.I.T.R.I.O.L.V.M. degli alchimisti acronimo di Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam cioè “Visita l’interno della terra e rettificando troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”.
    Dunque la vera medicina non solo è autofagia, cioè nutrirsi – del cibo o della propria memoria sustanziata – ma autofagia al servizio di una unità: dell’organo, dell’organismo, di un’Idea, in un crescendo di Ordini di grandezza (UNITA’ che tutto in sé contiene…).
    Nel “Prometeo liberato” il mito narra come alla fine l’eroe accetti l’autorità di Zeus e quindi di asservire il fuoco, l’intelligenza e la memoria al Sommo Bene. Ed è in questa accettazione che l’eroe Prometeo-Ercole può accedere all’immortalità: che è identificazione divina.

    • wiwa70 10 Ottobre 2016 al 14:29 - Rispondi

      Molto bella l’immagine del fuoco d’Amore di Sal, che è quello che consente la vita nei nostri processi metabolici ma anche ci fa arrossire quando ci emozioniamo, il quale, se finalizzato, può portare ad un’applicazione benefica per tutta l’umanità, come in questo caso…è sempre entusiasmante sapere che un Uomo si è avvicinato ad una Verità così importante e in attesa di trovare “pezze d’appoggio” medico-scientifiche, di chi non ne capisce nulla, per osare un’interpretazione in chiave ermetica, al mio livello, molto terra-terra,mi ha colpito intanto che il futuro premio Nobel della medicina, per arrivare a capire, non ha dovuto squartare cavie ma ha osservato semplicemente(si fa per dire!!)un processo chimico presente in Natura, che molte analogie ha con l’Uomo e la Vita in generale:la lievitazione del pane! Forse che la Comunità Internazionale Scientifica sta intuendo che la Chiave della Vita è globale e la possiamo utilizzare a tutto tondo (soltanto!) applicando la legge delle analogie come Kremmerz ha indicato in un secolo di Schola?! In ogni caso, questa scoperta messa in rilievo dalla Direzione,che ringrazio ancora, mi ha suscitato tanti interrogativi e tornando al Fuoco d’Amore suddetto, mi sono chiesta se tutto ciò che è fuoco e calore, produce energie e necessariamente scorie da eliminare, la prima forma di auto-nutrimento prevede l’introiezione di ossigeno, il quale permette tutte le funzioni metaboliche, grazie al sangue arterioso(ossigenato) e poi da qui la produzione di anidride carbonica che emettiamo poi nell’aria come scarto continuamente,(a proposito di auto-purificazione) così avviene nel pane, che da quel poco che ho capito, funziona analogamente: è l’ossigeno che, unendosi ad acqua e farina, produce la proliferazione batterica e sintesi zuccherina, causa di fermentazione (così come il mosto del vino del resto) e di produzione di anidride carbonica come scarto,al caldo e al coperto… questo nel macro…ma nel micro come funziona la cellula e quale parte avranno i mitocondri, che fungono da polmoni, addetti quindi alla funzione respiratoria, nelle funzioni di auto-pulizia cellulare? Nella panificazione ad un tratto si usa il termine “autolisi” che auto-regolamenta la proliferazione batterica…mi ha ricordato molto il nostro sistema immunitario, situato nell’intestino, grazie alla presenza di batteri “buoni”che ci consentono di combattere le malattie, e nel cervello ancora, affine all’intestino, questa pulizia cellulare avviene di notte, nel sonno,( al caldo e al coperto!!!),attraverso la produzione di liquidi che eliminano le scorie e se questo processo si mantiene sano, ciò permetterà di non ammalarsi di malattie degenerative cerebrali. Mi chiedevo quindi, se questo analogicamente può avere un parallelismo a livello della singola cellula? E infine, una considerazione a latere, ma neanche tanto, è che tutto in Natura sembrerebbe rispondere ad un criterio autofagico/risanatore e cioè ciò che scartiamo come anidride carbonica va a nutrire il mondo vegetale che ci dona contemporaneamente come elemento di “scarto”, l’ossigeno indispensabile alla nostra vita…quasi che la Natura, non facendo mai niente di inutile, recuperasse ogni elemento a 360°, secondo ciò che in parte la legge chimica di Lavoiser attestava “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, recuperando ciò che a noi ermeticamente interessa e cioè torniamo al moto ciclico del serpente e al Moto perpetuo Vitale Rigeneratore per cui si recita “Sole dei Soli, che cangia l’arena in diamante, la terra in fiore, la crisalide in farfalla, l’oscura notte in aurora lucente”. Come a dire…posso rinascere dalle mie stesse ceneri?! Buona Ricerca a tutti!

    • mandragola11 11 Ottobre 2016 al 21:09 - Rispondi

      Molto interessanti le vostre riflessioni.
      La scienza umana riconquista un tassello e così si oggettiva nella coscienza il senso reale di una sacralità e di una componente divina che l’educazione modellata sulle esigenze sociali ci hanno fatto dimenticare e forse perdere: ma come abbiamo potuto perdendo il contatto con l’intima nostra biologia, dimenticare chi siamo?

  14. M_rosa 5 Ottobre 2016 al 19:55 - Rispondi

    Avevo già visitato il sito indicatoci da Guglielmo tell, e avevo trovato la scoperta interessante ma, devo dire che solo leggendo il post della direzione mi si sono aperti gli occhi, quindi innanzitutto, e per l’ennesima volta, grazie.
    Certamente per noi che seguiamo le pratiche evolutive tramandateci dal Maestro Kremmerz, il concetto di auto purificazione novità non è, però ora sono riuscita a riportarla in un’ottica di concretezza. D’altro canto se è vero l’assioma ermetico per cui ciò che è in alto e come ciò che è in basso, tale scoperta deve per forza riverberarsi nella funzionalità dell’individuo in tutti i suoi piani. Dunque, mi sono chiesta, come utilizzarla nel nostro personale e pur collettivo percorso di Purificazione? (Mi perdonino i nostri lettori se riporto sempre tutto a un piano terra terra di estrema praticità, ma d’altronde fino a quando non avremo sanato il nostro Saturno ogni volo può essere solo Pindarico!)
    Se ho ben capito la cellula per sopravvivere mangia se stessa espellendo le parti inutili o dannose al di fuori di se (oltre la sua membrana cellulare) è giusto? Ciò’ mi porta alla seguente considerazione: visto che ognuno di noi ha delle parti dannose, malate, o semplicemente inutili, che danneggiano il proprio equilibrio omeostatico, e che nonostante i tanti sforzi non riusciamo ad eliminare, magari potremmo fare come la cellula, accettarle, inglobarle in noi affinché vengano naturalmente “digerite” con la conseguente eliminazione di ciò che è veramente dannoso per il nostro benessere.
    Beh! Adesso vi lascio vado a riflettere un po’ su cosa mi tocca mangiare!!!

  15. garrulo1 5 Ottobre 2016 al 18:21 - Rispondi

    Credo di portata enorme lo stimolo offerto dalla Direzione del Blog, in relazione ai contenuti concernenti l’assegnazione del Nobel per la Medicina, ed il successivo rimando di Guglielmo tell al sito dell’Huffington post nell’articolo relativo al vincitore di quest’anno. Letto quanto contenuto nell’articolo in questione, emerge che questo scienziato ha affermato un principio, con basi scientifiche oggetto di test sperimentali, che già in medicina si conosceva, ma che probabilmente prima, mai nessuno era riuscito a mettere a fuoco in modo oggettivo come ha fatto Yoshinori Ohsumi. Il fondamento in questione è quello dell’auotofagia cellulare, un meccanismo di base della biologia delle cellule, che consente alle singole unità di autoeliminarsi in una costante operazione di continuo rinnovo dell’intero impianto cellulare, cioè dell’organismo nel suo insieme, eliminando, secondo un programma prestabilito, le parti dannose oppure inutili. Un funzionamento distonico di tale meccanismo, che, dotato di intelligenza intrinseca finalizzata, inizia a livello fetale ed accompagna ogni singolo essere fino alla fase finale dell’esistenza, può determinare in particolare, l’insorgenza di patologie tumorali, morbi di diversa portata, oppure diabete, patologia quest’ultima, definita espressamente dal Maestro Kremmerz quale “malattia del ricambio”, di natura estremamente silente. Il meccanismo in questione, vero e proprio procedimento di autodecomposizione, è una vera e propria forma di cannibalismo utile alla vita dell’intero organismo, garantendo un costante equilibrio tra costruzione e distruzione. Di conseguenza, assume vitale importanza, individuare i macrofattori che sembrano regolare il processo dell’invecchiamento, e cioè una determinata predisposizione genetica in combinato disposto a fattori esterni quali modus vivendi, alimentazione, stress inoculation e via di questo passo, con l’obiettivo, di là a venire, di una esatta mappatura dei fattori in gioco. Ma vi è di più: l’equipe del Prof. Bergamini, nel merito, ha attenzionato un particolare fattore: roditori da laboratorio, sottoposti a restrizione alimentare, hanno manifestato maggior salute, immunocompetenza e longevità rispetto a conspecifici, nutriti con “lauti pasti”. Quindi, pare proprio che il meccanismo del digiuno, funga da stimolo ad una equilibrata autofagia, in quanto, la cd. macroautofagia cellulare si innescherebbe prepotentemente se lontano dai pasti, rallentando, di molto, a stomaco pieno. Stessa cosa, vale anche in caso di invasione virulenta e/o batterica: probabilmente, in caso di infezione, l’imput che parte è analogo a quello in presenza della carenza calorica, per cui scatta la modalità di autoattacco funzionale alla riparazione.
    Forse, tale meccanismo era già noto nei secoli ai praticanti della Via Iniziatica, in quanto i digiuni rituali sono comuni a molte tradizioni. Lo stesso simbolo del Pellicano Sacro, di cui l’iconografia cattolica ne ha fatta l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo, forse per il fatto che i pellicani adulti pare inclinino il becco verso il petto, per dare da mangiare alla prole i pesci che trasportano nella sacca, inducendo la credenza che i genitori si lacerino il torace al fine di nutrire i piccoli col loro stesso sangue, al punto da diventare immagine di carità. Ma alla fine, il culmine della Grande Opera, non è poi quell’Araba Fenice (che vi sia lo si dice…..), che risorge dalle sue ceneri (ove sia …allora si sa!!!), per involarsi infine in formula immortale, parrebbe l’esaltazione all’ennesima potenza del processo di macroautofagia. In definitiva, mi viene in mente che, il progressivo corso Ortodossamente guidato sulla strada dell’Opera da compiersi, vada a modificare, con criterio di specifica progressione, proprio il DNA degli Esseri in cammino, in quanto, credo, l’unico modo per purificare la materia, dallo spesso al sottile, potrebbe proprio passare da una modifica strutturale, con finalità funzionale, dell’impianto biogenetico soggettivo, alla base della regolazione della vita in tutte le sue manifestazioni. Infine, una cosa a cui non avevo pensato in primis, ma che compare con iconografia nell’apertura del Blog della Direzione, è la riflessione sul simbolo occulto e millenario dell’Uroboros, che, per quanto ne ho compreso, ora la Scienza ufficiale si è incaricata di dimostrarne in laboratorio il meccanismo del rinnovamento cellulare, che a tutti gli effetti si basa su di un effettivo circuito di autofagocitazione.
    Un caro saluto a tutti.

    • Shedyet 13 Ottobre 2016 al 22:39 - Rispondi

      Da INTERNET leggo:
      PELLICANO…
      Simbolo … col sacrificio di sé redime l’umanità (dalla credenza che la femmina dell’uccello si laceri il petto per nutrire i piccoli).
      2.
      In passato, per analogia con la forma del becco, nome di una specie di vaso o storta per la distillazione o anche di un uncino per l’estrazione dei denti.
      Origine
      Dal lat. pelecanum, dal gr. pelekán -ânos, der. di pélekys ‘ascia’, con allusione alla forma del becco •sec. XIII.

      Ora, mi domando: possibile che alluda solo al meccanismo della cellula (cui la nostra coscienza non partecipa) ? Non potrebbe invece riferirsi a una operatività VOLONTARIA esattamente come quella per cui si dà da mangiare ai propri figli in quanto carne della propria carne e proiezione nel futuro della nostra stessa essenza?

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